Raggiungere Londra per un lungo fine settimana: gli orari Ryanair dall’aeroporto internazionale di Rimini e San Marino “Fellini” verso Stansted sono comodi come un paio di guanti: partenza il giovedì (18 settembre) alle 14.05 (l’aereo è decollato alle 14.13, ritardo meno che fisiologico) e ritorno domenica 21 settembre (partenza posticipata di un’ora causa manifestazione, le 17.30 inglesi sono diventate le 18.30 inglesi, parte del ritardo però è stato recuperato in volo, un’ora e 52 minuti da quando l’aereo si è staccato dalla pista inglese e ha toccato quella riminese; l’arrivo quindi non è stato alle 20.45 ora italiana ma alle 21.20).
Il “Fellini” ha diversi vantaggi: in primis, per chi vive a Rimini, la distanza da casa. Potrebbe bastare ma in realtà c’è altro, molto altro: la velocità del check-in, la gentilezza del personale, la pulizia delle sale d’attesa e – va detto – anche i tempi di imbarco: per molti voli (anche quello per Londra) basta essere in aeroporto non le tradizionali “due ore prima” ma solo un’ora e mezza.
Londra è Londra: un cuscinetto necessario. A metà settembre è semplicemente meravigliosa: passeggiate a St. James Park, Kensington Gardens, Hyde Park, Docks. Il cielo non basta mai quando sei a Londra: serve anche un tetto (dove dormire) e uno più grande e colorato, quello di un teatro. Scelta quasi obbligata: “His Majesty Theatre” (la Regina Elizabeth II non c’è più e da quando Carlo è diventato Re, il teatro è diventato “His”) lungo la strada che collega Piccadilly Circus a Trafalgar Square. “The phantom of the Opera”: una scelta a prova di esame di inglese. Anche se il tuo british language si limita a “Good morning”, “Thank you” e “Sorry”, il musical è comprensibilissimo.
A Lond_on (che diventerà Lon_done a fine viaggio: la pronuncia è più o meno la medesima) la fine dell’estate è timida e poco londinese: giovedì e venerdì caldo, sabato e domenica più fresco ma senza pioggia.
Ti puoi anche camuffare da inglese, ma alla fine – per distrazione o per altro – l’italianità emerge in tutta la sua lenta anima innocente. Puoi parlare inglese, fare l’inglese, muoverti come un inglese, bere il tè come un inglese, bere le pinte di birra come un inglese, andare a teatro come un inglese, correre al parco come fanno gli inglesi con i loro cani inglesi ma se poi vai in giro con lo zaino dell’Invicta sulle spalle e l’immancabile bastoncino per fare i selfie, se superi le file ai musei, la tua origine emerge sempre.
Inizialmente non lo capisci subito ma poi se ci pensi ti meravigli, e molto. In Italia, chi e quando e se qualcuno lo dice, dopo aver detto “grazie” ti arriva un “prego”. A Londra il “prego” non è “prayer” come si potrebbe pensare bensì “You are welcome”, che letteralmente è una forma di benvenuto. Alla faccia di chi sostiene che gli inglesi siano stronzi…
Il ritorno prende inizio dalla stazione di Liverpool Street: prima il tube, la Central Line poi il treno Stansted Express, comodissimo perché impiega 48 minuti per coprire la distanza.
Il volo è ripartito con 60 minuti di ritardo: succede. Il viaggio è abbastanza silenzioso: poche persone parlano, un po’ perché sono stanche, un po’ perché sono tristi. Da lunedì si torna alla normalità.
All’atterraggio, mentre ci si mette in fila per uscire, vicino alle scarpe appare un piccolo pupazzetto di plastica, una specie di marshmallow con gli occhietti, simpatico. Lo consegno alla hostess più vicina, una ragazza giovane con gli occhi tristi. Le dico che l’ho trovato a terra e che forse l’ha perso qualche bambino. Ringrazia, si siede e lo appoggia su una gamba mentre guarda il pecorare dei viaggiatori che escono dalla cabina. Per noi e per lei, almeno per quella domenica, la giornata è finita.
