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San Marino Forum 2011, quarta edizione. Si riparte da qui

da Redazione

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Innovare e competere per il futuro. Quasi un mantra, per convincersi che innovare è importante, ma importante davvero, se si vuole uscire da questa fase lunga come un incubo.

 

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di Loris Pironi

 

Innovare e competere per il futuro. Quasi un mantra, per convincersi che innovare è importante, ma importante davvero, se si vuole uscire da questa fase lunga come un incubo. Così i tre enti promotori del San Marino Forum hanno deciso che le edizioni andate in scena dal 2007 al 2009 hanno sì chiuso un ciclo di confronti, ma che è tuttavia diventato indispensabile aprirne un altro. Perché la chiarezza sulla direzione da seguire è fondamentale in un cammino di crescita e di esplorazione di nuovi lidi a cui approcciarsi, e per San Marino rappresenta il primo irrinunciabile passaggio verso l’auspicata sopravvivenza. L’intero numero di San Marino Fixing che avete tra le mani è dedicato al San Marino Forum 2011. Il nostro contributo è nell’analisi della
realtà con cui la Repubblica si deve confrontare, una sorta di fotografia con il teleobiettivo puntato sui singoli dettagli. Ma anche nel tentativo di sintetizzare le problematiche e gli obiettivi, perché la dispersione delle energie e delle risorse è un rischio che il Titano oggi non può permettersi. Allora partiamo dalle criticità del sistema economico sammarinese. C’è chi mette al primo posto i rapporti con l’Italia, fermi a un punto morto. È indubbio che tante, troppe situazioni sono bloccate sull’asse Roma-Titano, ma il vero problema di San Marino è a monte. Per troppi anni la Repubblica ha vissuto di rendita, senza avere la necessità di sforzarsi per produrre reddito.
Per lungo tempo a San Marino ci si è potuti permettere tanto, forse troppo, in virtù di un sistema internazionale che non si crucciava un granché di disperdere risorse economiche facendole sgocciolare nei forzieri dei cosiddetti paradisi fiscali e di tutte quelle nazioni che, per convenzione assodata, avevano scelto la via del segreto fiscale. Poi all’improvviso la crisi del millennio ha consigliato alle nazioni più avanzate di chiudere i rubinetti. Ha fatto decidere che ogni euro, dollaro, yen o sterlina fa comodo, e va tenuto stretta. I grandi all’improvviso hanno cambiato le regole del gioco e i piccoli si sono dovuti adeguare. Ecco spiegato perché diciamo che il problema di San Marino non è riducibile al mero attrito nei rapporti con l’Italia, bensì è riconducibile all’ineluttabile destino di uno Stato che ha vissuto per tanti anni al di sopra delle proprie possibilità e non ha messo da parte risorse sufficienti per fare fronte alle crisi. Non solo. San Marino pare aver perso la capacità di reagire a tale rovescio della sorte – se così lo vogliamo chiamare – e continua a mostrare resistenze trasversali all’indispensabile cambiamento. Il problema di San Marino è che non sta dimostrando di avere la forza di mettere mano con convinzione ai propri elementi di criticità. Ne citiamo uno su tutti, la pubblica amministrazione, il cui mastodontico peso si riflette sul Bilancio dello Stato, che accusa un deficit di almeno 50 milioni di euro. Ma potremmo parlare di un mercato del lavoro ingessato e autoreferenziale che non premia il merito e  riesce a danneggiare tanto le imprese quanto i lavoratori. Oppure potremmo riferirci ad una fiscalità che è stata finora a dir poco generosa con i contribuenti e incapace di esigere anche quel poco che chiedeva. Non vi basta? E allora diciamo che San Marino si è permesso di elargire pensioni che in tutto il mondo occidentale non se le sognano neppure, scelleratamente a scapito delle giovani generazioni. O ancora raccontiamo di un sistema finanziario – e in taluni casi anche imprenditoriale – che dopo essersi generosamente nutrito nel passato, deve fare i conti con queste tre paroline che una dietro l’altra fanno paura a chi non le vuole affrontare: efficienza, competitività, concorrenza. La bassa fiscalità non basta più per attirare investimenti e investitori. Occorre tirarsi su le maniche e lavorare. Come prima di oggi hanno fatto generazioni di sammarinesi, e generazioni di italiani che hanno scelto di operare con e da San Marino e si sono innamorati di questa terra. Di questo popolo che avrà sì mille difetti, ma ha in sé risorse incredibili. Ecco allora che è diventato opportuno per i tre storici enti promotori (la Fondazione San Marino Cassa di Risparmio – S.U.M.S., l’Ente Cassa di Faetano fondazione della Banca di San Marino e l’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese) ritirare fuori dal cassetto il vecchio progetto del San Marino Forum. Le riflessioni portate avanti dallo Studio Ambrosetti e insieme allo Studio Ambrosetti devono essere l’occasione per un nuovo inizio. Per porre sul tavolo, finalmente, un progetto coerente, condiviso, ambizioso e coraggioso per ridisegnare le traiettorie di sviluppo di questo Paese che, forte delle sue peculiarità, ha l’occasione per ritagliarsi uno spazio importante sugli scenari internazionali. Un progetto che veda la messa in pratica di iniziative ad alto valore aggiunto, in ambito finanziario (perché qui è possibile fare davvero una concorrenza spietata ai non eccelsi competitor italiani) e industriale. Puntando con decisione sul progetto del Parco Scientifico e Tecnologico, di cui si parlerà a lungo durante il Forum e – si spera – dopo il Forum. Un progetto che elevi la qualità del turismo sammarinese. Poi ci sono quei limiti strutturali di cui abbiamo parlato all’inizio. Un bilancio dello Stato gravato dal peso della PA, costosa e troppo poco produttiva; un apparato tributario insufficiente a sostenere una società così avanzata, un sistema pensionistico prossimo al collasso, un mercato del lavoro che è tutto fuorché uno stimolo ad investire sul Titano. Ecco, qui serve solo ed esclusivamente coraggio, il coraggio delle scelte, ed è la politica ad essere chiamata a intervenire in maniera decisa, con l’apporto di tutta la società, le categorie economiche e il sindacato. Solo qualora si riuscisse a concretizzare questo libro dei sogni – e siamo certi che non si tratta di una missione impossibile – allora i problemi con l’Italia si andranno via via dipanando. Allora non servirà stare a spiegare al vento che San Marino è un’opportunità e non una spina nel fianco. Allora si recupererà quella credibilità e quella reputazione che oggi stanno tirando a picco il Sistema Paese. È ovvio, serve l’apporto di tutti. E prima ancora serve la consapevolezza della realtà. La terza edizione del San Marino Forum si era chiusa all’insegna dell’orgoglio e della voglia di rialzare la testa. Poi sono arrivati tanti colpi, uno dopo l’altro, e l’umore è sceso sotto i tacchi, come dimostra il questionario realizzato da Ambrosetti. Chissà che dopo questa settimana San Marino non riesca di nuovo ad alzare la testa.

 

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