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San Marino, visto per voi a teatro: “La dolce guerra” di Elena Ferrari e Mariano Arenella

da Redazione

Lo spettacolo scorre bene, alternando momenti di sottile ilarità (più volte la platea ha riso) a attimi di straordinaria intensità, su tutti il monologo della “donna della gerla” (Elena), che racconta la vita “femminile” di una mamma friulana alle prese con la prepotenza degli austriaci.

 

di Alessandro Carli

 

SAN MARINO – All’interno del diadema di spettacoli e eventi vari nati a cavallo dei 100 anni dall’inizio della Prima Guerra Mondiale si staglia una piccola gemma, una nugae, come la chiamerebbe Catullo, che si porta addosso un nome semplice semplice ma allo stesso tempo, già nel titolo, rivelatore: “La dolce guerra”.

A dare corpo, scrittura, voce e ritmo alla pièce, ospitata al Teatro Titano di San Marino il 6 aprile davanti a un pubblici numeroso e attento, Elena Ferrari e Mariano Arenella (che rivedremo in Repubblica il 26 giugno con uno spettacolo sui bombardamenti che hanno colpito il Titano 72 anni fa).

Il dialogo, perché in fondo si tratta sempre di un dialogo tra i due attori, con rari ma ficcanti attimi monologanti, racconta la storia di due giovani, Olmo e Ada, lui (i tratti sono presi da Giovanni Pastrone, pioniere del cinema italiano) tutto proteso a girare un film sulla guerra, lei (la mise en scene della poetica e delle convinzioni antimilitariste di Fanny del Ry) invece impiegata e impegnata come maestra delle scuole elementari.

In poco più di un’ora senza intervallo, la compagnia gioca anche sulla spazialità della scena, ricordando, seppur lontanamente, quell’Anton Giulio Bragaglia che a metà degli anni Venti, presentò il “palcoscenico multiplo”. Qui però la spazialità e i luoghi vengono ricreati da tra sedie da platea, messe sul boccascena a 45 gradi, e da un quadro-luci interessante anche se non sempre preciso. Eccezion fatta per l’incipit – il video che fa presente al pubblico l’epoca dei fatti è forse un po’ troppo lungo -, questo spettacolo scorre bene, alternando momenti di sottile ilarità (più volte la platea ha riso) a attimi di straordinaria intensità, su tutti il monologo della “donna della gerla” (Elena), che racconta la vita “femminile” di una mamma friulana alle prese con la prepotenza degli austriaci.

 

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