Il fatto non costituisce reato. Quale fatto? Il presunto riciclaggio tra Italia e San Marino nell’operazione Cassa di Risparmio-Delta o i 17 anni di calvario a cui, oltre alla banca e ai diretti interessati, sono stati sottoposti la Repubblica di San Marino e l’intero sistema economico del Paese? La domanda non va rivolta ai giudici (si spera…), perché hanno già dato la loro risposta, archiviando il procedimento – per merito e non per prescrizione – riconoscendo dunque la legittimità dell’operazione e facendo decadere le accuse pesantissime che all’epoca condannarono San Marino all’etichetta di paese poco affidabile, per usare un eufemismo. Verità ristabilita, tutto a posto? Non lo può essere per quanti sono stati privati della libertà personale (compresi quelli che non ci sono più), non lo può essere l’intero Paese che ha vissuto con apprensione gli anni più difficili dentro – vedasi il Bilancio dello Stato in primis – e fuori dai confini, come hanno rimarcato dal Congresso di Stato. Perché se il danno economico può essere stimato in un miliardo di euro, quello di immagine è stato incalcolabile e per certi versi continua a produrre effetti in certi ambienti.
Il Varano – nome dato all’inchiesta della Procura di Forlì – è un predatore paziente, il suo attacco non è letale sul momento, ma uccide la preda lasciando agire lentamente il veleno. Aspetta che muoia, quindi, per poi mangiarla. In questo caso, ha atteso 17 anni, ma non sono bastati: San Marino è rimasta in piedi e, anzi, da queste accuse infondate ha tratto vigore per riposizionarsi nel contesto internazionale come Paese compliance e collaborativo.