Home categorieCultura Visto per voi a teatro: “The Living Paper Cartoon” di Ennio Marchetto

Visto per voi a teatro: “The Living Paper Cartoon” di Ennio Marchetto

da Alessandro Carli

Ennio Marchetto è una certezza. Fedele alla sua poetica scenica, straordinaria e “contagiosa” – impossibile stare fermi seduti in platea quando accende il suo jukebox “karaokesco”-, l’artista veneziano ha fatto tappa (graditissima) il 21 maggio al teatro Diego Fabbri di Forlì con “The Living Paper Cartoon”, assolo assoluto pop di canzoni, colori, divertimento (sì, perché a teatro si può “anche” ridere) e magia.

Impossibile raccontare la sua performance: definire è limitare e anche con questo spettacolo Marchetto non smentisce il detto: certe cose andrebbero vissute di persona e non lette (quindi, se vi capita di leggere che è in scena dalle vostre parti, andate a prendere i biglietti). Comunque, ci proviamo lo stesso partendo da una parola anglofona che svela molto: “paper”, quindi carta. Carta che con assoluta maestria si trasforma in abiti di scena, declinando meravigliosamente l’arte degli origami alla sua “comunicazione” teatrale. 

È un viaggio “canterino”, quello proposto (e visto) sulle assi del “Fabbri”: danza e teatro quindi, ma anche musica. Una “radio umana””, se passate il neologismo, che attraversa i tempi. La scena si apre con Marilyn Monroe, poi Eminem e Gloria Gaynor, e Zucchero (con “Diavolo in me”). Nemmeno il tempo di “entrare” che Arisa canta “Sincerità”, ma è un attimo perché la traccia successiva riporta al romantic pop dei Duran Duran e di Sabrina Salerno (“Boys”). In questa compilescion non mancano Albano e Romina con “Felicità”, “Azzurro” di Adriano Celentano, “Vita spericolata” di Vasco, Patty Pravo, le “Montagne verdi” di Marcella Bella, Milva, Ed Sheeran, Mina e Mahmoud, la “Carmen” di Bizet, il “Triangolo” di Renato Zero, Orietta Berti a la sua banca che va, Pino Daniele, Whitney Houston. Il gioco si compie anche tra gli spettatori, “impegnati” a indovinare e cantare a bassa voce il pezzo eseguito.  

Scintillante – ossimoricamente, nonostante la carta – ma non incendiario, Ennio propone “bellessere” per la mente. Leggerezza quindi, ma solo apparente (l’impegno per rendere verosimili i personaggi è corposo e il risultato è precisissimo) e a ritmi serratissimi: si incontrano Adele ma anche Lady Gaga, Domenico Modugno, Bruce Springsteen, Fedez, Ornella Vanoni, Loredana Bertè e Achille Lauro. Chiusa esplosiva con “Attenti al lupo” di Lucio Dalla, la Vespa special dei Lunapop, la Regina Elisabetta e l’inno inglese. Ai Queen, a Freddy Mercury, Ennio Marchetto affida il suo messaggio più alto: “I want to break free”.

Non serve molto, se hai il talento: la scenografia è quella già vista in altri suoi spettacoli, quinte e fondale nero, quasi a voler “risaltare” una volta in più i “disegni” che crea. Un’ora secca, o poco più, di sorrisi e battimani ritmati. Il “blu Covid”, la tristezza della chiusura, si supera anche così.

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