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Crisi del gas, c’è già un Piano di emergenza

da Daniele Bartolucci

Tutta l’Europa si prepara ad affrontare la “crisi del gas”, non solo per via del suo prezzo ormai schizzato alle stelle, ma soprattutto di fronte alla sempre più concreta possibilità che la Russia sospenda l’attuale fornitura. Lo stesso sta facendo l’Italia, ma anche San Marino ha già approntato il suo Piano di Emergenza Gas naturale, deliberato dal Congresso di Stato nella seduta del 2 agosto ed ora nella fase di elaborazione ed integrazione con i vari Uffici dello Stato, come ha annunciato il Segretario competente, Teodoro Lonfernini. “Un piano”, ha spiegato, “che si aggancia ovviamente, per ragioni di territorialità e di rapporti diplomatici, con quello approntato dall’Italia, con cui siamo costantemente in contatto su questo tema al fine di siglare i necessari protocolli per garantire al nostro Paese l’approvvigionamento di gas alla cittadinanza e alle imprese. Il rischio, di cui condivido da tempo la preoccupazione con i colleghi di Governo, tutta la politica e la popolazione, è che si possa arrivare alla decisione, estrema, di razionare l’erogazione di gas, con tutte le conseguenze del caso. Spero che la diplomazia riesca a risolvere la questione quanto prima, ma come Governo, al pari degli altri Stati, dobbiamo premunirci verso una emergenza di tale portata. San Marino”, ricorda infatti Lonfernini, “è dipendente al 100% dall’esterno per quanto riguarda l’approvvigionamento di gas e non ha siti di stoccaggio come hanno altri Paesi (vedi l’Italia, che ne sta accumulando quasi l’80% del proprio fabbisogno, ndr), per cui in primis occorre garantire questo approvvigionamento e lo stiamo facendo sia a livello di contratti con i fornitori, sia a livello diplomatico con l’Italia. In parallelo occorre far passare un messaggio chiaro a tutti i cittadini, perché oggi più che mai occorre contingentare l’utilizzo di energia, in particolare il gas per le ragioni anzidette, ma anche la corrente elettrica e l’acqua, evitando sprechi e modificando alcuni stili di vita, a iniziare dalla temperatura delle proprie abitazioni e dei propri luoghi di lavoro”.

Anche perché nei prossimi giorni è previsto un nuovo incontro tra Autorità e Aass sul tema tariffe e molto probabilmente, visto come si sta muovendo il mercato in questo periodo, si parlerà di nuovi aumenti.

LE CONTROMOSSE DELL’UNIONE EUROPEA

Come detto, l’Unione Europea si sta attrezzando di fronte ad ogni eventualità, compresa quella di uno stop “vendicativo” da parte di Putin, tanto che ha già predisposto un vasto piano per rendersi indipendente dai combustibili fossili russi (Repower Eu) e ha introdotto a fine luglio dei tetti ai consumi (volontari ma potenzialmente obbligatori nel caso scatti un’emergenza sulle forniture) e proprio in questi giorni il dibattito tra i vari Paesi ha portato ad un accordo – con diverse esenzioni e deroghe – che prevede un taglio (volontario e in caso di emergenza obbligatorio) del 15% dei consumi nel periodo dal primo agosto 2022 al 31 marzo 2023.

Una risposta politica, di fatto al presidente russo, Vladimir Putin. “Abbiamo dimostrato unità e solidarietà e che il suo tentativo di usare il gas per dividerci fallirà. Faremo tutto il necessario per garantire la sicurezza di approvvigionamento e proteggere i nostri consumatori”, ha ribadito la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, rimandando al prossimo Consiglio dei ministri europei dell’energia, convocato in seduta straordinaria per il 9 settembre.

Non sarà affrontato però in quella seduta, ma “entro ottobre” ha assicurato la Commissaria all’Energia, Kadri Simson, il tema del tetto al prezzo del gas: una proposta tanto cara al governo italiano che l’ha lanciata per primo in tempi non sospetti e che ora inizia a far breccia nei “muri” alzati da alcuni Paesi, Germania compresa. Una Germania che, a quanto pare, si trova sempre più in difficoltà sul terreno degli energetici, prova ne è non solo questa apertura alle proposte italiche (ma non solo italiche), ma soprattutto l’attivazione della prima fase del proprio piano emergenziale, che ha fatto scattare già in questi giorni diverse limitazioni.

