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I ragazzi hanno imparato a “Vivere l’azienda”

da Daniele Bartolucci

Conclusa la prima fase di “Vivere l’azienda”, il percorso didattico dedicato agli studenti del V anno del Liceo Economico Aziendale che ha lo scopo di stimolare conoscenze, abilità, attitudini degli studenti attraverso il confronto diretto con esperti formatori e consulenti. Il progetto, giunto quest’anno alla quarta edizione, è ideato e organizzato da ANIS, CSdL e CDLS, in collaborazione con la Scuola Superiore di San Marino e Robopac (Aetna Group). 

Per “vivere l’azienda” in senso letterale, i ragazzi hanno visitato lo scorso 10 febbraio una primaria realtà industriale sammarinese associata ANIS (Robopac Machinery), quindi simulato in aula, coadiuvati dai docenti e consulenti di INforma (il cui responsabile, Roberto Parma, è il coordinatore dell’iniziativa), delle vere e proprie imprese ipotizzando bilanci, processi, negoziazione…

I ragazzi sono infatti stati divisi in gruppi e ad ognuno di questi è stato affidato un progetto imprenditoriale già avviato, su cui elaborare una strategia per il presente e il futuro.

Le lezioni, svolte nella sala corsi di ANIS dal 24 al 28 febbraio, consentiranno agli studenti e ai loro docenti di sviluppare quindi in classe i vari progetti, presentati il 10 marzo ai “colleghi” del IV anno, ovvero coloro i quali saranno coinvolti nell’iniziativa nel 2026.

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STRATEGIA AZIENDALE CON SIMONE MOSCA

Li guardi e li riconosci. Nonostante le cuffie perennemente nelle orecchie, nonostante il telefono che pare un’estensione del braccio, nonostante quella velocità con cui ti rispondono, che a volte ti fa sentire come se stessi parlando con un video a 1,5x. Sono la Generazione Z, eppure dentro di loro c’è qualcosa che ti somiglia più di quanto vorresti ammettere.

Li vedi alle prese con il concetto di azienda, con le sue logiche, con la strategia – parola che, detta così, sembra quasi appartenere a un altro tempo, troppo lenta per il loro mondo. Eppure, dopo qualche minuto, scatta qualcosa. Li osservi mentre smettono di guardare lo schermo e iniziano a interagire tra loro. Parlano, discutono, disegnano schemi su un foglio, fanno domande. Forse la chiave è sempre stata lì: il gioco, la sfida, il fare qualcosa che abbia senso.

Ci sono sei aziende immaginarie, aziende vere camuffate, e trenta ragazzi divisi in squadre. Il compito? Dare un’identità a quelle aziende, pensare alla loro visione, ai loro valori, alle strategie di crescita. Le idee fioccano, qualcuna è un fulmine a ciel sereno, altre sono talmente strampalate che per un attimo immagini il futuro pieno di prodotti assurdi – e magari saranno proprio quelli a funzionare.

Ma poi arriva il momento in cui si fa sul serio. Perché la creatività ha bisogno anch’essa di una struttura per diventare realtà, e quella struttura non è cambiata nei secoli. È lo scheletro invisibile che sorregge tutto, anche nel caos di un mondo che va veloce: a crearla sono dei neanche ventenni.

Alla fine, si lavora. Sul serio. Un business model canvas completato in cinque ore.

Molte aziende, quelle vere, si prendono inconsapevolmente il rischio di non provarci nemmeno. Ma loro sì. Loro se lo prendono il rischio di sbagliare, di osare, di pensare. Si confrontano, litigano, trovano soluzioni. Nel mentre, ti capita di scorgere un ragazzo che prende appunti con una cura che non ti aspetti. Un altro che, tra una battuta e l’altra, butta lì un’idea brillante. Una ragazza che, mentre gli altri ridono, fissa il foglio con l’aria di chi sta per dire qualcosa di importante.

E allora capisci. Capisci che non si tratta solo di insegnare, ma di scavare, ci si avvicina al concetto di educare: di tirare fuori qualcosa che è già lì, sotto la superficie. E speri che, da qualche parte, questo giorno resti con loro. Magari non subito, magari tra anni, quando si troveranno davanti a un bivio e ricorderanno che una strategia serve sempre. Anche solo per sapere da che parte andare.

E pensare che… non hanno ancora vent’anni.

SVILUPPO ORGANIZZATIVO CON LEONARDO COSPITO

Un’azienda è un sistema complesso. Con i ragazzi abbiamo condiviso che, in ognuna delle loro aziende, decine di Ruoli differenti devono portare avanti migliaia di Attività e che ogni azienda è fatta di: Uffici, Reparti, Officine, Laboratori, Dipartimenti. Ma soprattutto è fatta di centinaia di Persone, che devono ricoprire con convinzione questi Ruoli.

