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Cooperativa Cuore 21 e IAM non dicono bugie

da Alessandro Carli

“Perché l’umanità ha ancora bisogno di cento, mille palcoscenici per far capire che diversità, malattia, solitudine, poesia, non appartengono solo a categorie specifiche di persone, ma sono patrimonio di tutti. Perché, dal di dentro, noi sì, noi lo sappiamo: la follia appartiene alla normalità, non ne è affatto la negazione”. In principio fu Claudio Misculin che nella metà degli Anni Settanta, nel pieno della rivoluzione basagliana che portò alla chiusura del manicomio di Trieste e diede origine alla Legge 180, incontrò la fragilità.

Il grande artista triestino, all’inizio degli anni Novanta, apre l’Accademia della Follia, il primo esempio di “teatro di matti”.

In principio fu anche Pippo Delbono che, dopo un percorso formativo intenso, nel 1997 porta in scena “Barboni”, spettacolo meraviglioso nato dall’incontro con persone provenienti da situazioni sociali di emarginazione determina una svolta nella sua ricerca poetica. Come Bobò, sordomuto incontrato e fatto uscire dal manicomio di Aversa dopo un internamento durato 45 anni, che ha girato il mondo assieme a lui, in prima classe, sino a 82 anni. “Tanti non si rendono conto che ci può essere una grande bellezza in persone che la società ha etichettato come matti, down, barboni” ha ripetuto più volte lo stesso Pippo Delbono.

Un solco importante, quello che unisce la scena e la fragilità, su cui – recentemente – l’ottimo Paolo Ruffini ha fatto germogliare “Up & down” (passato anche a San Marino qualche anno fa), un viaggio che racconta la meraviglia di essere speciali e la bellezza potente della vita espressa attraverso le diversità di ogni persona.

In questo percorso di riscoperta e di valorizzazione dei talenti nascosti allo “sguardo” – l’arte come elemento di riscatto, di catarsi, di dignità sociale, di vita – si inserisce anche “Who is Pinocchio?”, spettacolo che verrà presentato anche sul Monte Titano il 21 marzo alle 20.30, esattamente nella “Giornata mondiale della persona con Sindrome di Down”, ed esattamente all’interno dell’Auditorium Little Tony di Serravalle di San Marino (ingresso a offerta libera e consapevole a partire da 5 euro; gradita la prenotazione).

La data in Repubblica è il risultato di una sinergia, di un’amicizia e di un rapporto di reciproca stima tra l’azienda sammarinese Igiene Ambientale Management S.r.l. e la Cooperativa Cuore 21 di Riccione, due realtà apparentemente distanti ma in realtà molto, molto vicine: entrambe difatti possiedono una grande sensibilità e un’altrettanta attenzione verso l’inclusione (IAM ha assunto due ragazzi con disabilità al suo interno e Cuore 21 promuove inserimenti lavorativi) e all’educazione al valore dell’unicità.

IAM quindi ha scelto di invitare le persone a teatro sostenendo Cuore 21 e scegliendo proprio uno spettacolo che ha in scena 20 ragazzi con Sindrome di Down e diverse disabilità intellettive, per raccontare una delle storie più famose della letteratura per l’infanzia, un grande classico che non finisce mai di stupire e di regalare spunti di riflessione.

Lo spettacolo, diretto da Eleonora Gennari e Valeria Fiorini, si interroga intorno al concetto di unicità.

“Le favole, si sa, nascono per i bambini ma ‘Pinocchio’ di Collodi parla anche agli adulti. Quel burattino che ancora si deve formare, che ha bisogno di un aiuto esterno che lo cerca di manovrare, indottrinare, educare, plasmare secondo un’idea, un ideale che non è detto sia lo stesso di Pinocchio. Quel pezzo di legno che non vuole farsi manovrare, vuole decidere lui, imparare a cavarsela da solo per raggiungere la sua autonomia. Già diventare autonomi! Che gran fatica! Rispettare le regole, dover fare bene, resistere alle tentazioni, abbattere la pigrizia, saper distinguere tra dovere e piacere. Sapere stare al mondo. Ma il mondo è pronto ad accogliere quel Pinocchio? Che magari non è così perfetto, corre con il suo tempo, non sa ancora che persona vuole diventare, ma sa che vuole provare a scoprirlo con le sue gambe, con i suoi sbagli, le sue cadute e le sue intuizioni”.

Uno spettacolo corale di circa 60 minuti, che vede sul palco tanti ragazzi, nel loro agire e nel loro essere, ognuno nel suo ruolo che lascia spazio alla risata, all’emozione e allo stupore.

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