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San Marino, festa dell’amicizia: le parole del segretario PDCS Marco Gatti

da Redazione

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Nel lungo intervento del segretario Marco Gatti, spazio anche alla stringente attualità e ai difficili rapporti con l’Italia: “Uscire dalla black list italiana non è più derogabile”.

 

 

Nel lungo intervento del segretario Marco Gatti, spazio anche alla stringente attualità e ai difficili rapporti con l’Italia: “Uscire dalla black-list italiana non è più derogabile”.

 

Amiche ed amici, mi preme, in premessa di questo mio riferimento politico, ringraziare tutti Voi della partecipazione alla 38° edizione della Festa dell’Amicizia e ringraziare le Sezioni di Serravalle/Falciano/Dogana, il Comitato promotore e tutti i volontari che con la loro dedizione e con un grande spirito di servizio, ci hanno consentito di trascorre, anche quest’anno, 4 giorni di incontro in amicizia, beneficiando di un’ottima gastronomia, di spettacoli e di dibattiti politici.

Ringraziamoli tutti con un caloroso applauso.

Sono onorato di questo mio primo intervento, quale Segretario Generale, alla Festa dell’amicizia di fronte ad una platea numerosa, una platea di amici, ma anche una platea attenta e critica.

Credo sia giusto partire da alcune considerazioni sul Partito, sul valore che ancora oggi il PDCS è per il Paese e sulla valenza di questo progetto politico che non è ne tramontato ne vacillante.

La partecipazione in questi 4 giorni ne è la testimonianza.

Un Partito, il nostro, che è nato, si è alimentato e continua ad alimentarsi dalla gente, dalle Sezioni locali, dalla base come amava chiamarla Clara Boscaglia.

Un Partito che trae le ragioni della propria esistenza nel rispetto delle istituzioni e nelle tradizioni cattoliche.

Un Partito che traccia il proprio programma politico e sociale sul solco della dottrina sociale della Chiesa.

Un Partito perciò che ricerca il bene comune.

Un bene che è al di sopra di ogni interesse di parte.

È giusto ricordare i grandi del passato, amici che oggi non sono più tra noi, perché per ogni democristiano, ma non solo, sono di riferimento per come hanno saputo rappresentare con la loro vita, con il loro impegno civico e politico, i valori in cui credevano anche nei momenti di grande difficoltà del paese e personali.

Il  tributo che voglio dare a questi ed a tutti i democristiani scomparsi non è quello solo del ricordo,

ma è il mio impegno, e l’impegno di ogni democristiano, nella testimonianza che le ragioni che hanno portato alla fondazione del PDCS oggi sono ancora tutte vive.

Sono convinto che il rinnovamento della politica non si esplicita con un semplice cambio generazionale ma nella capacità di riscoprire e perseguire i valori fondamentali di cui dobbiamo essere portatori ed educatori.

La mia prima azione si concentra perciò sul Partito che voglio rafforzato nei valori e nei numeri.

Un Partito che non deve essere arrogante ma determinato.

Un Partito che vuole essere di riferimento anche per coloro che non sono aderenti ma che ne riconoscono i valori e la capacità.

Il mio desiderio e la mia azione è nel tentare di recuperare, di riaggregare, quelle forze, quelle esperienze, quelle persone che si sono allontanate, formando altri partiti o movimenti perché, sull’altare del governo ad ogni costo, vedevano che i comportamenti della dirigenza di allora non rispecchiava la missione del Partito e che ha tolto credibilità alla politica ed in parte al Partito stesso.

Una missione che, però, la base ha rivendicato in maniera sempre più forte alla dirigenza e che è mia intenzione perseguire e che è anche una delle ragioni per le quali mi sono messo in gioco, perché lo ritengo un compito prioritario.

Come diceva Clara Boscaglia “e giusto aver assunto come compito prioritario quello di restituire credibilità alla politica, dignità ai politici, autorevolezza alle istituzioni che rappresentano”.

Il compito delle forze cattolico-democratiche è pertanto quello di lavorare per questo compito prioritario, per ricompattare un’area superando quelle difficoltà che stanno principalmente dentro di noi e che fanno perdere credibilità alla politica ed alle istituzioni.

Difficoltà dettate da posizioni personali, dalla ricerca di visibilità, da dubbi e mancanza di fiducia.

