Home Dal giornale Speciale cultura: cosa fare per il vento di guerra che si è alzato

Speciale cultura: cosa fare per il vento di guerra che si è alzato

da Simona Bisacchi

Poi d’improvviso ti fermi e ti chiedi come si misura la velocità del vento. Ti chiedi quanto possa rallentarlo l’attrito causato dalle foreste, dalle montagne o dalle preghiere. Ti chiedi cosa puoi fare tu, per un vento di guerra che si è alzato a poco più di duemila chilometri da te, e che avverti così vicino da sentirne la brezza sul collo.  A chi chiedeva come si può promuovere la pace nel mondo, Madre Teresa di Calcutta rispondeva: “Vai a casa e ama la tua famiglia”. Un consiglio così semplice, che tocca corde così profonde. Amare significa conoscere, prendersi cura. Significa non sottolineare ogni sbaglio, non legarsi al dito ogni affanno. Significa dire grazie. Passare sopra a situazioni di nessuna importanza. Trovare un accordo, raggiungere un compromesso, su situazioni di importanza imprescindibile. Significa confrontarsi, senza pretendere di avere ragione. Instaurare un dialogo, sempre, anche quando non si trovano le parole, piuttosto inventale, perché dove c’è dialogo i fantasmi che si hanno dentro vengono alla luce e non fanno più così orrore. In giorni in cui la paura spinge a cupe riflessioni sul futuro e in cui l’indifferenza fa illudere che tutto sia tornato a uno splendore che non si intravede più da decenni, andare a casa e impegnarsi ad amare la propria famiglia è una scelta di vita rivoluzionaria. E rivoluzionario, ancora una volta, è Gianni Rodari che con il suo “Promemoria” insegna ai bambini – e a chi bambino non è più – che la vita va costruita un attimo alla volta, per raggiungere obiettivi importanti: “Ci sono cose da fare ogni giorno: lavarsi, studiare, giocare, preparare la tavola a mezzogiorno. Ci sono cose da fare di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, orecchie per non sentire. Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte, né per mare né per terra: per esempio la guerra”. Non è necessario impararla a memoria, è importante metterla in pratica, perché quando la giornata è piena di impegni, risate e doveri, non si ha voglia di litigare, si ha voglia – e il diritto – di sognare. E anche noi adulti decliniamo questa poesia nel nostro caso: lavoriamo onestamente, troviamo almeno un motivo al giorno per sorridere, prepariamo una tavola allegra e concediamoci la notte per fermarci, per non ascoltare le preoccupazioni, per lasciarci ispirare dalla quiete.

Giulio Cesare, che di battaglie se ne intendeva, scrisse che “In guerra gli eventi importanti sono il risultato di cause banali”. Cerchiamo di essere noi quelle cause banali. Mettiamo in pratica la banalità del bene.

Il bene che si vuole alle persone. Il bene che fa compiere incomprensibili atti di generosità. Il bene che si decide di compiere anche quando non conviene.

Quando non si hanno più certezze, in realtà rimane la certezza più grande: le nostre scelte fanno la differenza. Me lo ha scritto su un foglietto il mio compagno, come nota da tenere a mente.

Scegli ogni giorno. Scegli con cura, perché i sì e i no – che sei chiamato a pronunciare mille volte in ventiquattro ore – hanno un peso. Scegli se essere contento. Se fare un gesto cortese. Scegli di non perdere tempo cercando di rinchiudere il Grecale o la Tramontana in un bicchiere. Ma lascia circolare libera la tua folata di pace quotidiana.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento