Home categorieCultura Teatro, visto per voi: la recensione di “Open” di Daniel Ezralow

Teatro, visto per voi: la recensione di “Open” di Daniel Ezralow

da Redazione

Portato in scena al teatro Novelli di Rimini, lo spettacolo è un’apertura fresca e convincente, senza fine, verso il mondo di concepire la danza.

 

di Alessandro Carli

 

RIMINI – E’ un lavoro interessante, che spinge sui registri comici, l’apertura (“Open”) che Daniel Ezralow fa (e che ha portato al teatro Novelli di Rimini domenica 18 novembre) alle coreografie della sua creatività. Pastiche di lavori spesso senza un fil rouge (fortunatamente), improntati su una forte mascolinità dei danzatori e delle danzatrici, sempre lontana da ogni rischio di checcheggiamento: qui gli artisti sono corpi, belli, che si muovono (è questa la danza), che si sfiorano, si alzano sulle punte, giocano con le note, cozzano, si scontrano, si cullano.

Poco più di un’ora di mise en scene, messa in piedi attraverso un sapiente utilizzo di video, che proiettano immagini sui pannelli posizionati alternativamente sul boccascena e sul fondale. Tra i “quadri” più incisivi, le azioni corali: divertente il matrimonio che si trasforma in ring (qui Daniel Ezralow spinge sull’acceleratore, toccando registri quasi surreali, che portano il pubblico alla risata), così come la scelta di ambientare due piccoli “attimi” in una palestra fornita di cyclette (l’azione della dinamo produce energia elettrica. Forse troppa però: alla fine, la scena esplode) e in una biblioteca, luogo da ramazzare con le scope. Le tonalità più intimistiche – gli assoli, i dialoghi a due – toccano meno le corde di Ezralow: le azioni agli occhi risultano sempre incantevoli, ma prive di quel sorriso del gatto del Cheshire, di quel grin, di quel guizzo di genialità. Ma sono nugae, per dirla alla Catullo: cose di poco conto. Questo “Open” è un’apertura fresca e convincente, senza fine, verso il mondo di concepire la danza.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento