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A Marino Capicchioni, “il liutaio” del Monte Titano

da Alessandro Carli

Nel 1983, esattamente 40 anni fa, la Repubblica di San Marino ha inaugurato il monumento che la scultrice Marina Busignani Reffi ha dedicato a Marino Capicchioni per celebrarne la grandezza. L’opera, che si trova al museo all’aperto, precisamente nei giardini del Teatro Turismo e che si intitola “A M. Capicchioni liutaio”, è un omaggio all’arte del Maestro.

Ad aiutarci a “recuperare” la sua vita e la sua abilità con il legno, il portale www.capicchioni.com. Marino Capicchioni nacque a Santa Mustiola nella Repubblica di San Marino il 28 giugno1895. In giovane età iniziò a frequentare il laboratorio di un falegname locale apprendendo il mestiere di bottaio ma anche di intagliatore ed ebanista. Solo in seguito emerse il suo interesse per la fabbricazione di strumenti musicali. In un primo tempo si dedicò alla realizzazione di alcune chitarre mentre, all’età di 24 anni, costruì il suo primo violino. Nel 1929 si stabilì permanentemente a Rimini dove iniziò l’attività da professionista con una bottega propria. Partecipò, in seguito, a numerose mostre e concorsi in tutta Italia ottenendo numerosi consensi e riconoscimenti; già nel 1931, evidenziando un precoce quanto straordinario talento, vinse una Medaglia d’oro all’esposizione di Padova e nel 1937 gli furono conferiti un diploma d’onore e una medaglia d’argento con un quartetto al concorso di Cremona in occasione del bicentenario della morte di Stradivari. Si dedicò sempre alla sua attività con grandissimo amore e fervore cercando di migliorare costantemente la qualità delle proprie realizzazioni: l’attività di ricerca fu continua e ne è chiara testimonianza il gran numero di strumenti realizzati nella sua bottega.

Il Dizionario universale dei Liutai del Vannes segnala che, nel 1948, Capicchioni aveva al suo attivo 350 violini, 10 viole e 20 violoncelli. Dalla metà degli anni Quaranta cominciò a lavorare con lui il figlio Mario con il quale condivise l’attività fino al 19 ottobre 1977, momento della sua morte.

Analizzando la globalità della sua opera, si possono distinguere due diversi periodi: il primo arriva alla fine degli anni trenta mentre il secondo, detto “epoca d’oro” per la maturità artistico ormai completamente raggiunte, si stende dagli anni quaranta alla scomparsa del maestro. La produzione degli anni venti e primi trenta si contraddistingue per la continua ricerca di soluzioni tecniche e stilistiche; si nota, a fronte di una buona tecnica, una personalità ancora poco spiccata da parte del maestro. A rendere famose, e quindi ambite dai più importanti musicisti italiani, le opere di Capicchioni sono state, sicuramente, gli strumenti dell’epoca d’oro. Pur ispirandosi ai modelli classici di Stradivari e Guarneri il Maestro riuscì rivisitarli aggiungendo il plusvalore di una personalissima impronta al proprio lavoro, tanto da renderlo praticamente inconfondibile.

Impiegò sempre del materiale di eccezionale qualità e, per esaltare ancor più la marezzatura del legno, sviluppò un particolare trattamento a cui sottoporre lo strumento “in bianco”. Con la stesura della vernice, poi, cercava di dare allo strumento un aspetto non nuovo, aumentando la concentrazione del colore nelle concavità, schiarendo i bordi così da evidenziare, in maniera ancora più marcata, la venatura dell’abete con cui veniva fabbricata la tavola armonica. Il colore della vernice è solitamente giallo-oro, ma non mancano strumenti di un notevole rosso vivo. Il lavoro di Marino Capicchioni fece una vera e propria moda già a partire dagli anni Sessanta e ciò continua fino ad oggi anche per merito della eccellente sonorità dei suoi strumenti. 

David Oistrach, Yehudi Menhuin, Salvatore Accardo, Felix Ayo, Pina Carmirelli, Anna Maria Cotogni, Arturo e Rodolfo Bonucci, Luigi Alberto Bianchi, Franco Rossi, Mstislav Rostropovitch, Amedeo Baldovino sono solo alcuni tra i virtuosi che hanno apprezzato le opere del maestro sanmarinese al punto di farne compagni di viaggio con cui esprimere la loro straordinaria abilità. Un quartetto di strumenti, poi, è stabilmente esposto al Museo Stradivariano di Cremona insieme alle realizzazioni di coloro che erano stati punto di riferimento cui tendere.

L’AUTRICE

Marina Busignani Reffi (1930–2006) è stata una pittrice, scultrice, ceramista e politica sammarinese. Nata nella Città di San Marino, Marina Busignani Reffi ha studiato arte all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove ha avuto come maestri Giorgio Morandi, Virgilio Guidi e Luciano Minguzzi. Dal 1956 al 1989 è stata attiva presso la manifattura ceramica sammarinese SAM. Nel 1976 incoraggiò lo sforzo degli artisti sammarinesi di costituirsi in associazione e nel 1978 fu la prima presidente dell’Asart.

Alla Biennale di Venezia è stata commissaria ed è stata la prima a rappresentare il suo paese d’origine all’evento. Ha rappresentato San Marino anche in mostre altrove durante la sua carriera. 

Marina Busignani Reffi è stata attiva negli ambienti culturali italiani per tutta la vita e ha annoverato tra i suoi amici l’artista Emilio Vedova.

Il suo monumento in pietra del 1981 al liutaio Marino Capicchioni può essere visto nella Città Vecchia di San Marino, dove è esposto come parte del Museo all’aperto; altre opere in mostra in città sono “History of Science” (1963, cemento) e le non datate “Testimony 1” e “Testimony 2”, entrambe in pietra. 

Le sue opere sono arrivate in tanti Paesi del mondo “dove io – scherzava – non sono mai andata”.

Il riconoscimento di cui andava più fiera glielo conferì la Francia, nominandola Cavaliere delle opere e delle arti.

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