Il progetto di legge con diversi interventi volti a ridurre l’emergenza-casa è diventato realtà, ma come ha ammesso lo stesso Segretario al Territorio Matteo Ciacci, “certamente non basta, anche perché la norma contiene tutta una serie di strumenti, come ad esempio il monitoraggio degli immobili sfitti sul nostro territorio, che ci darà una panoramica su cui poi potranno essere adottate ulteriori politiche e fare anche un ragionamento serio a livello di territorio in generale”.
La programmazione territoriale diventa quindi il faro da cui farsi guidare in questo percorso che, comunque, è finalmente partito. Anche se, per motivi contingenti (non di meno quelli elettorali dell’anno scorso), si è affrontato finora l’aspetto sociale della dinamica dei prezzi, dove ovviamente a subirne le conseguenze sono i residenti, avviluppati nella spirale dei prezzi d’acquisto e d’affitto aumentati mentre non sono aumentati in proporzione uguale i redditi e le capacità economiche. Bene il monitoraggio degli immobili “sfitti” o comunque non disponibili sul mercato, ma anche questo è un punto di partenza, perché l’analisi andrebbe allargata anche alla galassia degli NPL delle banche, ai leasing, alle vecchie operazioni immobiliari ecc ecc. Poi c’è l’aspetto – ancora poco evidenziato – dell’economia in generale: gli spazi commerciali e produttivi, ad esempio, che necessiterebbero di una revisione e riorganizzazione. Senza dimenticare gli immobili pubblici, da valutare in chiave cambio di destinazione. Insomma, il “Piano Casa” non c’è ancora, ma, per usare il gergo dell’edilizia, si iniziano “a gettare le prime fondamenta”.