Home Dal giornale “Completiamo l’ultimo padiglione dell’ospedale”

“Completiamo l’ultimo padiglione dell’ospedale”

da Daniele Bartolucci

Manca davvero poco per vedere finalmente operativo il Centro ospedaliero di Kalala-Diboko, con sala operatoria, sala parto, ambulatori e 30 posti letto, fortemente voluto dall’associazione Carità senza Confini per fornire cure mediche e ospedaliere alle più di 45mila persone che vivono in un’area geografica molto particolare: la zona interessata si trova a sud-ovest della Repubblica Democratica del Congo e si trova all’incrocio tra due fiumi, Lulua e Luiza, che la isolano completamente dal resto della Regione in quanto non ci sono ponti che la collegano ai principali centri urbani. Questo isolamento geografico e la mancanza di infrastrutture si ripercuote su ogni possibilità di sviluppo e rende più difficile e costoso qualsiasi tipo di intervento. A maggior ragione per quanto riguarda la sanità: le 45mila persone che abitano in quest’area non hanno né un ospedale né un ambulatorio medico a cui rivolgersi in caso di necessità. Anche per questo, il tasso di mortalità tra le donne incinte, tra gli anziani e anche purtroppo i giovanissimi, è alta, spesso per cause facilmente curabili.

Proprio per questo, diversi anni fa, grazie anche all’esperienza maturata in progetti di questo tipo già realizzati in tutta l’Africa, Carità senza Confini ha deciso di accettare la sfida più grande, ovvero quella di realizzare  un progetto impegnativo come un ospedale,  in una regione povera di ogni infrastruttura, dove non è possibile reperire il materiale necessario per la costruzione e tutto deve essere trasportato sul posto con grandi costi di trasporto e dove si devono interrompere i lavori nella stagione delle piogge. Un impegno che richiede uno sforzo organizzativo e finanziario maggiore rispetto al normale, a cui grazie a numerosi finanziatori privati, si è riuscito a far fronte fino ad oggi. Uno sforzo, però, reso complicato ancora di più dalla pandemia e poi dal conflitto in Ucraina, che hanno causato un generale aumento del 30% dei prezzi per il trasporto e per il materiale, che è in buona parte importato dall’Europa.

“Proprio quando si sceglie di servire i più poveri fra i poveri”, spiegano dall’associazione, “si incontrano le difficoltà maggiori ma si incontrano anche i bisogni maggiori, che per questa gente, senza cure mediche, significa sofferenze e morte, che potrebbero essere evitate”. E questa è la grande motivazione che muove i volontari di Carità senza Confini, che si appellano di nuovo ai sammarinesi e in particolare agli imprenditori sammarinesi perché contribuiscano a realizzare anche l’ultima parte del progetto. Imprenditori che, va detto, non si sono mai tirati indietro in questi anni, fin dal “primo mattone” posato nel 2016: tra di loro numerose aziende ANIS, a cui l’associazione si è rivolta nelle scorse settimane chiedendo di far circolare questa nuova iniziativa. Nello specifico progetto del Centro ospedaliero di Kalala-Diboko, oltre ai contributi di privati, figurano infatti diverse aziende locali, che hanno contribuito o con donazioni in denaro o anche, laddove necessario, in beni materiali: Ceramica Del Conca (che da anni sostiene l’associazione finanziando direttamente progetti in diversi paesi africani, dall’Etiopia allo Zambia, per esempio), Colorificio Sammarinese, New Gattei Impianti, Marino Cristal, Marlù, Titan Tex, MyO, Banca Agricola Commerciale, Fondazione Graziana Graziani, Commissione Nazionale Sammarinese per l’UNICEF, Banca Cis,  Centro Missionario Diocesano, Croce Rossa Sammarinese, Eccellentissima Reggenza, Segreteria di Stato per gli Affari Esteri.

L’appello che l’associazione rivolge agli imprenditori è oggi quello di compiere questo ultimo sforzo e dare, finalmente, a questa popolazione non solo un Centro Ospedaliero avanzato con tanti servizi fondamentali, ma una vera e propria speranza per il futuro.

STATO DI AVANZAMENTO: ECCO COSA MANCA

Come detto, i lavori sono iniziati nel 2016 e ad oggi già 3 dei 4 padiglioni sono stati realizzati e resi operativi, ovvero quelli che ospitano il blocco operatorio, la sala parto, il laboratorio analisi e i vari ambulatori. Inoltre è stato fatto l’inventario di tutti i beni e delle attrezzature mediche, che sono anche state testate. In corso di ultimazione anche la fossa biologica per le latrine esterne.

Detto questo, ci sono ancora opere essenziali necessarie per il completamento, a iniziare dall’ultimazione del quarto padiglione, il più grande, di 224 mq più le verande, che ospita i reparti e la pediatria, con intonacatura, porte e finestre, soffitti, grondaie e canalizzazioni, impianti idraulico ed elettrico, posa delle piastrelle e tinteggiatura (piastrelle e vernici sono già sul posto). Come detto, oltre al completamento delle latrine esterne, devono essere realizzati anche l’inceneritore e la cisterna per l’acqua. Tutto questo per un costo di circa 131mila euro. Infine, nelle scorse settimane sono stati testati i pannelli fotovoltaici e purtroppo si è constatato che non sono in grado di fornire tutta l’energia elettrica necessaria alle attrezzature mediche, quindi si è reso necessario anche acquistare sul posto un generatore. A tutto questo va aggiunta ovviamente la spesa del materiale e della mano d’opera.

Per chi fosse interessato a contattare l’associazione Carità senza Confini e avere maggiori informazioni sulla possibilità di contribuire al completamento del progetto, può rivolgersi ai seguenti referenti: Rita Berardi, Presidente Carità senza Confini, Cell. 335 222873; Don Raymond Nkindji Samuangala, Responsabile in loco del Progetto, Cell. 366 1543211; Loredana Mazza, Vice Presidente Carità senza Confini, Cell. 333 1663851.

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