Home Notizie del Giorno Visto per voi a teatro: “La buona educazione” di Balivo e Dammacco

Visto per voi a teatro: “La buona educazione” di Balivo e Dammacco

da Alessandro Carli

Le note soffuse di “Yumeji’s Theme” del Maestro Umebayashi Shigeru che attraversano quasi integralmente il capolavoro “In the mood for love” sono solo una degli innumerevoli omaggi che lo spettacolo “La buona educazione” – passato sulle assi della Sala Teatro di Poggio Torriana davvero gremita domenica 18 febbraio – “fa” (nel termine inglese del “to made”) ad alcuni vertici assoluti dell’arte: nei 70 minuti di monologo difatti l’eccezionale Serena Balivo – che in scena dà corpo, voce e movimento alla penna drammaturgica di Mariano Dammacco (che ha firmato anche la regia) – oscilla e volteggia anche tra Sarah Kane (quella di “4.48 Psychosis”) ed “Emma B. vedova Giocasta” di Alberto Savinio. Omaggi, o forse lontani riferimenti, che non intaccano minimamente la freschezza e l’originalità del testo scenico e drammaturgico (che non a caso si è aggiudicato il premio “Italian And American Playwrights Project 2020), attualissimo e sottilmente amaro.    

L’assolo, impreziosito da lampi di ottima comicità, è un’evoluzione della traccia lasciata da Savinio: qui non è una madre che parla con il figlio ma una zia che, in un tourbillon di deliri onirici, si trova a dover far crescere un ragazzo che, da come parla (attraverso la voce di Serena) si scopre essere straniero. Spetta poi al pubblico decidere se l’educazione impartita dalla zia sia buona oppure no: è teatralmente sincera, viva, a tratti meravigliosamente “psicotropa”, riflessiva (nell’accezione dello specchio). La donna, marcatamente burattinata nella voce e nei movimenti, vorrebbe che il nipote percorresse la strada formativa che ha effettuato lei stessa anni prima, quella del liceo classico, e non invece l’istituto per diventare odontotecnico.

È un sano teatro di parola, quello messo in scena dal duo Balivo/Dammacco, che ricorda alla platea la forza della parola detta, recitata, vissuta. Come la vita che la zia non vorrebbe permettere al giovane di vivere. Forse perché la donna, in realtà, non l’ha mai vissuta veramente.
Sipario (anche se non c’è).         

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