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Poi però fiorisci, come un miracolo qualunque

da Simona Bisacchi

Quando la situazione si fa pesante. Quando vorresti scappare ma il punto di fuga è solo un’illusione ottica. Quando sei un invitato irrinunciabile al gran ballo dei folli… Tu non dimenticarti di fiorire.

Apriti a un sorriso. Butta fuori una parola cortese. Fai in modo che la tua presenza sia come un buon profumo dentro una stanza.

Respira, perché “Se il tuo cuore è un vulcano, come puoi sperare che nella tua mano sboccino fiori?” (“Sabbia e spuma”, Kahlil Gibran).

Fiorisci. Perché si deve passare dalla delicatezza di un fiore per ottenere la sostanza del frutto.

I peschi hanno bisogno di riempirsi di quei calici di petali rosa – belli in modo assurdo – e di proteggerli, perché a ognuno di loro corrisponderà una deliziosa pesca. E per quanto sia bello quel fiore, non sarà mai buono come quel frutto. È il frutto che ti nutrirà, che ti riempirà di dolcezza. Ti rinfrescherà. Ti darà la possibilità di quietare la fame.

Fiorisci con i tuoi tempi, nel giardino che hai scelto. Senza aspettare troppo. Ma anche senza lasciarti ingannare dal sole di febbraio, che frettolosamente fa aprire i boccioli, senza che siano pronti a sopportare la brezza fredda precedente la primavera, cadendo così senza produrre.

Non fare come le erbacce che con la bella stagione si alzano e si moltiplicano solo per soffocare il raccolto, e non hanno altro destino che essere odiate o estirpate dalla vanga.

Nutriti di luce. Un’alba. Il tramonto che intravedi mentre torni a casa dal lavoro. Il piccolo arcobaleno che un raggio di sole costruisce sul tuo bicchiere. Caccia via le recriminazioni, gli intrighi e le voci non verificate, esattamente come le foglie sputano l’anidride carbonica. 

Puoi anche prendere ispirazione dalla calendula, che non ha voglia di aprire i petali nei giorni di pioggia, perché ognuno si protegge come può. O da quei fiori che si aprono solo di notte, quando nessuno li vede, perché il caos del mondo preferiscono viverlo un po’ in disparte.

Anne Morrow Lindbergh, aviatrice e scrittrice del ventesimo secolo – una vita da romanzo (ma in fondo quale vita non lo è?) – si domandava “Non capisco perché mi ritrovo sempre a chiedere egoisticamente miracoli personali ed individualistici, quando ogni anno assistiamo a miracoli come quelli della fioritura del corniolo bianco”.

Spezza quella abitudine che non ti fa accorgere di come e quando gli alberi fioriscono intorno a te.

Tenta qualcosa di diverso che riesca a spostare l’attenzione dall’albero spoglio, che senti di essere, e ti faccia avvertire la linfa che scorre anche quando non te ne accorgi, anche quando sembra che ormai dai rami possano pendere solo foglie morte.

Poi fiorisci. A modo tuo. Come un miracolo qualunque.

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