Home Notizie del Giorno Visto per voi a teatro: “Antenati” di Marco Paolini

Visto per voi a teatro: “Antenati” di Marco Paolini

da Alessandro Carli

Ritorna parzialmente alle origini, Marco Paolini (e ci sta: il titolo del lavoro portato sulle assi del teatro “Petrella” di Longiano mercoledì 8 dicembre si intitola “Antenati”), e lo fa – pur rimanendo nel solco del teatro civile – con registri linguistici forse più “leggeri” rispetto a quelli tratteggiati in “I-TIGI Canto per Ustica”, ne “Il Sergente” e soprattutto ne “Il racconto del Vajont” ma con la medesima energia e poetica.

Sempre più somigliante – fisicamente – allo scrittore triestino Paolo Rumiz, il 65enne attore e drammaturgo bellunese (nella foto di CaliMero) affronta un viaggio di un’ora e 20 minuti (atto unico) in compagnia di Charles Darwin (alle spalle di Paolini difatti si stagliano cinque immagini sospese dell’antropologo) per raccontare il legame tra il presente, quello che siamo, e chi ci ha preceduto: il nostro genoma difatti contiene le tracce dell’evoluzione della specie. Quello di Marco, quello raccontato davanti a una platea gremitissima, passa da un nomadismo rivelatorio: l’80% dei sui avi (e anche dei nostri) era di colore, nero, di un nero però ariano.

Parte del suo universo, quello terrigno, veneto, quello cioè dell’heimat intesa “piccola patria”, sfocia nella laguna veneziana dove si riunisce la sua famiglia maschile del passato, appassionata di barbecue e di picnic. Un “incontro” allargato che ruota attorno ad un elemento totemistico, un frigorifero della Ignis, che in latino vuol dire “fuoco”. Come in un “Filò” contemporaneo, le storie narrate (e vissute) si intrecciano, vengono intervallate da qualche pezzo musicale (che equivale a un respiro) e disegnano un mosaico articolato, a tratti scientifico (il genoma appunto), a tratti contemporaneo (gli impegni di Agenda 2030), a tratti comico.

Il monologo, nel suo minimalismo scenico (oltre alle cinque immagini di Darwin, un leggìo e uno sgabello di legno senza schienale), funziona alla perfezione: fa riflettere ma strappa anche risate sincere – certi passaggi leggeri riportano ai meravigliosi “Bestiario veneto” e “Il Milione” – anche grazie a qualche “parolaccia” propedeutica allo spettacolo che dà forza e veridicità alla narrazione.

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