Home Dal giornale Consorzio Terra di San Marino: piada e argilla, il laboratorio per i più piccoli

Consorzio Terra di San Marino: piada e argilla, il laboratorio per i più piccoli

da Alessandro Carli

Chissà se un giorno, un domani, qualcuno dei giovanissimi partecipanti al Laboratorio “Mani in pasta… farina e argilla” diventeranno docenti dei percorsi di formazione organizzati dal Consorzio Terra di San Marino, oppure soci di una delle cooperative. In attesa di saperlo, sabato 17 maggio molte bambine e molti bambini hanno trascorso un piacevole e originale pomeriggio per vedere cosa può “uscire” dalle loro dita. Due “azdore” d’eccezione – Aida, la Presidente del CTSM, e Paolina – hanno spiegato ai bimbi e le bimbe, suddivisi in gruppi di dieci, come si fa “il pane di Romagna” (e di San Marino). Sui tavoli, allestiti all’interno della Casa di Fabrica di Montecchio, tutti gli ingredienti: la farina, in prima battuta, poi il sale, il bicarbonato e l’olio. Aida ha invitato le “azdorine” e gli “azdorini” a creare, con le mani, un piccolo cratere al centro del “vulcano” di farina. Poi un pizzico di sale, un “pizzichino” di bicarbonato, un “goccino” di olio “Terra di San Marino” e infine l’impasto, a formare una pallina successivamente “stirata” con il mattarello. Con le loro piadine – alcune davvero tonde, come vuole la tradizione – poi i piccoli sono andati da Ezio per la cottura e successivamente da Jessica per le farciture (la scelta: miele CTSM, Nutella o formaggio fresco).

Negli spazi esterni all’edificio invece è stato allestito un “laboratorio” a cielo aperto con l’esposizione di una serie di oggetti creati nel Laboratorio Ceramica Barbò (ceramiche artigianali made in San Marino) e con un macchinario senza motore. Ad accogliere i piccoli artigiani, davanti a un tornio rudimentale ma efficace ed efficiente, Paolo Giannini. “L’ho costruito oltre 30 anni fa per i bambini ma nel tempo l’ho anche impiegato per la didattica dedicata agli adulti. Si aziona con i piedi: in questo modo il piatto ‘gira’ e, con le mani, si può dare forma alla ‘palla’ di argilla”. Paolo sorride: “Le bambine e i bambini imparano alla svelta” racconta mentre è impegnato a fare un buco in mezzo alla ‘pagnotta’ di acqua e argilla. In pochi minuti i vasi sono pronti: con un filo ‘stacca’ il vaso dal piatto, scrive il nome del piccolo o della piccola artigiana, e poi consegna il manufatto a chi lo ha realizzato assieme a lui.

La soddisfazione e la luce degli occhi dei piccoli partecipanti non può che portare alle parole di Marguerite Yourcenar: “Là dove un tessitore rattopperebbe la sua tela, dove un calcolatore correggerebbe i suoi errori, dove l’artista ritoccherebbe il suo capolavoro ancora imperfetto o appena danneggiato, la natura preferisce ricominciare dall’argilla, dal caos; e questo sperpero è ciò che si chiama l’ordine delle cose” si legge in “Memorie di Adriano”.

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