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La via per il superamento del T2 è nell’Accordo con l’UE

da Daniele Bartolucci

L’Accordo di Associazione con l’Unione Europea si avvia velocemente alla fase di ratifica (prevista tra febbraio e al massimo marzo) e la necessità di conoscerne e condividerne i contenuti diventa sempre più forte. Di fatto, se è vero che il testo ufficialmente non c’è ancora per le ovvie ragioni tecniche, molte questioni iniziano a chiarirsi, grazie a quando emerso prima nella Commissione Esteri (non più in seduta segreta come le precedenti) e poi nell’ultima sessione del Consiglio Grande e Generale. Di certo c’è la volontà di tutte le forze politiche di andare fino in fondo in questo percorso, confermato dall’approvazione – 35 favorevoli e 2 astenuti – di un Odg sottoscritto da quasi tutti i gruppi consiliari (ad eccezione del Gruppo misto, che ne aveva proposto uno simile ma con l’indicazione del referendum) che prevede da parte della  Commissione consiliare Affari esteri l’elaborazione “un documento programmatico condiviso” per l’implementazione dell’accordo,  documento da sottoporre poi all’approvazione del Consiglio Grande e Generale. Ma si prevede anche di “continuare il lavoro di condivisione anche in Commissione mista secondo le modalità previste dalla legge istitutiva, di condividere con la cittadinanza i contenuti dell’accordo, non appena disponibili, e di continuare a riferire in Consiglio Grande e Generale in merito ai relativi contenuti”. A tal proposito, proprio il Segretario agli Esteri, Luca Beccari, ha presentato una serie di slides (per ora solo a disposizione dei Consiglieri, ma a breve saranno anche pubblicate online) e annunciato che “organizzeremo una sessione di serate informative rivolte alla cittadinanza: sarà una sorta di ‘question time’. Piuttosto che fare una spiegazione di ore sul tema del negoziato”, ha annunciato, “cercheremo di rispondere alle domande dei cittadini, con un approccio dinamico, su dubbi, aspettative e anche curiosità”.

ENERGIA, LAVORO E PENSIONI

Per quanto riguarda l’Allegato sull’energia, l’adattamento richiesto da San Marino “consente fino al 31 dicembre 2030 di mantenere la condizione di monopolio sulle forniture di gas ed energia, alla scadenza potrà essere rinnovata. Sulle scorte dei prodotti petroliferi, San Marino potrà mantenere l’attuale accordo con l’Itala in materia di approvvigionamenti, sarà una decisione con l’Italia se decidere se superarlo”.

Sulla libera circolazione dei lavoratori “non è chiesto alcun adattamento, perché l’ultima riforma del mercato del lavoro è stata giudicata allineata allo standard europeo. Il problema dei frontalieri assunti in modalità più o meno discrezionali e diverse rispetto ai cittadini sammarinesi è stato superato. E la clausola di salvaguardia prevista dall’accordo prevede che si potrà disapplicare l’accordo in tema di lavoro, qualora si creino livelli di disoccupazione preoccupanti”.

Anche sulla sicurezza sociale “non ci sono adattamenti ed è un punto importante: risolveremo completamente il problema con tutti paesi Ue per il riconoscimento degli anni contributivi. E risolverà ulteriori problemi: pensate ai medici che non vengono a San Marino perché non hanno cumulabilità per gli anni di servizio a San Marino, è un aspetto che verrà superato e per tutte le professioni in Europa”.

