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Editoriale: UE e riforme uniranno e divideranno

da Daniele Bartolucci

L’Accordo di Associazione all’Unione Europea è stato il “legante” che ha tenuto in piedi il Governo nell’ultimo anno, dopo la fuoriuscita di RETE, e sicuramente sarà la base di partenza di qualsiasi maggioranza che si andrà a costruire dopo le elezioni. Diciamo dopo perché la legge elettorale non permette tanti margini: o si forma un Governo prendendo un po’ qua e un po’ là, o si va al secondo turno tra i primi due arrivati. Quindi, dicevamo, dopo le elezioni del 9 giugno si dovrà costruire un programma che sarà diverso da quello che i singoli partecipanti avevano presentato prima. Quali saranno i punti rilevanti è abbastanza facile capirlo: l’Accordo di Associazione, – che probabilmente verrà firmato nelle prossime settimane – la farà da padrone, ma oltre agli adeguamenti relativi all’integrazione al mercato unico, ci saranno anche le riforme strutturali che il Paese attende da decenni. L’IVA su tutti, anche a livello simbolico e strategico, perché con l’introduzione dell’IVA si potrà entrare nell’Intrastat e, di fatto, dar corpo alla possibilità di superare l’annosa questione del T2. Poi ci saranno le riforme dell’IGR e delle pensioni, che come ha ricordato il FMI, sono urgenti e necessarie a consolidare il Bilancio dello Stato per il prossimo futuro. Poi c’è il tema delle politiche industriali (che ricomprendono anche quelle energetiche), su cui ci si aspetta un cambio di passo importante in chiave di sviluppo economico.

Passaggi complessi, che uniranno le forze politiche, anche se diverse tra loro. Ma che – già oggi si vede – segneranno la differenza da quanti forse certi cambiamenti non li vogliono.

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