Abbiamo visto che per ogni Ruolo esistono più Livelli Professionali, diversi per: responsabilità, compiti, competenze, grado di autonomia e relazioni. C’è il Direttore, che Guida i Manager della sua Funzione Organizzativa, che ha in staff uno o più Esperti, profili di riferimento tecnico specialistico. Quindi c’è il Manager, che dipende direttamente da un Direttore, ed è responsabile delle risorse e dei risultati della sua Unità Organizzativa (Ufficio, Reparto), che ha uno o più Specialisti in staff. Poi c’è il Coordinatore (il Capo Reparto) che, in base alla pianificazione fornita dal Manager, definisce le priorità e organizza il lavoro per gli Addetti, che a loro volta svolgono le attività più operative.

Con i ragazzi di “Vivere l’azienda” siamo partiti dal modello di business: “perché” e “cosa” l’azienda vuole diventare nei prossimi anni. Poi abbiamo lavorato sul “come” realizzare quanto definito, quindi ragionato sui Processi, tenendo presente che questi ultimi rappresentano il “come” si realizzano le cose.

Per disegnare gli organigrammi abbiamo messo in relazione Processi e Ruoli.

Ci siamo impegnati su come mettere insieme tutti questi Ruoli e tutte queste attività, come far lavorare insieme tante Persone verso obiettivi comuni.  L’argomento ha stimolato la curiosità dei ragazzi, mi hanno fatto domande specifiche proprio su quali e quanti sono i percorsi professionali che li aspettano in azienda, hanno percepito quanto fosse importante il tema per poter decidere adeguatamente come proseguire il percorso di studi. Sviluppare nei ragazzi questa Consapevolezza Organizzativa è fondamentale, chi la possiede sa interpretare accuratamente le situazioni aziendali e comprendere a fondo i problemi organizzativi, diviene consapevole delle complessità dell’azienda in cui lavora e quindi ad avere una vita professionale gratificante.

L’esperienza di “Vivere l’azienda” è unica per i ragazzi, lascia nel loro “zaino delle competenze” un’idea realistica di come funziona un’azienda. Ma è unica anche per me, come docente, mi ricorda ogni volta che l’aspetto più importante e più difficile del mio lavoro è insegnare agli altri come occuparsi del futuro.

OPERATIONS MANAGEMENT CON ALESSANDRO ORMESI

Anche quest’anno Anis mi ha dato la possibilità di partecipare a “Vivere l’azienda”. Anche quest’anno infatti, durante il confronto con gli studenti, non posso che rimanere personalmente stupito di come siano capaci di dare delle risposte e trovare delle soluzioni su argomentazioni così distanti dal loro mondo abituale.

Il mio compito era quello di dare una visione della parte operativa di un’azienda, parlando di fabbrica di Supply chain e di organizzazione industriale. Un argomento molto vasto e complicato anche per chi quotidianamente vive l’azienda da dipendente e da addetto ai lavori.

 L’ottima ed illuminata organizzazione del corso coordinata da Roberto Parma ha avuto come driver la “costruzione” di 6 aziende immaginarie ma basate su una piattaforma reale, con dei conti economici reali e con delle mission ben definite.

I ragazzi sono stati divisi in 6 gruppi differenti ognuno dei quali rappresentava un’azienda specifica.

I ragazzi hanno avuto modo quindi, da un lato, con la loro creatività, di “costruire” dei modelli produttivi con degli obiettivi ben specifici e molto differenti, dall’altro lato di poter verificare in modo “tangibile” le difficoltà che ci possono essere nell’organizzare delle produzioni con delle complessità che probabilmente non si aspettavano.

Durante la giornata sono stati numerosi i momenti di confronto sia con il docente che tra di loro. Anche quest’anno non posso che rimanere colpito dai ragionamenti dei ragazzi. Nella loro “purezza” sono riusciti a far emergere dei ragionamenti sicuramente non banali, proponendo delle soluzioni applicabilissime al mondo reale dando anche una visione trasversale nelle modalità di gestione, cosa che purtroppo non accade nelle realtà industriali anche più blasonate e consolidate.

Al termine della giornata, per merito dei ragazzi, le sei aziende avevano una conformazione differente e coerente con il modello industriale che rappresentavano dando in alcuni casi anche un peso corretto alle risorse da impegnare.

