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Editoriale: “Non solo la pioggia urla PRG!”

da Daniele Bartolucci

L’alluvione che ha colpito la Romagna e le frane in Valconca e in Valmarecchia hanno solo lambito il territorio di San Marino, ma messo in allerta anche cittadini e istituzioni dell’antica Repubblica. Perfino l’architetto Boeri ha tirato in ballo San Marino, invitando la popolazione a richiedere con forza il “suo PRG”, perché questo strumento garantirebbe maggiori tutele nei confronti del rischio idrogeologico e non solo. In un territorio così delicato, del resto, viene da chiedersi come si possa gestire, pianificare e urbanizzare campagna, colline e monte Titano con regole vecchie del secolo scorso. Ma non è solo la pioggia a urlare: “Nuovo PRG!”. Tutta San Marino, cittadini e imprese, lo grida da anni. Uno strumento urbanistico al passo coi tempi e in grado di guardare ai prossimi venti o trenta anni, significa sviluppo. A tutti i livelli. Per definire finalmente le aree agricole e quelle edificabili, per ridisegnare le aree produttive e collegarle con una viabilità moderna ed efficiente, per riequilibrare il consumo del suolo attivando una sana operazione di demolizione e ricostruzione con nuove destinazioni d’uso di manufatti fatiscenti o inutilizzati. E per dar vita, finalmente, anche a quei piani di opere infrastrutturali che da decenni tengono San Marino legato, appunto, al ‘900: produzione dell’energia, depurazione e captazione delle acque, smaltimento dei rifiuti… Ce n’è per tutti i gusti e tutte le stagioni. Il PRG è essenziale, per dare una rotta certa al Paese, a chi ci vive e a chi deve investirci. Non può essere la paura degli allagamenti a spingere verso la sua attuazione. Ma nemmeno la “paura dello sviluppo” può frenarla. 

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