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Aree statali a imprese fine quorum qualificato

da Redazione

Da ieri è ufficialmente caduto il vincolo del quorum qualificato per la cessione di aree pubbliche a uso produttivo, artigianali o industriali, e di sostegno a quest’ultime. Il Consiglio Grande e Generale ha approvato di stretta misura (29 a 26) una modifica su cui l’opposizione promette ancora battaglia. Anche attraverso un referendum.

Maggioranza qualificata addio, da ieri, con l’approvazione (tra le polemiche) della legge in seconda lettura in Consiglio Grande e Generale, a San Marino basterà la maggioranza assoluta per la cessione di aree pubbliche a uso produttivo, artigianali o industriali, e di servizio a sostegno di queste ultime. Il voto favorevole di due terzi dei consiglieri rimane invece per la cessione di terreni statali a uso residenziale.
La votazione è stata combattuta: la maggioranza l’ha spuntata con 29 voti favorevoli, 26 contrari e un astenuto, con l’opposizione che ha giù annunciato un possibile referendum in materia.
Paolo Crescentini, consigliere dei Socialisti Riformisti, relatore di minoranza, ha spiegato che la nuova normativa assicura “piena discrezionalità al governo e alla maggioranza di turno". Infatti "l’alienazione dei terreni in favore delle aziende avverrebbe in maniera totalmente indiscriminata", mentre la maggioranza qualificata “non rappresenta un ostacolo ma una garanzia di oculatezza".
Motivazioni che non hanno fatto certo cambiare idee al Patto per San Marino, nonostante l’appello al ritiro della legge e alla responsabilità dei partiti di maggioranza da parte dell’opposizione.
L’impianto, ha spiegato in aula il relatore di maggioranza Filippo Tamagnini (Partito democratico cristiano sammarinese) conferma la maggioranza qualificata per i terreni pubblici a uso abitativo. Mentre la modifica del quorum "è motivata dal fatto di vedere garantito il buon esito del processo di reperimento e assegnazione di nuove aree produttive alle realtà che da diversi anni hanno dimostrato oggettive necessità di ampliamento e sicure garanzie di affidabilità".
Il Governo "non vuole certo svendere il patrimonio pubblico", aggiunge il segretario di Stato per il Territorio, Gian Carlo Venturini, sottolineando come sarà comunque la segreteria per l’Industria a valutare le motivazioni fornite dall’impresa che chiede una determina area.
"Dobbiamo dare risposte sicure e garantiste a chi decide di investire nel Paese", gli fa eco il collega all’Industria Marco Arzilli. "La maggioranza ha la possibilità di valutare e scegliere i progetti industriali".
Si va contro una "precisa volontà popolare", stigmatizza il consigliere del Partito dei socialisti e dei democratici, Giuseppe Maria Morganti, riandando al referendum scongiurato del 2004 e parlando di "legge delle mani libere per la maggioranza”.
Il capogruppo di Sinistra unita, Ivan Foschi, a fine dibattito ha presentato una mozione d’ordine, bocciata con 30 voti contrari e 25 favorevoli, per fare ritirare la normativa che va contro un requisito referendario.
 

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