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Editoriale: la lentezza costa, ma è una scelta

da Daniele Bartolucci

Il caso della “totale inattività del giudice istruttore” che ha portato in questi giorni la Corte europea dei diritti umani a condannare San Marino al risarcimento di 15.000 euro (4.000 di danno non patrimoniale più 1.000 di costi e spese per ciascuno dei 3 ricorrenti), diventa esempio di come la lentezza porti con sé dei costi importanti. Al di là del monito che arriva da Strasburgo – che sicuramente avrà ascoltato anche il Dirigente del Tribunale, Giovanni Canzio, impegnato come noto a mettere a regime la riforma della giustizia approvata pochi mesi fa dal Consiglio Grande e Generale – questo caso fa specchio (si spera non come risultato finale) a tante altre situazioni in cui la lentezza la fa da padrona. Oggi si discute delle tariffe di luce e gas, dimenticandosi forse che San Marino non ha ma ideato un piano energetico che evitasse la completa dipendenza dall’esterno. Si discute anche di pensioni, guardando più alla difesa dei “diritti acquisiti” piuttosto che all’insostenibilità di un impianto che quei diritti li ha di fatto creati: lo si sa dalla riforma del 2005 che sarebbero serviti dei correttivi, ma c’è chi parla addirittura di fretta. Nell’uno e nell’altro caso, questa “lentezza” costa alla collettività milioni di euro. Piccoli e lenti? La battuta l’avevano fatta in Commissione europea, riguardo alle difficoltà a rispondere velocemente alle richieste dell’UE, stante la dimensione ridotta di personale, di dati e di strutture. Ma qui non è colpa della dimensione dello Stato, o della sua struttura economica. La lentezza è una scelta ben precisa. Una scelta che costa soldi, tanti, a tutti i sammarinesi.

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