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Codice Ambientale, le imprese criticano le ultime modifiche

da Daniele Bartolucci

Le modifiche al Codice Ambientale, contenute nel Decreto nr 25 andato in ratifica in questi giorni, oltre alle questioni riguardanti come noto la gestione dei rifiuti, hanno introdotto una serie di vincoli importanti per le imprese già esistenti a San Marino. Vincoli che, al di là delle scelte politiche, sono emersi quasi a sorpresa durante il normale confronto istituzionale tra politica e rappresentanti delle aziende private, come non nasconde ANIS, che rappresenta più di tutte le altre associazioni di categoria proprio il settore industriale.

“La nostra Associazione”, spiegano gli Industriali, “è da sempre in prima linea per stimolare e agevolare l’ammodernamento di tutto il sistema Paese, dalle infrastrutture così come delle normative, permettendo a tutti coloro che vivono, lavorano oppure operano come imprese a San Marino di avere le stesse opportunità e le stesse tutele che hanno i cittadini dei Paesi più virtuosi.  A maggior ragione”, avvertono, “lo è per quanto riguarda la sostenibilità, un valore universale che oggi guida giustamente tutte le decisioni a livello nazionale e internazionale, sia che riguardino l’ambiente, sia la società che l’economia.  È in tale contesto, viste le notevoli criticità riscontrate nell’ambito dei rifiuti, che il Congresso di Stato con delibera n. 36 dell’11 febbraio 2020 ha deciso di aggiornare il Codice Ambientale per introdurre maggiori tutele nei confronti dello Stato allineandosi agli standard internazionali”. Da qui la ricerca di una sintesi equilibrata: “Su questo fronte, la nostra Associazione, come sempre avviene, ha aperto un confronto con le Istituzioni competenti, in primis con la Segreteria di Stato al Territorio allargando la discussione anche ad altre criticità comunque collegate al Codice Ambientale, dalla plastica alla zonizzazione acustica.

Sui temi specifici, si è lavorato nei mesi successivi con la Segreteria al Territorio per costruire un nuovo testo normativo, tenendo conto sia degli aspetti tecnici, sia della situazione esistente”. Ma il normale iter si è interrotto quando sono arrivate da parte del Governo delle novità inaspettate o quasi: “Purtroppo”, spiega infatti una nota di ANIS, “pochi mesi dopo, il 22 febbraio, è stato invece emanato il Decreto Delegato n. 25, contenente disposizioni ben diverse da quelle su cui si era trovata una sostanziale condivisione ed anche inaspettatamente sullo scarico delle acque reflue industriali in acque superficiali, su cui invece erano ancora in corso le verifiche tecniche. La nostra Associazione, dopo aver palesato tramite missiva formale al Governo tutta la propria contrarietà per questa forzatura – nel merito e nel metodo -, ha quindi aperto un nuovo confronto con le Segreterie competenti, cercando un punto di equilibrio capace di coniugare la tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini con il superamento della situazione di grave incertezza che si è venuta a creare per le attività produttive”. Per questo motivo e ribadendo il ruolo che è proprio di ANIS, “essendo prossima la ratifica di tale Decreto, la nostra Associazione si è attivata nelle sedi competenti, incontrando anche gli esponenti della maggioranza, per far comprendere l’urgente necessità di apportare una serie di indispensabili aggiustamenti, nell’ottica di contemperare il prosieguo delle attività produttive con l’esigenza della tutela dell’ambiente.  Corre l’obbligo di ricordare che il settore manifatturiero è oggi traino e sostegno dell’economia del Paese, contribuendo alla formazione del PIL per il 32% ed essendo quello che maggiormente assorbe l’occupazione residente. Per questo occorre un confronto continuo e leale affinché le nuove norme non introducano obblighi a sorpresa per le imprese esistenti o creino ostacoli al potenziale insediamento di nuove aziende”.

LE DUE “SORPRESE”: ZONA ACUSTICA E SCARICHI REFLUI

Nello specifico, in riferimento al rispetto dei differenziali acustici, spiega ANIS, “è indispensabile considerare che negli anni si è venuta a creare una situazione che oggi vede le zone residenziali adiacenti ai siti industriali che già  preesistevano, quindi è imprescindibile una soluzione di compromesso in particolare per le aziende che lavorano a ciclo continuo”.  In riferimento agli scarichi industriali, invece, “quella del divieto assoluto è stata una scelta unilaterale nonostante fosse stato richiesto alle aziende di dotarsi dei depuratori, investendo risorse cospicue”.

Da qui l’avvertimento: “La preoccupazione delle imprese manifatturiere è molto alta perché un’azione di questo tipo, senza confronto e basata su divieti assoluti e in pratica retroattivi, non va nella direzione dello sviluppo economico che tutti auspichiamo, venendo meno le certezze e la fiducia nel sistema da parte di chi, anche con capitali propri, deve investire o continuare a investire nel nostro Paese. Anche in questa occasione, quindi, ANIS tutelerà le imprese che rappresenta in tutte le sedi, continuando a confrontarsi con il Governo in carica, mantenendo quella posizione di equidistanza che ha tenuto nei confronti anche di quelli precedenti. Le illazioni e le strumentalizzazioni politiche non ci interessano, siamo invece totalmente e quotidianamente impegnati, a tutti i livelli, perché San Marino diventi un Paese più virtuoso e più competitivo”.

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