“La denatalità rappresenta un problema che non riguarda solo la Repubblica di San Marino; la denatalità non è un fenomeno con radici dell’ultimo anno, anche se vi è stata una accentuazione del problema nel 2024; le cause sono profonde, molteplici ed eterogenee”. Questa la sintesi della “Relazione del Congresso di Stato sugli incentivi e le misure riconosciute a sostegno della natalità, della genitorialità, della famiglia e analisi dei dati relativi agli effetti prodotti dalle misure attualmente previste e alla ricognizione dei fattori che possono avere incidenza sul fenomeno della denatalità”, presentata in seduta congiunta alle Commissioni competenti il 27 marzo. Un quadro generale che copre non solo i dati statistici, ma anche quelli relativi agli istituti rivolti alla famiglia, partendo dal periodo temporale di vigenza della Legge 14 settembre 2022 n.129 (“Interventi a sostegno della famiglia”), ovvero dal 1 ottobre 2022 al 31 dicembre 2024, in sinergia con altre previsioni legislative e più precisamente l’assegno familiare, l’assegno familiare integrativo, l’assegno di accompagnamento nonché la Legge 29 novembre 2022 n.158 (“Forme di sostegno per donne sole in stato di gravidanza e nuclei familiari mono genitoriali in situazioni socio – economiche di particolare gravità”) oltre ad altri riferimenti e più precisamente la Legge 13 novembre 2020 n.202 (“Disciplina del Lavoro Agile”) e la Legge 29 novembre 2022 n.157 (“Riforma del sistema previdenziale”) con particolare riferimento all’articolo 18 ed invito a porre attenzione a quanto previsto al comma 3. Di fatto, si tratta di un’analisi sugli incentivi e sulle misure riconosciute a sostegno della natalità, della genitorialità e della famiglia, in cui vengono elencati e spiegati i vari istituti rivolti alla famiglia e riportati i dati sui costi nonché il numero di soggetti che ne hanno usufruito. Si è svolto, inoltre, un raffronto sovranazionale con altri Stati riguardante l’andamento demografico di questi e gli interventi da loro posti in essere, spiegando in linea di massima lo scenario europeo e le conseguenze sociali ed economiche del fenomeno della denatalità.
Il tutto per delineare un piano d’azione che, partendo dall’Ordine del Giorno dello scorso 21 gennaio (che ha rilanciato il tema al di fuori della cosiddetta Legge Sviluppo), metta in campo tutte le strategie possibili per invertire il trend negativo.
LA DENATALITÀ NEI DATI STATISTICI

Il punto di partenza, come detto, sono state le analisi dei dati statistici che permettono di evidenziare in maniera oggettiva la tendenza – non solo Sammarinese ma generalizzata nei Paesi occidentali – a fare sempre meno figli. Questa si evince chiaramente da due dati in particolare: il numero di nuovi nati e l’indice di fecondità delle donne.
Nel primo caso, le nascite avvenute negli anni 2022 e 2023 sono rispettivamente di 205 e 191, mentre nel 2024 si è avuto il record negative di soli 144 nuovi nati (70 maschi e74 femmine). Il dato, se confrontato con il numero dei decessi, evidenzia in maniera chiara il problema: nel 2022 si sono registrati 263 decessi, 279 nel 2023 e 254 nel 2024.
Nel caso del tasso di fecondità (che esprime in un dato anno, il numero medio di figli per donna, ed è rappresentato dalla somma dei quozienti specifici di fecondità calcolati rapportando, per ogni anno di età feconda 15-49 anni, il numero di nati vivi all’ammontare medio annuo della popolazione femminile) I numeri non sono migliori: nel 2024 è stato dello 0,824, il valore più basso dal 2001, a conferma di una tendenza al ribasso sempre più forte dal 2015 in avanti.
LE NORME: ALCUNE NON HANNO FUNZIONATO

L’analisi degli istituti già in vigore, come detto, ha evidenziato anche i numeri dei fruitori/percettori e, ovviamente, i costi a carico dello Stato per questa parte di welfare.
