Home Dal giornale L’otto per raccontare l’uomo sempre più “metamorfico”

L’otto per raccontare l’uomo sempre più “metamorfico”

da Alessandro Carli

È grazie alla stenografa Frida Vigdorova che ci sono giunti alcuni frammenti del processo a cui fu sottoposto Iosif Aleksandrovič Brodskij e che furono successivamente diffuse in samizdat, in maniera quindi illegale. La clandestinità per far fronte alla censura governativa, per “raccontare” e non disperdere frammenti essenziali di vita. Nel gennaio del 1996, Brodskij è andato a impreziosire il “Père-Lachaise” di Venezia, il cimitero di San Michele, piantato in mezzo all’acqua nordica della laguna, tra le Fondamente Nove e Murano, la fatamorgana del vetro soffiato. Così, idealmente, ci piace immaginare che ad ammirare il Palazzo Donà dalle Rose, sede del Padiglione di San Marino alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia che ha aperto il 23 aprile (alla vernice, oltre ai Segretari di Stato Andrea Belluzzi e Stefano Canti anche la stilista Elisabetta Franchi in qualità di madrina dell’evento e l’allenatore della nazionale italiana di calcio Roberto Mancini; a tarda serata, nella grande sala del primo piano, si è tenuta un’asta benefica di borse della Franchi, il ricavato è stato devoluto in beneficenza all’Unicef), non ci siano solamente i visitatori di oggi ma anche quelli del passato: Brodskij, come detto, ma anche Igor’ Fëdorovič Stravinskij, Emilio Vedova, Helenio Herrera, Ezra Pound, Christian Andreas Doppler e il suo celebre “effetto”, quindi l’apparente cambio di frequenza e lunghezza d’onda di un’onda percepita da un osservatore in moto relativo rispetto alla sorgente dell’onda stessa.

Quella stessa onda su cui surfano gli otto artisti chiamati a rappresentare – sino al 27 novembre e sotto il titolo “Postumano Metamorfico” (che allude alla naturale tensione dell’uomo verso il futuro, tra possibili trasformazioni e nuove forme di esistenza e coesistenza) – il Monte Titano: Elisa Cantarelli, Nicoletta Ceccoli, Endless, Michelangelo Galliani, Rosa Mundi, Roberto Paci Dalò, Anne-Cécile Surga e Michele Tombolini, selezionati da un comitato scientifico composto da Alessandro Bianchini, Roberto Felicetti, Cristian Contini, Fulvio Granocchia, Pasquale Lettieri, James Putnam, Riccardo Varini e Angela Vettese.

All’esterno del Palazzo, sulla sinistra dando le spalle alla laguna, “Un giardino imperfetto” di Michelangelo Galliani, una grande scultura in marmo bianco, in stile Neoclassico (Antonio Canova era nato a qualche manciata di chilometri dall’antica Repubblica marinara, a Possagno del Grappa), appoggiata in una vasca ricoperta d’acqua da cui emerge un fitto intreccio di tronchi e rami dorati a foglia d’oro zecchino. Sempre en plein air si trova la “scatola” ideata da Elisa Cantarelli, “WRP WITHout esSENZA” dove le bottiglie di plastica, ognuna impreziosita da 59 “perle” (tante quante sono le edizioni della Biennale d’arte), portano il visitatore ad avviare la propria metamorfosi sociale e ambientale.

Al centro del pianoterra del Palazzo, come una nave, si staglia la grande opera di Endless, “The Endless Transfiguration”, un’installazione poderosa e colorata (tra le immagini che la compongono anche qualche netto riferimento alla sua patria, l’Inghilterra) che unisce la natura, oggi resiliente ma sempre fondamentale, al processo che sta attuando e vivendo l’uomo.

Sulla sinistra, dopo aver superato la stanza che “custodisce” il bel progetto di Michele Tombolini (“Digital Humanity”: cinque grandi opere su tela con inserti digitali che portano a una riflessione sulla condizione dell’essere umano dopo l’avvento di una tecnologia tanto evoluta quanto alienante e sull’età che avanza), i “Risvegli” di Nicoletta Ceccoli e Roberto Paci Dalò: le tre ragazzine su sfondo blu, bellissime e algide, malinconiche, delicate della Ceccoli osservano, da dirimpettaie, le fiabe alchemiche disegnate su un pannello dall’artista multimediale e docente dell’Università di San Marino.

Nel lato destro del Palazzo Donà dalle Rose, dando sempre le spalle a Murano, il “Posology Humanity’s Time” di Rosa Mundi, un’installazione – realizzata con una serie di oggetti che il mare ha restituito – che racconta, con armonia e grande senso dello spazio, l’evoluzione dell’uomo.

Ha invece la forza di una nuova “Spoon river” il “Body Memories – Matter Memories” di Anne-Cécile Surga: corpi, scolpiti nel marmo (lo stesso materiale di alcune lapidi ma anche, come nel caso di Galliani, un omaggio al Maestro di Possagno), che raccontano, come nella celebre “collina” di E. L. Masters, ricordi di un passato che cerca una nuova vita. Postumana e metamorfica.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento