Home AttualitàCultura Visto per voi a teatro: il primo weekend di Santarcangelo 2021

Visto per voi a teatro: il primo weekend di Santarcangelo 2021

da Alessandro Carli

Classico e quindi innovativo, felliniano per vocazione e luogo (lo spettacolo è stato ospitato all’interno della Sala Pamphili di Rimini), Sovrimpressioni di Deflorian / Tagliarini porta gli spettatori nella “stanza dei bottoni”, nella spazialità spesso negata al pubblico, quella cioè dei camerini. Lo spunto iniziale, quel “Ginger e Fred” del Maestro, in realtà è un pre-testo per raccontare la desolata malinconia di una coppia di anziani artisti, Pippo e Amelia, un tempo conosciuti per l’imitazione di Rogers e Astaire e che, dopo anni di dimenticanza, vengono richiamati in scena. Tra battute acute – lei che gli dice “Non hai il fascino di un Romeo Castellucci” ha il suo profondo perché – e l’attesa della “chiamata in scena”, lo spettacolo, ben levigato e che si erge più sulla Deflorian (una conferma!) che su Tagliarini, nasce, si compie e si chiude con lineare professionalità ma senza quel climax, quel colpo secco di spazzola che pettina i capelli e ti dà il tocco finale prima di andare in scena.

È invece poco più di un saggio di fine laboratorio teatrale Climatic dance di Amanda Piña – Nada Productions, allestito Nellospazio: dopo un’intro parlato in inglese sullo stato di salute dell’ambiente e sulla biologia, la performance si riduce a una danza tribale piuttosto lenta (la tentazione personale è stata quella di cercare la funzione accelerata dei vocali che si mandano Whatsapp) attorno a un elemento “forte”, una montagna gonfiabile, che accetta i movimenti e le musiche delle artiste. Un lavoro ben impacchettato che però rimane sul palco, privo di pathos per gli occhi.

Le due proposte del 10 luglio contengono una bugia: sia Romantic disaster che Curva cieca sono stati presentati come “studi”. Se proponi uno spettacolo e fai pagare il biglietto, quello che vedi è già uno spettacolo, un’installazione o una performance e non uno studio. Premessa doverosa per due lavori che contengono in nuce una profonda bellezza. Il primo, firmato da Madalena Reversa e proposto al Supercinema, si sofferma sulla Natura e contiene due elementi opposti che ti trafiggono l’attenzione: la meraviglia delle due canzoni che aprono e chiudono i 30 minuti di mise en scene (un viaggio tra Enya e i Sigur Ros: bellissimo) e una debolezza nella parte centrale, quella in cui il canto lascia lo spazio al parlato (la musica sovrasta la voce). In questo percorso poetico, che deve essere pulito (oltre al recitato, troppe le immagini proiettate sullo schermo), rimane tra le dita l’incanto delle due canzoni, che rievocano il romanticismo di Keats, Byron e Shelley.

Lieve, algida e delicatissima, Muna Mussie (foto: Facebook di Santarcangelo Festival) in Curva Cieca (scuola Pascucci) dà movimento al dizionario tigrino (Tigrinya è la lingua parlata di Eritrea e nel Nord dell’Etiopia) di uno scrittore non vedente: la voce fuori campo di Filmon Yemane – una nenia chiara e ben scandita – racconta come si pronuncia una parola, e fornisce esempi di parole che iniziano con quella lettera mentre Muna, con due maschere addosso (una davanti e una dietro), gesticola con grazia e disegna nello spazio forme geometriche.       

Madre di Ermanna Montanari, Marco Martinelli, Stefano Ricci, Daniele Roccato, in scena l’11 luglio sera Nellospazio, ha tutta la forza e i limiti di un reading: Ermanna davanti al microfono è una Divinità, inquieta e inquietante, capace di trasformarsi – attraverso un controllo della voce pressoché unico – in angelo e mostro, con lati oscuri, demoniaci, meravigliosi. La lettura per la scena, che dialoga con la musica di Roccato e i disegni di Ricci, racconta la stoia di una mamma contadina romagnola e di un figlio: lei è caduta in un pozzo (forte è l’accostamento iniziale alle vicende di Alfredino, ma al contrario) e lui cerca in ogni modo di cavarla fuori. La madre (anagramma delle parole “merda” e “derma”), dopo l’iniziale sgomento, trova in quel grembo terrigno un nuovo mondo, protettivo.    

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