Gli italiani decideranno il 25 settembre chi e con quale programma governerà il Paese dopo Mario Draghi. Sempre ammesso che chi vinca le elezioni abbia poi i numeri per governare e non debba ripiegare – come avvenuto negli ultimi anni – su alleanze variopinte o alleanze allargate, dal 26 settembre sarà chiaro chi terrà le redini del gioco in Parlamento. E anche chi avrà l’onere di gestire i rapporti con l’esterno, quindi anche con San Marino. Anche per questo dal Monte Titano guardano con attenzione e interesse al risultato elettorale dei “vicini”. Al di là delle simpatie e del tifo di parte, ci sono questioni fondamentali che dovranno essere affrontate a livello governativo. Che verranno affrontate sia che vinca una parte o l’altra. Cambierà semmai il metodo, l’approccio e gli obiettivi. Che non sono quasi sicuramente quelli della campagna elettorale, in primis la questione frontalieri, su cui tutti hanno avanzato promesse per accaparrarsene il voto, conoscendone criticità e disagi (ma evitando tutti accuratamente di ricordare l’inattività degli ultimi anni su questi temi e i problemi creati con il caso targhe, l’assegno unico familiare o il mancato aumento della franchigia). Ma le questioni da risolvere sono altre, ben più importanti: il piano d’emergenza energetica, che lega i due Paesi a doppio filo è l’esempio più attuale, ma di tavoli aperti ce ne sono decine. Dalla sanità al mercato del lavoro, passando per la finanza e il Memorandum con Bankitalia, fino ovviamente all’appoggio nel percorso di avvicinamento e integrazione all’Europa. Da come verranno affrontate dipende anche gran parte del futuro di San Marino.
Editoriale: dalle urne al dialogo con il Titano
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