Home NotizieSan Marino Guest, quando l’ospite è sempre il benvenuto

Guest, quando l’ospite è sempre il benvenuto

da Redazione

Danza l’arte, ma su invito: danza a due, intima, faccia a faccia. Un dialogo su due piani, gli stessi che la Galleria San Francesco mettono a disposizione per la rassegna “Guest ". San Marino: in attesa di Einfinger e Giovagnoli, le parole di Macina e Carati.

di Alessandro Carli

 

Danza l’arte, ma su invito: danza a due, intima, faccia a faccia. Un dialogo su due piani, gli stessi che la Galleria San Francesco mettono a disposizione per la rassegna “Guest”, un ciclo curato da Massimiliano Messieri che si snoderà attraverso tre diverse “bi personali”. All’interno del centro culturale di San Marino città, sino al 24 ottobre, le idee di Nico Macina (al piano primo) e Daniela Carati (al piano terra) raccontano il loro concetto di arte contemporanea: agli scatti di Daniela Carati fanno da contraltare tre pannelli fotografici pensati dall’artista sammarinese, in un continuo flusso di rimandi e riflessioni sulla quotidianità. In realtà, come spiega l’artista sammarinese Nico Macina, lo scatto è unico, ed è stato realizzato a Fonte dell’Ovo, nel versante in cui il Titano guarda l’entroterra e strizza l’occhio alla Carpegna. “E’ un lavoro che ho pensato proprio per ‘Guest’ – esordisce Nico Macina -. Così ho deciso di creare un’opera costruita sugli elementi dati dal curatore, mescolati però con alcuni elementi ironico/dissacranti, in modo da portare in superficie una serie di paradossi, di contrasti. In questo modo ‘Special guest’ si è tradotto in questa composizione, che in realtà avevo dentro da tempo. Ho riallacciato le varie bozze e i vari spunti che avevo in testa sino a quando sono riuscito a definire le linee progettuali del lavoro”.

 

L’elemento religioso, all’interno dell’opera, è piuttosto evidente. E’ d’accordo?

“Certamente. Al di là della composizione e del tema analizzato, c’è anche un discorso legato alla numerologia: il ‘tre’ infatti è molto presente nella fede cristiana. L’opera è suddivisa in tre parti e il visitatore la può ‘leggere’ assemblata, ma anche singolarmente”.

 

I bicchieri sono di color rosso. Come ha lavorato dal punto di vista cromatico?

“L’opera possiede tre colori forti: il bianco, il rosso e il verde. La scelta è stata effettuata dopo uno studio a livello cromatico. A mio parere sono tre colori (di nuovo il numero ‘tre’, ndr) cosiddetti ‘primari’ e che, una volta accostati, generano contrasto”. Al centro della composizione, una bottiglia di vino… “…e subito dietro alla bottiglia, un’ombra, che sottolinea il punto esatto in cui si trova il ‘Guest’, l’invitato…”

 

Tra l’altro, nel Veneto si dice “un’ombra di vino”…

“Non lo sapevo (ride). E’ un’ulteriore chiave per entrare nei significati dell’opera. Esiste una grammatica per la lettura delle immagini fotografiche, ed esistono, per dirla alla Luigi Ghirri, più livelli di interpretazione”.

 

Possiamo definirla una “Ultima cena” apocrifa?

“E’ piuttosto una ‘ultima cena’ ai giorni nostri. L’approccio e il contesto sono più quotidiani”.

 

Scatta in analogico (a pellicola) l’artista genovese Daniela Carati (“Ho una Minolta professionale e una Mamiya per il medio formato – racconta -. Una volta sviluppato il negativo, lo scansiono e lo trasformo in file”), al “Guest” con una serie di immagini che uniscono il contesto urbano al mondo degli animali.

 

Nelle sue fotografie, ‘escono’ animali inseriti ‘chimicamente’. Perché?

“Fotografo il mondo che mi circonda, in bilico tra ciò che vedo e ciò che immagino. Dentro l’immagine si ritrovano piccole folle di persone che Sono ‘attimi rubati’, fotografie scattate in movimento, molto spontanee. E le persone che hanno visto le immagini mi hanno concerfermato di ‘essere entrati dentro quelle immagini’. I soggetti che danno corpo alle fotografie sono alla ricecra di un’identità perduta. Per ‘Guest’ presento, in anteprima, la seconda fase di un progetto più ampio, che verrà esposto prossimamente a Villa Croce di Genova”.

 

Gli animali vengono inseriti in una fase successiva. Cosa rappresentano?

"E’ un richiamo all’attenzione: alcune razze rischiano l’estinzione. Oggi nei parchi delle grandi metropoli spesso capeggiano animali ‘finti’ (in una foto si vede una grande giraffa fatta in ‘Lego’, ndr). L’uomo si deve riappropriare del proprio istinto naturale. Deve tornare a partecipare alla magia della natura”.

 

La rassegna “Guest” proseguirà il 29 ottobre con Gilberto Giovagnoli e Carmen Einfinger; dal 17 dicembre invece verranno esposte le opere di Douglas Henderson ed Elisa Monaldi.

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