La difficoltà di non voler riconoscere che le ragioni che ci avevano portato alla divisione oggi non ci sono più o si possono combattere facendo fronte comune.

Solo se sapremo uscire da tutto questo il nostro ideale e i nostri valori saranno vincenti.

I primi mesi di lavoro tra le forze che hanno aderito al progetto federativo per tentare di riaggregare l’area cattolico-democratica sta portando buoni frutti.

Il lavoro, anche nel governo, sta diventando più concreto, più coordinato e sta salendo la fiducia reciproca.

Un lavoro che dovremo ripetere ed intensificare anche tra le forze del Patto per uscire dallo sfilacciamento che abbiamo avuto in questo ultimo periodo.

Questo deve però essere un lavoro convinto di tutte le forze del Patto e non solo del PDCS.

Se crediamo nella aggregazione delle forze politiche, se crediamo nel progetto politico tra i partiti del Patto, dobbiamo essere consapevoli e conseguenti anche delle azioni dei singoli partiti.

Resto amareggiato quando tra le forze del Patto, che sono certo siano convinte della validità del progetto, un progetto che è la base del cambiamento intrapreso dal Paese, sono amareggiato, dicevo, quando di fronte ai problemi che ci sono stati, ci sono e ci saranno, le stesse si disuniscono con posizioni di parte che non aiutano e non rafforzano il progetto politico ma lo indeboliscono.

Il problema del metodo non è solo limitato alle manchevolezze dei necessari tempi di confronto su progetti importanti ed urgenti, ma anche a come ci si pone per risolvere il problema.

Se vogliamo trovare una soluzione ad una esigenza legittima, senza creare ulteriori difficoltà o barricate, con sincerità, non possiamo cercare solo una visibilità di parte che di sicuro non aiuta a trovare la soluzione.

Così come ieri sera sono rimasto molto amareggiato dal passaggio dell’amico Mario Venturini sulla politica estera.

Da sempre noi abbiamo sostenuto, diversamente da altri, che la difficoltà di relazioni tra San Marino e l’Italia non è un problema di persone o tra persone, ma un problema politico che deve essere risolto tra i due governi.

Riportiamo perciò il problema delle relazioni dove è giusto che stia.

Non è, come non è mai stato, un problema personale, ma un problema che va affrontato tra i due Governi.

Chiedo pertanto al Governo, ed in questo faremo grande pressione, un’azione più chiara perché nel brevissimo periodo venga fissato un incontro bilaterale tra Governi per affrontare tutte le problematiche che riguardano i due Stati, assegnando delle tempistiche alle soluzioni ed agli accordi.

Uscire dalla black-list italiana non è più derogabile.

Chi crede nel Patto e nella bontà del progetto sarà verificato non nelle dichiarazioni giornalistiche ma sulla sua capacità di riconoscere gli errori commessi e da questi ripartire traendone insegnamento.

Questi giorni di dibattito hanno portato all’attenzione delle forze politiche molte cose che dipendono esclusivamente dalla nostra capacità e velocità decisionale.

Cose e decisioni che sono attese dai cittadini per fronteggiare una crisi che ci vede in compagnia di molti Stati e che per questa ragione ancor di più ci preoccupa.

In questo siamo consapevoli che è indispensabile confrontarsi sulle scelte, anche con le forze di opposizione, ma questa necessità si scontra con la tempestività di risposta.

Per incontrare le due esigenze dobbiamo pertanto intensificare i momenti di confronto nei partiti e tra i partiti arrivando in tempi brevi a decisioni sulle quali, se necessario, potremo ritornare.

Il ritardo, o peggio ancora la mancanza di decisioni, è sempre causa di danni allo Stato anche in ordine a maggiori costi o a minori entrate.

Questo contrasta con il perseguimento del bene comune e con l’assunzione di responsabilità che ci siamo presi avendo vinto le elezioni politiche.

È vero che il Patto da oltre un anno ha una difficoltà numerica ma è ancora maggioranza con progetti e riforme ambiziose che abbiamo il dovere di portare a termine.

Sono certo che, come è accaduto ultimamente su molti provvedimenti, la capacità di confronto che abbiamo dimostrato con le forze di opposizione, possa migliorare i provvedimenti stessi e portare ad una loro approvazione con un’ampia condivisione, come auspicabile per ogni riforma.

