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San Marino, USC: ma esiste ancora qualcuno che si occupa del turismo?

da Redazione

SAN MARINO – È di martedì 6 febbraio l’articolo apparso su giornale.sm, intitolato “C’era una volta il turismo” che ci trova perfettamente allineati con l’opinione di Augusto Casali, autore del suddetto articolo.

Da tempo l’Unione Sammarinese Commercio e Turismo, lamenta scarsa attenzione e “sterile” coinvolgimento, da parte dell’Ufficio del Turismo e da una Segreteria di Stato oramai “fantasma”. Mentre prima vi era una Segreteria di Stato specifica, ora è relegato a semplice delega. Troviamo questa scelta in netto contrasto, con quello che normalmente si esprime quando si descrivono il comparto del commercio e del turismo, come pilastri dell’economia del nostro paese.

Due soli incontri in un intero anno sul tema “programma turistico”, nonostante i proclami, non ci è stato ancora presentato. Dato che siamo già a febbraio inoltrato e la stagione inizia fra poco più di un mese, rispetto alle esigenze della programmazione aziendale il ritardo è eccessivo, gli acquisti sono già stati ampiamente programmati. Temiamo che tutto questo possa avere una influenza negativa sul lavoro quotidiano degli operatori, con conseguente ulteriore abbassamento del fatturato sviluppato.

Il tutto appare come uno “specchietto per le allodole” per farci discutere di cose già decise, su di una questione che coinvolge gli operatori in maniera molto diretta, non ci sentiamo sufficientemente coinvolti. Ci viene chiesta una semplice legittimazione, invece servirebbero: trasparenza, condivisione e collaborazione. A nostro malgrado, dobbiamo costatare che in realtà sono tutte parole vuote di cui ci si ama riempire la bocca.

Quello che ci consola è che prendiamo indiscriminatamente accuse a destra e a manca, sia dagli operatori, che ci accusano di non fare nulla, non sapendo dell’impegno invece profuso e dell’estrema difficoltà a interagire con le istituzioni, sia da parte delle istituzioni che ci accusano di voler interferire in questioni che non ci riguardano. Da un’altra parte ancora, una componente governativa che ci accusa di non essere collaborativi di non fare la nostra parte anche economicamente.

Ci chiediamo seriamente: dove andiamo ad investire? Dov’è il progetto che ancora non c’è dato a sapere?

Le aziende non possono lavorano senza un progetto e senza una precisa programmazione anticipata e soprattutto senza un’indicazione di massima su quale direzione prendere e su cosa puntare. Per un operatore questi concetti sono fondamentali e imprescindibili, noi lo abbiamo sempre saputo, ma chi è stato legittimato democraticamente dalla popolazione a prendere decisioni, l’avrà capito?

 

c.s. USC

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