TRASPORTO MERCI E SUPERAMENTO DEL T2

Sulla libera circolazione delle merci il Segretario Beccari ha annunciato “un passaggio importante che riguarda il tema del T2, rispetto il quale siamo riusciti ad ottenere l’inserimento nell’Accordo di associazione all’interno del Protocollo paese emendabile bilateralmente. Quindi la discussione in materia di T2 è richiamata nell’accordo per cui potremo affrontarla, attraverso il Comitato misto e l’implementazione. Non comportata un risultato immediato, ma chiude l’impasse. Diventerà un tema di confronto di un tavolo di tecnici in cui proporre soluzioni. Al di là del T2, per le nostre imprese l’accordo è importante perché ci vedremo garantita l’identità sammarinese del prodotto, come richiesto dalle aziende, il così detto ‘made in San Marino non si vuole perdere e abbiamo ottenuto che sia considerato equivalente al ‘made in Ue’. Il nostro prodotto non ha quindi il marchio CE, ma non significa sia discriminato e ci garantisce comunque la libertà di circolazione. Le nostre aziende hanno come riferimento il Mercato europeo e devono già ottemperare una serie di standard dei prodotti. Il problema è che la tendenza europea negli ultimi anni è quella di creare sempre più obblighi e requisiti per la conformità delle aziende europee e anche obblighi e requisiti per le aziende terze. Oggi ci sono aree con barriere all’ingresso per le nostre merci, anche se lavorate semplicemente. E’ un aspetto grossissimo e cambierà molto finalmente per le nostre aziende l’avere le stesse regole produttive, ma intendo anche solo di commercializzazione, perché oggi se l’azienda importa e rivende c’è lo stesso problema”.

CONVENZIONE CON L’ITALIA: COSA CAMBIERÀ

“Riguardo alla Convenzione del ’39 l’Italia non poteva negoziare la modifica della Convenzione perché l’Unione era impegnata a negoziare sulle stesse materie. Ora che è regolato ed è chiuso, possiamo riaprire con l’Italia i temi che ci stanno a cuore e che potrebbero essere cambiate. E strategicamente siamo ora in una posizione completamente diversa”, ha spiegato Beccari. “Ci sono principi generali che potremmo far valere e l’Italia non potrà più dire ‘questo non lo posso fare perché non siete in Ue’.  Il secondo aspetto importante è il fatto che noi non abbiamo una posizione negoziale che dipende solo dall’Italia questa volta. Sedersi al tavolo con uno status giuridico diverso, cambia la situazione.

NON FONDI DIRETTI, MA PER PROGETTI REGIONALI

“Noi non riceveremo fondi europei diretti”, ha ribadito Beccari, “perché noi non siamo Paese membro e non finanziamo l’Ue e non la finanziamo con il nostro gettito fiscale. Altra cosa è l’accesso ai progetti regionali di prossimità o se poi una entità giuridica che chiederà fondi europei sarà in co-partecipazione. Se vogliamo fare un progetto universitario di formazione, per esempio, lo faremo con altre università europee e saremo tra i richiedenti dei fondi. Ma pensare che ci danno soldi per fare l’ospedale no, non sarà così, a meno che il nostro ospedale non diventi parte di un circuito di ospedali in Europa. Non può essere che dopo 9 anni parliamo di fondi europei, non mettiamo nella gente l’idea dei fondi perché facciamo confusione. Sui fondi Ue, porto l’esempio dell’iniziativa Adriatico-ionica: mobilità, ambiente, istruzione ed energia sono i 4 pilastri. E in queste 4 macrocategorie possono rientrare i progetti compartecipati, con ricadute su più Stati. Un esempio: potremmo avere fondi per realizzare un parco eolico in Adriatico con la compartecipazione di Italia, Croazia, Slovenia… la nostra partecipazione al progetto sarebbe co-finanziata. Se lo volessimo fare qui, un impianto per la produzione di energia green, con una distribuzione energetica a favore di altri Paesi, sì, come potremmo fare a San Marino un impianto di smaltimento rifiuti che serve all’Emilia Romagna. E’ sufficiente fare progetti a coinvolgimento regionale, non solo statale. Questo è quello che noi abbiamo, poi ci possono essere altre iniziative macro regionali che ci possono interessare.  Altro esempio il turismo: la realizzazione di una piattaforma web per un censimento turistico e l’analisi dei flussi di mercato fatta in partecipazione con Italia o Polonia…lo puoi fare per ottenere fondi europei. I fondi non sono questione di convinzione o atteggiamento remissivo. Ovvio San Marino ha posto la questione, già prima che arrivassi io. La risposta della Commissione è sempre stata la stessa: non li possiamo dare, non c’è uno strumento giuridico che permette alla Commissione di finanziare un paese associato, come finanzierebbe uno Stato membro. Il non essere Stato membro lo preclude. Non è solo una questione di contribuzione ai fondi, ma anche la partecipazione al processo decisionale dei fondi, trattativa che avviene dentro la Commissione europea e al Consiglio a cui non partecipiamo in quanto non membri”.