ITALIA VERSO COPRIFUOCO E RAZIONAMENTI

Il Governo Draghi e il ministero della Transizione ecologica, come noto, si sono mossi per tempo attivando, già il 27 febbraio, solo 3 giorni dopo l’invasione dell’Ucraina, lo stato di pre-allarme per il gas. Tale piano, però, prevede tre diversi livelli di emergenza, a seconda della disponibilità di gas e alcune misure sono già scattate: negli uffici pubblici le temperature non possono essere superiori ai 19 gradi durante l’inverno o inferiori ai 27 gradi d’estate. Il terzo livello di emergenza, invece, su cui si sta discutendo proprio in questi giorni e che dovrebbe essere quello a cui anche San Marino si dovrà agganciare tramite i protocolli citati dal Segretario Lonfernini, prevede misure più drastiche: nelle abitazioni le temperature dei termosifoni dovranno essere ridotte di 2 gradi, limitando anche l’orario di accensione; ai Comuni potrà essere chiesto di ridurre l’illuminazione pubblica nelle strade e sui monumenti fino al 40% dei consumi totali, mentre gli uffici pubblici potrebbero chiudere anticipatamente, così come potrà essere chiesto ai negozi ed esercizi commerciali di abbassare le saracinesche entro le 19, mentre i locali (bar, ristoranti, pub e discoteche) avrebbero il coprifuoco fissato alle 23. Un’eventualità che ha già fatto scattare dalla sedia le principali associazioni di categoria, a partire da quelle più colpite come il SILB e Confcommercio, in particolare le sedi nelle località più turistiche, dove questa “mazzata” arriverebbe dopo due anni vissuti al rallentatore e a singhiozzo a causa dei lockdown imposti dall’emergenza sanitaria.

Ma pesanti ricadute si avrebbero anche sulle altre imprese, visto che il piano del governo prevede, al momento, il coinvolgimento delle industrie più affamate di energia, le cosiddette energivore, che potrebbero vedersi interrompere la fornitura di energia per un periodo limitato di tempo. Una eventualità che Confindustria vorrebbe evitare, chiedendo come ha fatto il Presidente Carlo Bonomi, di puntare sui razionamenti nel settore civile e non su quello imprenditoriale. Secondo i dati del centro studi di Confindustria, infatti, abbassare fino a tre gradi la temperatura di tutto il settore civile porterebbe a un risparmio di circa 30 milioni di metri cubi al giorno, un dato che corrisponde al 50% del consumo medio giornaliero di tutto il settore industriale. La preoccupazione in tal senso è la stessa anche a San Marino, dove da qualche mese l’economia è in ripresa dopo la pandemia e certe limitazioni rischierebbero seriamente di frenarla in maniera drammatica.

AUTOPRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA

San Marino si sta muovendo verso nuove possibilità di produzione di energia elettrica, in attesa della riforma strutturale del mercato dell’energia annunciata dalla Von der Leyen durante una conferenza stampa a Bled in Slovenia, che dovrebbe portare – svolta epocale – allo sganciamento del costo dell’energia elettrica dal prezzo del gas, che oggi trascina il primo verso i picchi record senza una reale corrispondenza di mercato. Come annunciato a inizio estate, è in corso una mappatura complessiva del territorio per individuare tutti gli spazi, tetti e terreni, su cui potenzialmente installare impianti fotovoltaici: “Molti spazi”, ha spiegato il Segretario al Lavoro che ha la delega all’AASS, Teodoro Lonfernini, “penso ad alcuni edifici in centro storico, non sono idonei ovviamente, ma altri, tanti altri sì. Pubblici e privati, compresi quelli delle aziende produttive, su cui apriremo un confronto anche con ANIS per evidenziare eventuali possibili interventi”. Ma quanto vale questo intervento in termini di autonomia? “Abbiamo stimato che un intervento massiccio possa portare la produzione interna di energia elettrica a percentuali tra il 18 e il 25% del nostro fabbisogno. Sarebbe un risultato importante, ma deve essere chiaro a tutti che non rappresenta la soluzione finale, perché dovremo comunque importare il resto”. Il ragionamento quindi torna agli accordi e ai contratti con l’esterno, ma si estende anche ad altre tematiche: “Il gas non possiamo produrlo né estrarlo in territorio, ma l’acqua, altro bene assai prezioso, può rappresentare un tema su cui progettare investimenti e infrastrutture”.

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