Home NotizieSan Marino San Marino, Tito Masi e le fusioni nell’intervista a “Controluce” di AP

San Marino, Tito Masi e le fusioni nell’intervista a “Controluce” di AP

da Redazione

Il periodico di Alleanza Popolare “Controluce” fa parlare il Presidente della Fondazione San Marino Cassa di Risparmio – SUMS Tito Masi, peraltro ex Consigliere di AP. È sempre interessante verificare il punto di vista di Masi sul sistema bancario e finanziario sammarinese, sulla crisi delle relazioni con l’Italia, sulle ipotesi di acquisizione dall’Italia della Carisp (scartata a priori) e di fusione con banca di San Marino (auspicata).

Il mondo bancario e finanziario sammarinese vive momenti di tensione ed è in grande fermento. Sull’argomento abbiamo voluto conoscere l’opinione di Tito Masi, Presidente della Fondazione San Marino Cassa di Risparmio S.U.M.S., chiedendogli in primo luogo un parere sulla pubblicazione dei nomi dei 1170 cittadini italiani che hanno intrattenuto rapporti con la S.M.I.

Presidente, cosa ne pensa?

Anche se non sono per nulla stupito, si tratta di un’iniziativa assolutamente arbitraria, deplorevole, tesa a screditare ulteriormente il nostro Paese e ad affermare l’idea che chiunque intrattiene rapporti con San Marino è un delinquente e, come tale, può essere messo alla gogna.

Vi saranno ripercussioni sulle attività delle banche?

Purtroppo credo che l’intero sistema ne risentirà, in quanto nessun cliente vuole correre il rischio di finire sui giornali in una lista di presunti evasori o riciclatori. Non dimentichiamo poi che tutto ciò si aggiunge ai pesanti effetti dello scudo fiscale che abbiamo dovuto subire ed ai timori diffusi per il preannunciato scambio automatico di informazioni.

Cosa fare allora?

In primo luogo è necessario ed urgente che il Governo e, più in generale, la politica, in unità d’intenti fra maggioranza ed opposizione, riescano a giungere alla normalizzazione dei rapporti con l’Italia, attraverso scelte ed iniziative chiare e coerenti, percorrendo fino in fondo la strada della trasparenza, della correttezza e della collaborazione.

E per quanto riguarda le banche?

Da tempo sostengo che 12 banche e 50 finanziarie non hanno ragion d’essere in un territorio come il nostro. A maggiore ragione oggi, dopo avere assistito ad una diminuzione della raccolta globale di oltre un terzo rispetto ad un anno fa e dopo che è venuto meno un forte elemento di attrattività verso l’esterno come il segreto bancario. Non dimentichiamo poi che per affrontare il mercato e le crisi ricorrenti sono necessarie banche sempre più patrimonializzate.

Quale può essere la soluzione?

Occorre avviare quanto prima un processo di ristrutturazione dell’intero comparto attraverso acquisizioni, fusioni, incorporazioni per poi concentrarsi sulla razionalizzazione e sulla sempre maggiore qualità dei servizi e dei prodotti. Tutto ciò sarà a maggiore ragione necessario se, come tutti auspichiamo, si aprirà finalmente, attraverso un accordo con Banca d’Italia ed una sempre maggiore integrazione con l’Unione Europea, la possibilità di operare su mercati più ampi. In questa eventualità le dimensioni e quindi l’affidabilità e la capacità operativa non saranno ininfluenti.

L’ipotesi di un accordo con Banca d’Italia le sembra ancora realistica?

Un memorandum d’intesa era stato messo a punto e concordato fin dall’agosto 2007. Successivamente è stato rivisto ed aggiornato e la mancata sottoscrizione dipende solo da motivi politici. È indubbio che l’azzeramento dei vertici di Banca Centrale, che inutilmente ho cercato di contrastare, non ha di certo favorito i rapporti e la collaborazione, ma prima o poi ad un accordo ci arriveremo. È indispensabile.

La Fondazione e la Cassa di Risparmio hanno già assunto iniziative per quanto riguarda il progetto di ristrutturazione del sistema?

Io credo in primo luogo che su questo progetto debbano esprimersi Banca Centrale e Governo, che, a mio avviso, hanno anche il compito e la responsabilità di sollecitarlo e favorirlo. Sono poi convinto che Cassa di Risparmio possa avere un ruolo di primo piano nelle ristrutturazione del sistema, quale Banca più antica e di maggiori dimensioni sul territorio. Ritengo comunque che alla fine del percorso rimarranno non più di quattro o cinque banche. Ovviamente la “cura” riguarderà anche il numero degli sportelli ed il numero degli addetti.

Avete già avviato qualche iniziativa concreta?

Da qualche mese ci guardiamo attorno, abbiamo avuto contatti e stiamo approfondendo alcune possibilità anche se per noi risulta prioritario chiudere definitivamente la vicenda Delta. Non nascondo poi che altre banche si sono rivolte a noi per delineare un possibile futuro comune.

È fondata quindi la voce che banche estere vogliano acquisire Cassa di Risparmio?

Per nulla. Non solo non vi è alcune trattativa, ma non mi risulta che alcuna banca estera sia interessata ad acquisire banche sammarinesi. È vero esattamente il contrario: che i grandi gruppi bancari italiani e stranieri tendono ad abbandonare quei paesi che, a ragione o a torto, sono considerati paradisi fiscali e quindi a rischio reputazionale.

Una sua personale proposta di fusione bancaria?

Cassa di Risparmio e Banca di San Marino, le due banche storiche al 100 % nelle mani dei sammarinesi, con profonde radici sul territorio, con una missione comune quale la tutela del risparmio ed il sostegno alle famiglie ed alle imprese della Repubblica.

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