Home Notizie del Giorno Brevemente sull’interminabile “Dante e Giotto” di Vittorio Sgarbi

Brevemente sull’interminabile “Dante e Giotto” di Vittorio Sgarbi

da Redazione

Villa Torlonia, quella secondaria non quella di Roma, o meglio La Torre, come la chiamano i vecchi di qua, è un contenitore bellissimo. Raggiungibile e distaccato. Parcheggio e spazi accoglienti.

Il titolo dell’evento del 5 luglio è “Dante e Giotto” presentato da Vittorio Sgarbi fresco reduce da una diatriba morganica di cui non so nulla. La corte quasi gremita, l’ora è giunta e parte una sigla a tutto volume tipo giostre del Beato, una sigla stucchevole e interminabile. Non ho capito il significato ma non importa. Parla ora la signora Elisabetta Sgarbi che legge un proclama che va dall’invito ad applaudire questo all’invito ad applaudire quello etc. Parole. Poi parla La Sindaca ovvero il sindaco di San Mauro Pascoli, signora Garbuglia, che guarda un po’ parla di Pascoli… (qua è obbligatorio) e si fa apprezzare perché non legge e sbriga le formalità in breve tempo. Poi Alberto Cassani, Regione E.R. e son parole sull’alluvione e la cultura. Il tempo si allunga e ben maturo arriva Vittorio Sgarbi che sparge parole su questo e quello, su diatriba del giorno prima, etc., fa felice la Romagna con parole su Balestra e la giunta con parole su Pascoli e la gallina storna (voce del verbo stornare) ma… Dante e Giotto?

Giotto finalmente arriva e Sgarbi, chapeau, con quattro quadri e quattro parole ci apre il mondo di Anna e Gioacchino (Cappella Scrovegni) fino a conquistarmi il cuore definendo l’abbraccio fra i due il più del bacio della storia dell’arte alla faccia di Hayez e Klimt.

Ma quando si recita a soggetto non c’è scampo e passando a Dante si passa, muss es sein es muss sein, ad un canto qualsiasi, ma guarda un po’ il V°, quello che in Romagna viene citato insieme a Pascoli (ah Franceschina Franceschina storna…), che ci attende ‘caino’. Avviene quello che l’accoglienza romagnola ha accolto quando il cameriere ci spiega a tutti i costi ogni macchiolina sul piatto e sul tortello.

Non ci sono più i colori magnificamente illustrati (scusino la similitudine) dal Vittorio. Sono le immagini del quinto canto spezzettato, recitato e non interpretato. Sgarbi ci spiega oppure ci traduce il testo quale l’incomprensibile tortello ai Torlonici.

Osa anche dire, per chi non l’avesse ancor capito, che ci sarà un omicidio… anzi no! scusate… dice lui esattamente “un femminicidio”. Paolo venne dunque risparmiato, immagino…

Infine, dunque non cadde come corpo morto ma dovette inchinarsi alla parcondicioconvegnoconsensoapplauso anche stasera, dopo aver fatto la cavallina…

Il tosco stasera, in Emilia Romagna avrebbe detto: “Poesia l’è morta”.

Teresio Massimo Troll

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