I COMITATI CONGIUNTI E LE ALTRE SALVAGUARDIE

“C’è un tema su cui non abbiamo parlato molto nelle volte precedenti, relativo ai meccanismi di funzionamento dell’accordo. Avremo quindi due tipologie di comitati congiunti: un Comitato di associazione e un Comitato misto. Il primo avrà una funzione più politica, avrà un piano di confronto più alto su questioni meramente politico-strategiche e potrebbe essere quello che imposta le evoluzioni dell’accordo e propone anche interazioni politiche che oggi non ci sono. Non è vincolante ma è una sede di confronto che oggi non abbiamo. Poi il Comitato misto, è un comitato di gestione operativa dell’accordo che ha funzioni per la risoluzione di eventuali controversie, ma sarà anche quello che dirà ‘la normativa xy è stata applicato in questo modo, per questo e quest’altro motivo…’, come accade per la Convenzione monetaria. Mentre il Comitato di associazione si riunirà almeno una volta ogni due anni, il Comitato misto si riunirà almeno una volta tutti gli anni”.

Inoltre “avremo uno strumento di cooperazione parlamentare”, ma soprattutto “la partecipazione attiva sammarinese ai processi decisionali delle normative europei. Avremo quindi la possibilità di partecipare ai comitati, alle sedi di confronto relative alle produzioni normative europee e sapremo in anticipo quello che succederà o potremo dire in anticipo e fare proposte su quello che potrebbe essere impattante per noi. Pensate quando è stato fatto il Regolamento europeo per l’approvvigionamento di vaccini, se fossimo stati lì, avremmo potuto alzare la mano e dire ‘c’è un problema, noi siamo un’enclave in Europa, ma non riusciamo ad accedere a quel meccanismo di approvvigionamento. Ci siamo dovuti arrivare con una interpellanza europarlamentare, oggi questo è un aspetto importante e ci permette di anticipare tanti cambiamenti e di interagire con la controparte e fare proposte e soprattutto, fare valere le nostre richieste nell’ambito dei comitati competenti, non abbiamo diritti di voto sulla normativa, ma siamo interlocutori privilegiati.  Anche perché molte volte le norme si basano su concetti generali che non tengono conto delle specificità singoli Stati. E’ un aspetto mutuato anche dallo Spazio economico europeo”. Ci sono poi delle procedure di sorveglianza reciproca “che servono per segnalare un’errata applicazione dell’accordo: l’Ue riceverà eventuali rimostranze di Paesi che diranno, per esempio, che San Marino o le sue banche fanno qualcosa contro legge, e parimenti potremo segnalare Stati membri o regioni o micro realtà che disattendono l’accordo, per esempio, se a uno studente sammarinese viene negata la possibilità di trasferirsi in Francia per studiare… Poi abbiamo il tema della risoluzione delle controversie, altro concetto importante: noi non saremo un Paese membro e soggetti a procedure di infrazione. Non è come per l’Italia, se non rispetta le normative sugli aiuti di Stato, per esempio, viene sanzionata o sono prese determinate misure. Per noi non avviene questo, per noi la procedura è diversa, è quella di risoluzione delle controversie, con un tentativo di conciliazione e tutto un percorso da fare nello spirito di sanare controversia.  Poi c’è la clausola generale di salvaguardia che si applica per noi ed è facoltà che ha San Marino per eventi di forza maggiore e casi che possono essere altamente impattanti per l’economia e il tessuto sociale sammarinese, è un aspetto che abbiamo negoziato con grande impegno negli anni e non riguarda la disapplicazione generale dell’accordo ma la sua disapplicazione temporanea legata certi aspetti”. Tutto quello che è tema delle controversie, laddove esce dalla sfera della conciliazione ed esce dal confronto, va alla Corte di giustizia europea che è altra sede in cui possono essere fatti valere quei principi e istituti fondanti dell’accordo”.

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