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Gli Stati Generali della Cultura del Sole24Ore e Città di Torino

da Redazione

Le dichiarazioni fatte da Innocenzo Cipolletta (Pres. Confindustria Cultura Italia), Antonio Calabrò (Presidente Museimpresa e Vicepres. Unione Industriali Torino) e Luigi Abete (Presidente Associazione Imprese Culturali Creative) intervenuti agli Stati Generali della Cultura del Sole 24 Ore e Città di Torino, in corso presso il Museo del Risorgimento di Torino.

 Sul ruolo dei privati nell’economia della cultura, vera chiave per il rilancio economico del settore, è intervenuto questa mattina agli Stati Generali della Cultura del Sole 24 Ore e Città di Torino il Presidente Confindustria Cultura Italia Innocenzo Cipolletta, il quale ha ricordato come da due anni “assistiamo ad un rinnovamento del mondo della cultura, le imprese hanno saputo reagire e stanno ancora reagendo alla crisi provocata dalla pandemia innovandosi e rinnovandosi per andare incontro a quella che di fatto è stata una riscrittura dei consumi culturali. Per farlo ci sono voluti visione e coraggio – ha sottolineato il Presidente di Confindustria Cultura Italia – senza mai dimenticare il valore economico e sociale che la cultura porta con sé. Adesso c’è maggiore riconoscimento, anche a livello europeo, del contributo del settore al benessere collettivo e individuale. Un aspetto questo che in tempi di guerra, come quello attuale, può rappresentare un antidoto alla violenza e una rete per ricostituire relazioni internazionali. Come Confindustria Cultura Italia – ha proseguito Cipolletta – analizziamo le professioni portanti del settore culturale per verificare la possibilità di organizzare corsi di formazione e percorsi professionali. Inoltre ci devono essere finanziamenti per far crescere le piccole imprese della cultura e consentire loro di proseguire. Un’idea da mettere in atto potrebbe essere creare un Fondo per sostenere queste imprese o un Fondo di venture capital per lo stesso scopo”.

Antonio Calabrò, Presidente di Museimpresa e Vicepresidente dell’Unione Industriali di Torino, ha sottolineato come l’Art bonus vada esteso a imprese che investono in beni culturali privati.

“Si pensa di solito che le imprese finanziano le attività culturali, si tratta di una dimensione mecenatesca, ma le imprese sono soprattutto attori culturali, imprese è cultura, i processi industriali sono processi culturali, i brevetti sono processi industriali, Giulio Natta premio Nobel, un contratto di lavoro, la fisica e la chimica, conquistare un mercato: tutto questo è processo culturale. Se si perdessero gli archivi industriali sarebbe perdita culturale. Quel patrimonio è patrimonio del paese. L’Art bonus è uno strumento eccellente, può funzionare meglio, ma va esteso anche ai privati che investono sul loro patrimonio culturale, in beni culturali privati che possono creare meccanismi di sviluppo”.

Luigi Abete, Presidente AICC-Associazione Imprese Culturali e Creative. “Superata la fase emergenziale della pandemia – ha esordito Abete – ci lasciamo alle spalle una stagione di misure di sostegno alle imprese del comparto culturale e creativo insufficienti, utili solo a dare un parziale ristoro agli operatori della filiera. Oggi è arrivato il tempo di pensare al futuro: è il momento di guardare avanti puntando, ancora di più, sulla cultura e sulle imprese del settore in un balance fra privato e pubblico. Adesso è il momento di esercitare pienamente la capacità di dialogo, di fare rete e di rafforzare i partenariati. Basta pensare che accostare l’impresa privata al patrimonio culturale sia un’antitesi. Pensare che tutto debba essere pubblico quando parliamo di patrimonio culturale è una miopia che ostacola innanzitutto il progredire delle aree ad alta densità di beni materiali e immateriali a base culturale.”

Il Presidente di AICC ha ribadito come l’impresa privata venga ancora oggi relegata a un ruolo subalterno quando si parla di investimenti, laddove invece bisognerebbe poter investire sul medio-lungo periodo. “Pubblico e privato, insieme, cogliendo le opportunità offerte dal PNRR e realizzando progetti con un approccio ampio di filiera, possono attivare meccanismi rigenerativi permanenti con un indotto esteso sul territorio, a partire dalla valorizzazione dei beni culturali diffusi. Una concentrazione di ricchezza che è la vera cifra distintiva del nostro Paese. Recuperare risorse per dare spazio ai progetti esclusi dalla selezione dei 229 borghi”, ha concluso Abete.

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