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Editoriale: le priorità, ma sempre dopo i litigi

da Daniele Bartolucci

Lo stallo dell’assestamento di Bilancio durato tutta l’estate non è purtroppo un’eccezione, ma almeno in quel caso c’era un tema estremamente divisivo come quello delle residenze fiscali non domiciliate. Superato quell’impasse, il Consiglio Grande e Generale avrebbe dovuto tornare a fare il suo lavoro, ovvero legiferare e intervenire dove il Paese chiede (da tempo) di intervenire.

E invece anche questa sessione di fine ottobre si è aperta con le solite dinamiche politiche. Senza nulla togliere al valore diplomatico di una posizione sull’ennesima fiammata del conflitto tra Israele e Palestina (o tra Israele e Hamas, se si vuole dare una definizione più precisa), il dibattito interno a San Marino forse serve più a qualcuno a ribadire certe posizioni politiche piuttosto che risolvere qualche problema alle famiglie o alle imprese che vivono e operano ai piedi del Monte Titano (e non del Monte Sinai). Ma proprio perché c’è un valore diplomatico, forse non è così opportuno farsi vedere così litigiosi. Lo stesso dicasi per le nomine dei cda o delle sostituzioni di dimissionari: le scaramucce tra i partiti, che addirittura arrivano a sospendere i lavori del Consiglio Grande e Generale, quanto impattano su famiglie e imprese?
Poi non si lamentino – tutti – se non c’è mai tempo per le altre “priorità” (bisognerà cambiargli nome, prima o poi in “cose che vanno fatte ma possiamo farle dopo”) o i provvedimenti tardano ad arrivare. Prima, in via prioritaria, bisogna litigare sulle questioni politiche, che siano ideologiche o di spartizione del potere (vedi le nomine). Poi sì, litigheremo anche sul resto. Di tempo per litigare ce n’è sempre. Sicuri?

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