Personalmente ogni volta che ho la possibilità di confrontarmi con i ragazzi ne esco sempre arricchito, e in un certo senso “rasserenato” perché ho la possibilità di vedere come nella maggior parte dei casi, siano in grado, se opportunamente stimolati e coinvolti nei ragionamenti, di dare un valore aggiunto importante. Ho avuto anche la possibilità di confrontarmi con loro durante una pausa, sulle idee che hanno del loro futuro e su come intendano intraprendere il loro percorso di crescita personale e professionale.

Da un lato le loro risposte mi hanno fatto capire come siano interessati al futuro, di come abbiano voglia di mettersi in gioco e di “esplorare” nuovi territori sconosciuti, anche attraverso esperienze internazionali.

Dall’altro mi sono sembrati un po’ disorientati nelle scelte che stanno per intraprendere e questo rafforza in me due linee di pensiero.

La prima che dobbiamo dare fiducia ai ragazzi, responsabilizzandoli e dandogli sostegno nelle scelte coraggiose che devono intraprendere per disegnare il loro futuro, dicendogli di non aver paura di sbagliare, anzi … di commettere errori per imparare anche ad essere più forti.

La seconda che queste iniziative sono sicuramente ad altissimo valore aggiunto, che servono sicuramente ai ragazzi e che dovrebbero essere fatte più spesso e più volte durante il percorso formativo. Non posso quindi ringraziare Anis per il supporto che dà alle scuole ed in particolare al coordinatore Roberto Parma per l’ottima organizzazione e visione.

SOSTENIBILITÀ AZIENDALE CON SIMONE SELVA

L’esperienza di “Vivere l’azienda” con le classi V del Liceo Economico di San Marino si è rivelata un momento davvero interessante sia per il progetto in sé, strutturato ogni anno in modo più completo, che per la possibilità, per certi versi unica per un professionista, di confrontarsi con studenti di 18/19 anni.

La giornata è iniziata con la presentazione, da parte dei diversi gruppi, dei casi svolti con gli altri docenti nei giorni precedenti. Ho potuto notare una buona confidenza nella esposizione dei contenuti grazie certamente al lavoro svolto dai colleghi.

Ho notato che, con riferimento ai modelli di business aziendali presentati, la totalità dei gruppi era focalizzata, nello svolgimento dei casi aziendali, su una strategia di differenziazione per qualità del prodotto, innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale. Questi termini godono di una certa cassa di risonanza affollando il main-stream forse anche oltre la reale comprensione degli stessi. Su questo aspetto sono state fatte alcune riflessioni provando ad entrare nel merito di questi concetti.

Dopo un breve approfondimento sul tema della sostenibilità ESG, ed in particolare sulla sostenibilità finanziaria, l’attività principale si è concentrata sullo svolgimento di un caso aziendale pratico su foglio di calcolo. Lavorando su dati reali e simulazioni concrete, gli studenti hanno potuto sperimentare su caso aziendale la relazione tra azioni manageriali e risultati economico-finanziari.

Nonostante le iniziali difficoltà nell’uso dello strumento molti hanno mostrato ottime capacità di adattarsi e di ragionare con logica economica, dimostrando un approccio critico di buon livello, oltre ad una ottima preparazione di base. Più che negli anni scorsi ho notato che le valutazioni espresse dagli studenti non erano guidate esclusivamente da considerazioni economiche ma da una chiara volontà di sviluppare le azioni che avevano progettato nelle giornate precedenti con gli altri docenti.

L’esperienza è stata certamente positiva. Un aspetto per me visibile di questa edizione è stato il feed-back degli studenti. Chi ha partecipato e si è lasciato provocare cogliendo il valore dell’occasione di “Vivere l’Azienda” ha espresso un ringraziamento autentico per l’esperienza vissuta, sia, credo, per i contenuti proposti, che per la possibilità di mettere in pratica le conoscenze acquisite nell’ambito scolastico.

Questo riconoscimento, spontaneo e sentito, è forse il segnale più chiaro del valore formativo del progetto. Alla fine di ogni edizione di Vivere l’Azienda, mi rendo conto di quanto sia importante creare occasioni di incontro tra il mondo della scuola e quello del lavoro.

Non si tratta solo di insegnare concetti economici o di fornire strumenti tecnici ma di avere l’occasione di mostrare a dei ragazzi il nesso tra ciò che studiano e la realtà del lavoro, sebbene simulata. Ritengo questo elemento importante proprio perché aiuta a far cogliere che la scuola può costituire davvero quella chiave per entrare nella realtà e conoscerla sempre di più se lo studente è disponibile a farsi provocare nel rapporto con chi ha la possibilità di incontrare.

