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Galassi vs Gatti-Podeschi Tensioni per Dc e Patto

da Redazione

Se n’è andato sbattendo la porta dal gruppo Dc Clelio Galassi. La bocciatura della sua candidatura a Capitano Reggente, al termine di una votazione interna al partito, finita con lo scarto di un voto, è stata qualcosa più di uno sgarro. La conferma, per Galassi, di un "gioco sporco" fatto da Gabriele Gatti e Claudio Podeschi per scuotere il Patto e danneggiare alcuni alleati di governo.

Se n’è andato sbattendo la porta. E dire che in 36 anni quella porta di quell’edificio in via delle Scalette, Clelio Galassi l’ha varcata milioni di volte. Ma la bocciatura della sua candidatura a Capitano Reggente al termine di una votazione interna finita con lo scarto di un voto (l’ha spuntata Franco Ugolini) è stata qualcosa di più sgarro. È stato come essere presi nel mezzo di una lotta intestina che va addirittura oltre i confini del partito, che come una faglia sotterranea attraversa l’intero patto di maggioranza e rischia di squassare l’intero castello del Governo.
Clelio Galassi, dopo la votazione, ha deciso di uscire dal gruppo democristiano, puntando il dito su Gabriele Gatti e Claudio Podeschi, colpevoli, a suo dire, di aver giocato sporco con questa votazione con l’obiettivo di mettere in crisi la maggioranza. Il movente? La vendetta, se così si può dire. Contro Alleanza Popolare e contro gli Europopolari, alleati scomodi che hanno messo lo zampino nelle cose democristiane, in particolare facendo pressione per il dimissionamento di Gatti dalla Segreteria alle Finanze. Chi pensava che quello fosse un capitolo chiuso (ma c’era qualcuno che ci credeva davvero?), dunque, si sbagliava di grosso.

“Gatti e Podeschi – afferma l’ex Segretario alle Finanze (fino al 2002) e all’Industria (dal 1987 al 1990) – mi hanno messo in mezzo ad un gioco politico che non ho cercato e che non condivido. Il loro obiettivo è quello di mettere in crisi il Patto, la coalizione di maggioranza e di andare presto ad elezioni, con una nuova coalizione, che tenga dentro anche i socialisti. Se avessi conosciuto un simile disegno non mi sarei reso disponibile. Ho già fatto in passato, nel 1976, il Capitano Reggente e non è un ruolo che ho cercato, per quanto abbia il massimo rispetto per l’istituzione”.
“A inizio legislatura – spiega ancora Galassi – avevamo definito le norme di nomina dei Capitani Reggenti, all’interno del partito. Dovevano venir nominati politici che avessero fatto più di una legislatura e che non avevano mai ricoperto quell’importante ruolo, oppure chi già fossero stati Capitani Reggenti, ma il più lontano nel tempo. Solo Gabriele Gatti e Marco Gatti dentro al partito non avevano ancora ricoperto questo ruolo, ma non si sono resi disponibili a farlo. Quindi il partito l’ha chiesto a me. Ugolini, tra l’altro, è stato capitano Reggente nei primi anni Duemila. Tutta l’operazione non è che un pretesto di Gatti e Podeschi per dimostrare ai nuovi alleati di avere il partito in pugno. Sono offeso sul fronte umano e politico”.
Galassi inoltre assicura la fedeltà al Patto per San Marino e alla maggioranza, uscendo dal gruppo democristiano ma senza confluire nel Gruppo Misto (“Ci sono i DdC”). E assicura ai vertici di via delle Scalette: “Sono nella Dc dal 1964, se non mi mandano via loro, io rimango nel partito”.

La questione pone il Pdcs in una posizione scomoda, soprattutto alla luce del fatto che, tra manovra finanziaria e rapporti con l’Italia, il Governo ha delle priorità assolute su cui concentrarsi e che necessitano la massima coesione. Pasquale Valentini, Segretario di Stato alle Finanze (al posto di Gatti) e Segretario del Pdcs, ai microfoni di San Marino Rtv ha affermato: “La Dc avrà il suo reggente e questo è importante”. “Non nascondo che ci sono stati problemi e tensioni per questa nomina. Credo che i prossimi giorni dovranno servirci per capire da quali problematiche questi problemi vengono fuori, per fare in modo che un partito come la Dc, di fronte alle difficoltà che il Paese sta vivendo, sappia esprimere una compattezza che è indispensabile”.
Un auspicio importante, ma gli auspici purtroppo non sono mai bastati e oggi ancora di più: servono fatti concreti.

 

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