Tra le disposizioni introdotte nel nostro ordinamento giuridico, dalla Legge numero 129 del 2022 rivolte al contesto della famiglia c’è, ad esempio, il congedo per gravidanza e puerperio della lavoratrice, del quale, dal 01/10/2022 al 31/12/2024, ne hanno beneficiato 414 dipendenti per un costo complessivo di 3.561.915,73 euro.
Il congedo di paternità ha invece generato costi per assenze dal luogo per 454.710,19 per un numero totale di dipendenti che ne hanno usufruito corrispondente a 500.
Molto impattante anche la previsione del congedo parentale (art. 14 L. 129/2022), che ha comportato oneri totali per 2.232.300,91 euro per i 772 dipendenti che ne hanno usufruito.
Per quanto riguarda, invece, il congedo familiare dei genitori adottandi e adottivi o congedo per gravidanza e puerperio (art. 16 L. 129/2022), risulta un solo soggetto che ne ha usufruito, per un costo totale di 9.649,63 euro. Il congedo parentale dei genitori adottivi (art. 17 L. 129/2022), addirittura non ha ancora un solo caso attivo, così come il congedo familiare dei genitori affidatari e permesso di riposo giornaliero o permesso per allattamento (art. 19 L. 129/2022) e il congedo di paternità per il padre adottivo o affidatario (art. 20 L. 129/2022).
Al contrario, è molto frequente la richiesta del congedo per prestatori di assistenza (art. 27 L. 129/2022): nel periodo di riferimento sono stati 581 i fruitori, per un costo stimato in 1.000.245,95 euro.
Ovviamente il peso maggiore di questi istituti lo assolvono gli Assegni Familiari: nel 2024, causa la rivalutazione, si è avuto oltre 1 milioni di costi in più, portando la cifra complessiva del triennio 22-24 a oltre 24.069.666,50 euro, nonostante il totale dei percettori (che ricordiamo sono solo i dipendenti residenti) è diminuito costantemente, da oltre 7mila persone a 5.245 nel 2024.
“In conclusione” si legge nella Relazione, “è possibile fare una riflessione ovvero che emerge un maggior utilizzo degli istituti volti all’assistenza e aiuto di soggetti affetti da patologie permanenti o correlate all’età, rispetto a quelli volti alla cura dei figli ed alla partecipazione attiva della vita familiare e questa tendenza potrebbe essere interpretata come segnale di invecchiamento della popolazione”.
LE LINEE GUIDA DELL’EUROPA
Partendo dalla Direttiva UE n.1158/2019 che prevede, tra le altre cose le “politiche in materia di equilibrio tra attività professionale e vita familiare”, il Congresso di Stato ritiene che “è possibile immaginare, che se entrambi i genitori avessero l’obbligo di utilizzare periodi di congedo non trasferibili tra loro, oltre ad avere una gestione sicuramente più equilibrata dei figli, si eliminerebbe allo stesso tempo ogni eventuale forma di discriminazione nei confronti delle donne che vorrebbero avere figli, ma che per paura di conseguenze negative in ambito lavorativo decidono di non avere”.
E difatti molte proposte vanno in questa direzione.
