In un Paese dove la parola modernità trova spesso (in certi casi troppo spesso) il contraltare della storia millenaria, delle tradizioni e della sovranità che va tutelata al di sopra di qualsiasi cambiamento, è molto interessante ascoltare il dibattito sulle riforme istituzionali che finalmente è entrato nel vivo dopo anni di rimandi e dopo i primi “match” di assestamento della nuova Commissione speciale deputata a rendere, appunto, moderno lo Stato di San Marino.
Questa settimana si è parlato di Reggenza e di Consiglio dei XII: due delle istituzioni fondamentali nell’ordinamento sammarinese, ma che nella prospettiva futura potrebbero vivere due strade ben diverse. Perché se la prima è stata giustamente riconosciuta come l’istituzione più amata e rispettata (anche per via dell’unicità dell’incarico, conferibile solo ai cittadini sammarinesi originari, ndr) e quindi sarebbe inopportuna qualsiasi modifica di competenze al fine di mantenerla forte, viva e moderna. Nel secondo caso un vestito di “modernità” a un organismo come quello del Consiglio dei XII è difficile trovarlo. Il potere, perché di questo si tratta, che aveva e che gestiva nel passato è già oggi un lontano ricordo ed è anche in funzione dell’erosione di quel potere discrezionale che gli stessi membri odierni ammettono tutti i limiti che ha questo organismo nell’operatività, focalizzata ormai solo sull’intestazione di immobili a non residenti o persone giuridiche, attività che non ha certamente più la rilevanza di un tempo. Sarà interessante capire che futuro avrà e come verrà raccontato a quanti, provenienti dall’esterno, ci si imbatteranno.