Home Notizie del Giorno Visto per voi a teatro: “Lazarus” di Bowie/Walsh, due anni dopo

Visto per voi a teatro: “Lazarus” di Bowie/Walsh, due anni dopo

da Alessandro Carli

Cinque passi in avanti e uno indietro: saldo più che attivo per “Lazarus” che, a distanza di due anni dal debutto – Cesena, marzo 2023 – è tornato a circuitare (in estrema sintesi, nuova tournée). Lo spettacolo di “teatro musicale” scritto da David Bowie con Enda Walsh e che ha (ri)fatto tappa al Teatro Bonci il 5 e il 6 aprile. Occasione da prendere al volo: rivedere un lavoro significa capire se è cresciuto, se è stato oggetto di lavoro e indagine, se le repliche del 2023 lo hanno in qualche modo “pettinato” (la versione di due anni presentava qualche elemento di debolezza: danza, movimento e drammaturgia dialogica, come scritto QUI). Questo nuovo “Lazarus”, come anticipato poco sopra, è un lavoro di un atto unico di un’ora e 45 minuti che ha avuto un percorso di grande crescita: la drammaturgia è sensibilmente migliorata e sono migliorati anche i perimetri dei personaggi, più “teatrali” e più strutturati rispetto a due anni fa. Il primo a beneficiarne è la “maschera” interpretata da Manuel Agnelli, che vocalmente (nel recitato, non nel canto ovviamente) riesce a definire con maggiore precisione il ruolo affidatogli dal regista Valter Malosti. Ma è un po’ tutta la parte “teatrale” dello spettacolo ad essere più convincente e maggiormente comunicativa: la storia raccontata (in estrema sintesi, Newton/Agnelli è un malinconico migrante interstellare costretto a rimanere sulla Terra, che non può morire e non invecchia), arriva sino all’ultima fila della platea e, verticalmente, sino alla piccionaia (nella replica vista, quella del 6 aprile, il “Bonci” era gremitissimo), il corpo di danza, Dario Battaglia (il lynchiano e warholiano “Valentine”, strepitoso), le luci che “tagliano” e ricreano gli spazi (sia sul boccascena che nello schermo che finge da secondo palcoscenico). Il passo indietro, unico e piccolo, è un frammento lunare: due anni fa Casadilego, nell’interpretare “Life on Mars?”, stava seduta davanti a un piano e cantava e suonava il meraviglioso pezzo del Duca Bianco, oggi invece si limita a interpretarla (sempre meravigliosamente ma lievemente meno) in piedi, con il microfono.   

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