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“Serve un nuovo intervento sulle tariffe energetiche”

da Daniele Bartolucci

Il “Decreto Bollette” che ha calmierato i costi energetici introducendo uno sconto sulle tariffe di luce e gas è già scaduto da un mese e ora ANIS chiede con determinazione di rinnovare l’intervento, anche riducendone la portata, per mantenere le imprese sammarinesi competitive in questa fase complicata dei mercati.

Del resto, lo stesso intervento del Governo (simile a quanto già fatto nel 2023) al di là dell’urgenza dettata dalla risalita repentina dei prezzi tra fine 2024 e inizio 2025, aveva insiti i caratteri della temporaneità e, al tempo stesso, della loro probabile proroga nel momento in cui i rincari non si fossero fermati o ridotti sensibilmente.

In effetti qualche segnale di rallentamento dei prezzi degli energetici si iniziano a vedere, ma senza un intervento sulle tariffe le imprese sammarinesi sarebbero costrette a pagare di più dei loro competitor negli altri Paesi, Italia compresa.

Proprio l’Italia che nelle scorse settimane ha approntato l’ennesimo “DL Bollette” al fine di calmierare i prezzi in salita per le imprese, prontamente criticato da Confindustria (vedi le dichiarazioni di Orsini sotto) perché giudicato non sufficiente a recuperare il gap con gli altri Paesi, dove l’energia e il gas costano molto meno.

Sulla falsariga di quanto avvenuto in Italia, anche ANIS sta sollecitando il Governo e l’AASS affinché, per le imprese energivore, venga introdotto un nuovo sconto sull’energia elettrica, per ulteriori 3 mesi, e uno più contenuto sulle tariffe del gas, al fine di equilibrare tale sconto in rapporto ai prezzi di mercato sulle due distinte forniture.

La richiesta formulata da ANIS è già arrivata nelle sedi istituzionali deputate e il Governo, come nel caso precedente, sta valutando come intervenire, consapevole che il comparto industriale abbia urgente necessità di sostegno visto il prolungarsi della fase di incertezza che stanno vivendo tutti i mercati.

Allo stesso modo, ANIS ha nuovamente sollecitato l’introduzione di tariffe specifiche per le diverse fasce orarie, sulla base delle ipotesi presentate nei mesi scorsi alle categorie economiche, al fine di consentire alle imprese di razionalizzare il costo relativo all’utilizzo dell’energia e permettere alle stesse una maggior efficienza produttiva.

URGENZA E PROSPETTIVA: SERVE IL “PIANO ENERGIA”

Se da una parte la contingenza genera l’urgenza di un intervento volto a ridurre le tariffe energetiche e quindi i costi per le imprese (tutte, non solo quelle energivore), dall’altra resta prioritario agire in prospettiva, per dare al sistema economico quelle certezze e garanzie che solo una maggiore autonomia energetica possono dare. Autonomia che San Marino vede ancora lontanissima, anche perché l’effetto sul fabbisogno energetico si riduce all’unica fonte di produzione in territorio, ovvero il fotovoltaico. Un settore in crescita, certamente, che però si stima possa arrivare a coprire al massimo un 15-18% del fabbisogno totale di tutta San Marino (imprese, Stato e utenze domestiche in pratica).

Troppo poco, insomma. Da qui la richiesta più ampia, da parte di ANIS e non solo, di attivare politiche energetiche che comprendano e liberino le migliori tecnologie disponibili, per arrivare a livelli di produzione ottimali in pochi anni.

E questo vale per gli impianti in territorio come per fuori territorio, stante l’ipotesi di acquistare un impianto industriale di produzione da fotovoltaico in Italia, per un investimento di circa 60 milioni di euro, che da solo coprirebbe gran parte del fabbisogno odierno, garantendo prezzi calmierati e soprattutto fornitura certa.

Lo stesso si può pensare della cogenerazione, che dopo un lungo iter di approvazione è finalmente diventata legge e già qualche azienda manifatturiera sta mandando avanti le procedure per avviarne i primi impianti. Altra possibile fonte di energia potrebbe essere il trattamento delle biomasse, una tecnologia matura e già passata al vaglio dell’Autorità sammarinese, tanto che è presente nell’ultimo PEN-Piano Energetico Nazionale presentato.

Stesso discorso per le acque: c’è un problema di approvvigionamento, su cui si ragiona da anni nel realizzare un bacino idrico o nuovi sistemi di captazione, a cui si aggiunge quello dello smaltimento, visto che la rete di San Marino non ha alcun impianto di depurazione, che potrebbe invece servire anche a rimettere in parte se non tutta l’acqua in circolo. Senza considerare l’annosa questione delle perdite della rete, che se sistemata, potrebbe garantire una serie di risparmi importanti.

