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Residenze: il “valore aggiunto” azzera i rischi

da Daniele Bartolucci

Non c’è probabilmente il rischio di un ritorno al passato, ma anche in un sistema internazionale sempre più trasparente il vantaggio fiscale dato da quelle “atipiche” – in particolare quella dei pensionati – fa gola a tanti. Forse a troppi, ha ammesso anche il Segretario alle Finanze, Marco Gatti, rispondendo alle preoccupazioni dell’ex Segretario agli Esteri, Antonella Mularoni. Il rischio di compromettere i buoni rapporti con l’Italia non sembra reale (anche perché la stessa Italia ha norme simili), ma le ricadute sul sistema vanno calcolate bene: sull’immobiliare, ad esempio. Se, dunque, l’obiettivo dovrebbe essere quello di attirare “residenti a valore aggiunto”: imprenditori, manager, lavoratori specializzati… Allora il tema è trasformare le residenze in opportunità.

IL DIBATTITO POLITICO SUI RISCHI E SULLE REGOLE

Dopo diversi articoli della stampa italiana sul rinnovato appeal delle residenze sammarinesi, ad aprire una riflessione sui rischi che questa nuova “immigrazione” potrebbe comportare è stata nei giorni scorsi Antonella Mularoni, Segretario di Stato agli Affari Esteri nel periodo dicembre 2008 – dicembre 2012, “ovvero quando San Marino era nella black list italiana”, ha ricordato lei stessa. “Ciò che si sta verificando a San Marino nell’ultimo periodo mi ricorda molto quello che successe nel 2008 e negli anni immediatamente precedenti e mi fa tornare alla mente tutta la fatica che facemmo, nella legislatura 2008-2012 ed anche negli anni immediatamente successivi, per ricostruire buone relazioni con l’Italia e per chiudere – speravamo definitivamente – un capitolo estremamente difficile per San Marino. Fatica ben nota anche ai Segretari di Stato agli Esteri ed alle Finanze, perché questa fatica fu fatta insieme, seppur da ruoli diversi. Mi auguro ovviamente che le mie preoccupazioni siano infondate, ma nel dubbio ritengo mio dovere comunque esprimerle”, spiega, perché “sono passati solo poco più di 15 anni ma non vorrei che ci ritrovassimo a breve a rivivere déjà vu che tanto male fece al nostro paese”. L’ex Segretario agli Affari Esteri cita due questioni: da una parte le residenze atipiche, dall’altra “attività economiche che come oggetto sociale storicamente hanno creato turbative nei rapporti con l’Italia”.

Il Segretario alle Finanze, Marco Gatti, non ha tardato nel risponderle, condividendo l’idea di evitare certi rischi e ammettendo che, di fronte alle rinnovate e numerose richieste di residenze, “stante le dimensioni del territorio non ce lo possiamo permettere”. Di più: “Questa pubblicità”, ha spiegato intervenendo a RTV, “ci mette probabilmente nelle condizioni di rivedere la normativa per alzare le soglie” dei requisiti richiesti. Detto questo, “San Marino è da molti anni pienamente riconosciuto a livello Ocse come Paese compliance proprio in virtù dell’altissimo livello di scambio di informazioni” e anche la Guardia di Finanza ha ultimamente “espresso un giudizio molto positivo sul fatto che oggi sono molto più le informazioni che arrivano da San Marino piuttosto che l’inverso”. Insomma, “a rischio non è il nostro Paese, ma coloro che non si comportano in maniera corretta”, dato che San Marino, su richiesta di documentazione o verifiche è pronta a “collaborare con le autorità estere”. “Peraltro in questo fine settimana abbiamo avuto la visita del vice ministro dell’economia Leo. Se avessimo avuto problemi tra i due Stati, sicuramente non sarebbe venuto alla cerimonia d’insediamento dei Capitani Reggenti”.

OBIETTIVO: RESIDENTI CON “VALORE AGGIUNTO”

“L’obiettivo della norma del 2020”, ha quindi ricordato il Segretario Gatti, “è favorire l’insediamento in territorio di persone che possano portare valore aggiunto. A noi non interessa la massa ma la qualità”. Il tema tocca diversi aspetti, in effetti, perché la ricaduta sul sistema economico va calcolata bene. Ad esempio c’è il mercato immobiliare che, per quanto finora le nuove residenze atipiche non hanno stravolto le dinamiche come si poteva ipotizzare (i dati ufficiali parlano di un aumento evidente degli affitti già nel periodo 2013-2015, quindi prima delle nuove norme), potrebbero comunque impattarle in futuro. Questo a discapito in primis per i cittadini, ma anche per tutti quei “residenti a valore aggiunto” che sono poi gli imprenditori, i manager e i lavoratori specializzati – che poi sono anche il volano dell’economia e del gettito fiscale – di cui San Marino ha sempre più bisogno. Nel mentre c’è poi il tema Europa, su cui in tanti hanno fatto speculazioni in questi mesi, paventando una “invasione” dall’esterno. Un’invasione che non avverrà per due motivi molto semplici: in primis, nell’Accordo di Associazione non è contemplato il tema dell’immigrazione e quindi delle cosiddette quote migranti; in seconda istanza, si è concordato che, date le dimensioni di San Marino, anche la libertà di circolazione delle persone e dei lavoratori sia limitata da un sistema per quote per il rilascio di permessi di soggiorno, per cui il loro numero verrà calcolato sulla base di un tasso incrementale pari al 3% del totale delle persone Ue economicamente attive presenti nella Repubblica di San Marino riferito all’anno precedente. Tale quota includerà anche i permessi di soggiorno a breve termine (della durata non superiore a 12 mesi) per i cittadini dell’Ue che svolgono un’attività economica.  Di fatto, si tratterebbe di circa un centinaio di permessi all’anno (San Marino ne concede già oggi circa 300 ogni anno). Al contrario Il sistema delle quote non si applicherà ai cittadini sammarinesi, i quali beneficeranno, quindi, di un’incondizionata libertà di circolazione e di stabilimento nell’Unione Europea.

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