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Visto per voi a teatro: “Winston vs Churchill” con Giuseppe Battiston

da Redazione

L’attore friulano dimostra di possedere un talento straordinario, un’energia catalizzatrice, una capacità di riempire spazi e tempi fuori dal comune.

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di Alessandro Carli

 

CESENA – Il sospetto che Giuseppe Battiston fosse davvero un ottimo attore lo si era pienamente intuito sin dal suo esordio cinematografico: la sua interpretazione in “Pane e tulipani” di Silvio Soldini di quasi vent’anni fa difatti era stata premiata con il “David di Donatello” e con il “Ciak d’oro” come miglior attore non protagonista.

Con “Winston vs Churchill” – passato sulle assi del teatro Bonci di Cesena dal 21 al 24 novembre – l’attore friulano (diplomato alla Scuola d’Arte drammatica Paolo Grassi di Milano) dimostra di possedere un talento teatrale straordinario, un’energia catalizzatrice, una capacità di riempire spazi e tempi fuori dal comune. Giuseppe Battiston, in 90 minuti di atto unico, fa sua la figura del politico di Woodstock e costruisce, attraverso la voce e la sua fisicità, una dimensione scenica dello statista più intimista (e poco conosciuta) e meno storico-letterale. Il testo, firmato da Carlo G. Gabardini e reso sul palco con estrema precisione dall’attore e da Lucienne Perreca, è un viaggio nelle pieghe della storia.

Allestimento minimalista – una montagna di segatura su cui troneggia una poltrona e un porta bevande, una collana di luci a definire il periplo di questa “isola felice”, di questa “stanza della tortura” dal sapore vagamente pirandelliano – ma complementare alla mise en scene: l’elemento totemistico sui cui far girare lo spettacolo è quello della sfera privata dello statista. I vizi e gli eccessi in prima battuta, quindi il bere e il fumare i sigari, l’amore per il gatto e meno, molto meno, gli aspetti legati alla sua vita pubblica diventano così gli elementi del viaggio nel suo passato, in quello di una Nazione, l’Inghilterra, a cavallo di quel trentennio che va dal 1915 al 1945.

Non mancano gli omaggi più o meno velati a Oscar Wilde – alcune battute sembrano “aforismi” – e a William Shakespeare, quello del “Re Lear”, ma sono solo “punteggiature” che servono a dare ritmo allo spettacolo: de facto questo “Winston vs Churchill” (foto di Noemi Ardesi), che comunque possiede qualche piccolo passaggio “stanco”, qualche quadro meno incisivo rispetto ad altri, è un diario scritto con l’eleganza del pennino d’oca, la ruvidità del retrogusto del whiskey, l’odore tabaccoso dei sigari, la capacità di Battiston di non limitarsi a recitare la parte ma di interpretare e rendere credibile, veritiero un uomo che la storia ha fatto diventare un personaggio.

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