LA NEGOZIAZIONE CON PIETRO PARMEGGIANI

L’insegnare negoziazione a studenti del liceo economico partecipanti a “Vivere l’Azienda” è stato stimolante e coinvolgente. Ha richiesto uno sforzo supplementare per comunicare in modo efficace con ragazzi 40 anni più giovani di me. L’utilizzo di esempi e metafore ha catturato la loro attenzione e ha reso i concetti più accessibili.

Ho iniziato spiegando cos’è la negoziazione, perché è importante e in che modo è parte della loro vita quotidiana. Tutti negoziamo, in contesti diversi e con finalità differenti, ma sempre con le stesse dinamiche di base. Fin da subito, ho coinvolto gli studenti in alcuni giochi per rendere il concetto più tangibile e interattivo.

Sono poi passato alle fasi del processo di negoziazione, mettendo in evidenza l’importanza di seguire un metodo, evidenziando come un approccio sistematico possa aiutare a ottenere ciò che si desidera e ciò che si merita per poi passare la centralità della preparazione e della strategia.

Quando ho illustrato gli stili di negoziazione, ho notato un crescente interesse da parte degli studenti che è aumentato costantemente, fino a raggiungere il culmine nelle due ore dedicate alla simulazione di una negoziazione.

Ho diviso gli studenti in tre coppie di aziende e ho assegnato loro un caso di negoziazione ispirato ai casi di Harvard. Con mia grande soddisfazione, ho assistito a una trasformazione: studenti inizialmente poco attenti si sono dimostrati abili negoziatori, mentre altri, più timidi e distaccati, si sono immersi con grande impegno nella simulazione. Sono emerse chiaramente le due anime della negoziazione: quella competitiva e quella collaborativa. I risultati diversi delle tre coppie di negoziatori hanno evidenziato queste dinamiche permettendo agli studenti di comprendere quanto sia cruciale la gestione della relazione.

Abbiamo concluso la giornata con un approfondito debriefing, analizzando le dinamiche negoziali delle tre coppie. Questa fase è stata fondamentale per riflettere sul ruolo centrale delle relazioni, delle strategie adottate, delle emozioni e dei bias cognitivi che influenzano le decisioni.

L’esperienza si è rivelata estremamente arricchente, sia per me che per gli studenti. Ho potuto constatare quanto sia efficace un approccio pratico alla formazione e quanto gli studenti possano trarre beneficio da simulazioni realistiche che li coinvolgano attivamente nel processo di apprendimento.

LA VISITA IN ROBOPAC MACHINERY

“Siate imprenditori di voi stessi, nel lavoro che sceglierete di fare e anche nella vostra vita, iniziando fin da ora a investire nelle vostre passioni e nel vostro percorso scolastico”. Questo il consiglio che Alfredo Aureli, Presidente di Aetna Group, ha rivolto ai ragazzi del Liceo Economico Aziendale al termine della visita in Robopac Machinery, lo scorso 10 febbraio. “E siate soprattutto siate curiosi, perché è proprio grazie alla curiosità che è nata anche Robopac”, ha aggiunto raccontando l’esperienza imprenditoriale che in 40 anni è diventata un’azienda leader del mercato, operativa in tutto il mondo. “Eravamo andati in una fiera negli Stati Uniti per vedere alcune novità e siamo rimasti colpiti non dalle grandi macchine delle aziende più importanti, ma da un piccolo stand che esponeva un prototipo per il packaging. Non era il nostro settore, ma intuimmo che avrebbe potuto diventare un business. Decidemmo di investirci e nel 1984 è nata Robopac Machinery, proprio qui a San Marino, la prima business unit del gruppo e oggi uno dei main brand di Aetna Group, che è leader mondiale nel settore del packaging, specializzato in soluzioni di fine linea, spaziando dalle macchine avvolgitrici semiautomatiche con tecnologia intelligente alle soluzioni automatiche innovative, dalle macchine avvolgitrici industriali alle macchine termoretraibili e alle incartonatrici, fino alle soluzioni di imballaggio su misura”. Molte di queste macchine e di come vengono ideate e realizzate, sono stati spiegati durante l’accoglienza in azienda dal Direttore Operation di Robopac Machinery e di Robopac Systems, Alessandro Manduchi, e sono stati anche il filo conduttore del tour nei vari reparti, accompagnati dai vari responsabili dell’azienda. Un vero e proprio “tuffo” nell’azienda alla scoperta delle sue dinamiche e dei suoi processi.

Articoli precedenti
Vivere l’Azienda: gli studenti vanno a “scuola” di impresa: https://sanmarinofixing.com/2025/02/17/vivere-lazienda-gli-studenti-vanno-a-scuola-di-impresa/

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