LE IPOTESI DEL GOVERNO

Per il Governo, si legge nella Relazione, “nelle more che la Commissione Speciale sull’Andamento Demografico, già insediatasi, termini il proprio lavoro incentrato su “proporre interventi per sostenere la natalità, per rafforzare i servizi per la terza età, per rafforzare il sistema di welfare, nonché produrre scenari e stime numeriche sugli impatti degli interventi proposti”, e in conformità con l’ordine del giorno del 21 gennaio 2025 […] è possibile affermare che: il congedo per gravidanza e puerperio della lavoratrice (art. 12 L. 129/2022) unitamente al divieto di licenziamento (art. 36 L. 129/2022) della lavoratrice gestante, puerpera e del padre lavoratore per tutti i periodi di congedo e/o permessi usufruiti in base alla Legge n. 129/2022 e al congedo parentale (art. 14 L. 129/2022), risultano attualmente, in sinergia tra loro, strumento fondamentale irrinunciabile per sostenere la maternità; il congedo di paternità (art. 13 L. 129/2022), così come strutturato, probabilmente non ha prodotto gli effetti che si sperava ovvero un aumento del ruolo attivo dei padri nell’assistenza e cura dei propri figli; il congedo parentale (art. 14 L. 129/2022), risulta un buon strumento per permettere alla madre o in alternativa al padre di dedicarsi a tempo pieno al proprio figlio nei primi 18 mesi dello stesso, ma è plausibile una valutazione sulla maggiorazione della percentuale di retribuzione giornaliera riconosciuta, che permetterebbe un miglior sostentamento della famiglia andando ad attenuare così le incertezze economiche; che gli istituti attualmente non retribuiti come permesso per visite mediche dei figli (art. 24 L. 129/2022), il permesso per malattia dei figli (art. 25 L. 129/2022), il permesso per colloqui scolastici (art. 26 L. 129/2022) e il congedo per gravi motivi familiari (art. 30 L. 129/2022), vista l’importanza sociale e il valore che questi rivestono nella cura e partecipazione attiva della vita familiare, in considerazione del numero di coloro che ne hanno usufruito, potrebbe essere valutata l’introduzione della percezione, da parte di coloro che lo richiedono, di almeno una percentuale di retribuzione giornaliera; che l’implementazione della flessibilità oraria (art. 38 L. 129/2022) e del Lavoro Agile (Legge 13 novembre 2020 n. 202) possono contribuire a creare le basi per una migliore conciliazione della vita lavorativa con quella familiare; che gli assegni familiari, storica forma di contributo economico a favore del c.d. capo famiglia con persone a carico, risultano ancora uno strumento dal ruolo economico-sociale percepito in maniera importante, ma visto l’attuale ammontare di questi, che gravano sulle casse dell’amministrazione pubblica (24.069.666,50 in totale per il triennio 2022-2024) sarebbe da considerare una razionalizzazione delle risorse pubbliche valutando l’eventuale erogazione di questi in base al reddito complessivo annuale del percettore, riflettendo anche sulla necessità di aumentare i singoli importi degli assegni familiari in virtù dell’attuale costo della vita”. Inoltre, “sarebbe utile la creazione di uno sportello sociale rivolto a tutta la cittadinanza allo scopo di tutelare le persone nell’accesso ai servizi e alle risorse sociali esistenti attraverso un’attività di informazione, di ascolto, di accoglienza e accompagnamento”.
LE PROPOSTE DEI SINDACATI
Le Organizzazioni Sindacali hanno avanzato proposte e richieste, che sono state inserite della Relazione e saranno oggetto di discussione al pari di quelle delle opposizioni. Quelle “sindacali” riguardano l’implementazione degli strumenti come i congedi parentali basati sulla genitorialità paritaria, prevedendo periodi di astensione dal lavoro obbligatori su base paterna; il contrasto del fenomeno c.d. “motherhood penalty” ovvero lo svantaggio delle donne lavoratrici con figli rispetto a quelle che non ne hanno; implementazione e potenziamento degli strumenti di conciliazione dei tempi di vita e lavoro con tutele concrete per i genitori che scelgono di svolgere il part- time, quale decisione cruciale per la gestione di alcune esigenze familiari; l’adozione del “quoziente familiare” come sistema di tassazione e mezzo attraverso il quale sostenere le politiche in tema di natalità.
Inoltre i sindacati chiedono che vengano colmate alcune lacune presenti nella legge sulla famiglia del 2022, riconoscendo il diritto per i genitori che lavorano a maggiori congedi parentali retribuiti, ad esempio per le malattie dei figli.
LE IDEE DELLE OPPOSIZIONI
Tra le proposte di nuove misure, presentate dalle forze di opposizione sotto forma di emendamento alla Legge Sviluppo, “tra quelle più interessanti, che potrebbero apportare un miglioramento agli istituti già presenti vi sono quelle che prevedono: un aumento dei giorni di congedo di paternità; la previsione di retribuzione dei permessi per visite mediche dei figli, dei permessi per malattia dei figli con estensione di concessione di questi fino al raggiungimento della maggiore età; quello che richiede l’istituzione della figura del Caregiver, cioè la persona che assiste e si prende cura del familiare o affine entro il terzo grado”.