Altro tema, ma collegato a quelli sopra, riguarda i rifiuti: San Marino “paga” per smaltirli fuori confine cifre ormai insostenibili e, soprattutto, in maniera poco “europea” se si guarda alla prospettiva dell’Accordo di Associazione: da anni si discute di soluzioni, ma le cose sono rimaste sempre uguali. Probabilmente, ancora più che sulle energie, è arrivato il momento delle scelte: non si può infatti continuare a pensare che i rifiuti prodotti in territorio possano essere sempre smaltiti unicamente all’esterno, senza realizzare alcun impianto per il trattamento.

ORSINI: “L’ENERGIA È FONDAMENTALE, L’OBIETTIVO SIA QUELLO DI MANTENERE COMPETITIVE LE IMPRESE”

“Cerchiamo insieme una soluzione per mantenere la competitività delle imprese”. Così il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini sul decreto legge Bollette nell’intervista a tema rilasciata al Sole 24 Ore nei giorni scorsi. “L’energia è fondamentale per l’industria”, ha ribadito il leader di Confindustria, “siamo consapevoli che le finanze pubbliche non lasciano grandi spazi di manovra, ma è necessario trovare un modo per non tagliare fuori nessuno in un momento così difficile”.

Del resto, solo poche ore prima, la stessa Confindustria ha espresso “forte preoccupazione e contrarierà per l’assenza di misure concrete a sostegno del cuore produttivo del Paese” tornando a incalzare sul tema del caro energia: “È una situazione insostenibile per le imprese italiane, occorre agire con urgenza. Si è persa un’altra occasione per intervenire in maniera efficace”, spiega il comunicato, in cui si ritiene “indispensabile aprire al più presto un percorso che porti alla definizione di un piano energetico strutturale e di lungo periodo. Le misure una tantum non sono più sufficienti: servono azioni concrete e coerenti, dove sia chiara la visione del futuro”.

“È necessario”, continua il comunicato rilasciato da Confindustria, “aprire un tavolo con il governo per discutere delle misure per l’industria e di un nuovo decreto legge per ridurre in modo strutturale i costi energetici”, decreto che “preveda interventi immediati e mirati a sostegno delle imprese e dei distretti industriali attualmente esclusi dalle misure approvate”.

Del resto sono i numeri a rendere evidente la gravità della situazione: la bolletta energetica di tutta l’industria italiana supera abbondantemente i 20 miliardi di euro all’anno, rileva Confindustria, e le imprese italiane continuano a subire uno spread energetico che supera il 35% e che arriva a toccare punte dell’80% nel confronto con i paesi europei.

Inoltre, sottolinea Confindustria, bisogna essere consapevoli che i consumi industriali italiani rappresentano il 42% del fabbisogno energetico nazionale (125 Twh) e che per le imprese il prezzo dell’energia viene calcolato in base al costo dell’elettricità prodotta con il gas, che è la più cara. La produzione di energia rinnovabile che rappresenta il 45% dell’energia prodotta con 115 Twh non concorre alla formazione di un prezzo più competitivo per l’industria.

“Dispiace, continua il testo, come durante l’intero iter legislativo sia mancata la consapevolezza di questa urgenza e non sia stato fatto nulla per rafforzare il decreto e introdurre misure strutturali a supporto dell’industria italiana, nel rispetto di un equilibrio, che condividevamo, di ripartire equamente le risorse tra famiglie e imprese. Per le imprese che stanno fronteggiando una crisi prolungata della produzione industriale e l’incertezza di una guerra commerciale era questo il momento di poter ricevere un reale sostegno. Invece si è preferito agire con interventi estemporanei”.

Detto ciò, Confindustria, “nel perseguire l’interesse generale, che guida costantemente la sua azione” aveva avanzato proposte di modifica a costo zero, finalizzate ad avviare un primo, reale alleggerimento del peso delle bollette energetiche per le imprese. Il riferimento è alle norme per estendere anche alle Pmi industriali la riduzione degli oneri di sistema, alla possibilità di fornire energia alle imprese industriali con contratti a lungo termine da parte del Gestore dei servizi energetici, all’eliminazione dello spread esistente tra il mercato europeo e quello italiano del gas, che grava per 1,3 miliardi di euro, al gas e biometano release, alla rimozione dei vincoli per installare impianti rinnovabili sulle aree industriali bloccate dal Dl agricoltura dello scorso anno. Tuttavia il Dl Bollette non prevede nulla per l’alimentare, il tessile, la farmaceutica, la componentistica, l’automotive, l’arredo, la meccanica, il calzaturiero e le telecomunicazioni. Motivo per cui anche il responsabile Energia di Confindustria Aurelio Regina, aveva subito bocciato il DL, chiedendo   “un tavolo urgente a Palazzo Chigi”.

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