La riforma della PA, la riforma pensionistica, la riforma del mercato del lavoro, la riforma tributaria, la riforma della giustizia e della legge urbanistica non sono rimandabili.

Anche qui non c’è molto da inventare.

In occasione del XXI Anniversario della morte di Clara Boscaglia ho approfondito il suo pensiero sullo Stato, sul lavoro, sull’impresa, sull’Europa.

Un pensiero più attuale che mai da cui cogliere le linee e lo spirito che deve seguire ogni riforma.

Infine voglio chiarire come il PDCS si pone verso il progetto del Nuovo Partito Socialista per ridare vita ad un unico Partito Socialista riunendo un’area che si è divisa più volte nel tempo passato.

Il primo punto fermo è la legge elettorale.

La nuova legge ha imposto un grande cambiamento alle forze politiche.

Oggi non si va più a chiedere consenso su un proprio programma elettorale e successivamente si cercano le convergenze per formare il governo con un suo programma.

Oggi le forze devono fare una sintesi prima di presentarsi al voto.

Devono condividere un  programma ed una alleanza che se si scioglie non può essere sostituita con altre formule politiche ma si deve tornare dalla cittadinanza.

Sulla base di questa legge è nato il Patto.

Otto forze politiche hanno deciso di collaborare assieme per realizzare un programma. Questo progetto ha addirittura visto l’inizio di un rapporto politico tra PDCS ed AP dopo 15 anni di gelo.

Purtroppo non tutte le forze politiche hanno ben compreso questo cambiamento.

La coalizione avversaria, data la diversità ideale tra le forze che la componevano, si è ben presto sciolta essendo venuto a meno l’unico collante possibile: l’aspettativa del Governo.

Nell’ambito del Patto una forza in particolare, gli EPS, hanno dimostrato sin da subito una certa insofferenza e causato, a mio avviso, situazioni di sfilacciamento interne al Patto con una caduta di fiducia che stiamo ancora oggi pagando.

Il resto dei partiti del Patto hanno invece sino ad oggi, solo con qualche mancamento comportamentale di tanto in tanto, dimostrato di volerci stare alla sfida lanciata dalla nuova legge.

Sin dal principio nell’ambito di un confronto tra le forze del Patto si è convenuto che l’area socialista potesse svolgere un forte ruolo di rafforzamento per se stessa e per il Patto.

Per cui, a seguito della uscita dal Patto degli EPS si potevano percorrere diverse strade.

La prima dell’arroccamento della maggioranza a 30 contro l’opposizione cercando di tirare a campare a scapito delle necessità del Paese.

La seconda di lasciare ad ogni Partito del Patto lo spazio per muoversi nel cercare sostegni tra i partiti della minoranza.

La terza, quella scelta nell’ambito del patto, di valorizzare il percorso avviato dal Nuovo Partito Socialista, percorso che avrebbe potuto aiutare la condivisione più ampia sugli importanti progetti di riforma di cui il Paese necessita.

Il PDCS pertanto intende confermare questa strada intrapresa, convinto che la costituzione di un Partito Socialista che non si contrappone alle forze del Patto possa essere un’importante interlocutore per rafforzare l’azione che il Governo presente e quelli futuri devono mettere in campo e per affrontare la crisi ed i cambiamenti che si stanno verificando.

Il PDCS non intende entrare nel merito di chi sarà protagonista di quello che riteniamo un processo politico importante e che seguiamo perciò anche con molta attenzione.

Vogliamo solo ribadire che, perché tale processo non costituisca un problema per il Patto, da parte di tutti deve esserci fiducia e rispetto delle prerogative che ci siamo dati all’inizio del percorso.

Il messaggio finale, che voglio lasciare a tutti voi ed ai partiti alleati, e che per il PDCS rimane imprescindibile, è la custodia dell’uomo e della dignità della persona umana.

Per questa ragione, e solo per questa ragione, il nostro partito continua a sussistere e continuerà a spendersi affinché la città dell’uomo, in cui ognuno di noi vive, possa essere luogo e contesto che promuova e faccia crescere la vita di ogni cittadino.

Questa è la realizzazione del bene comune e ciò che vogliamo per la nostra amata Repubblica.

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