“Le analisi del nostro Osservatorio confermano le difficoltà per le imprese dettate dal calo della domanda e dall’incertezza sui mercati. Nonostante il rallentamento, l’occupazione resta su livelli molto alti, ma la carenza di competenze e di personale qualificato resta una criticità. Servono nuovi interventi per sostenere le aziende, in particolare sugli energetici e sul fronte degli investimenti”. Questa la sintesi che ANIS trae dalle analisi del proprio Osservatorio sull’andamento congiunturale delle aziende associate nel quadriennio 2020-2023, arricchito sia dai primi indicatori sui bilanci del 2024 che ancora non sono ufficiali, sia da alcune prospettive sul 2025, il cui scenario è caratterizzato purtroppo ancora dalle conseguenze dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente, ma anche da un cauto ottimismo sulla ripresa degli ordinativi, il cui calo ha impattato negativamente sul 2024, in particolare per il settore meccanico.

Valutazioni espresse all’indomani della presentazione, svoltasi nella sede ANIS l’11 febbraio, alla presenza delle Istituzioni rappresentate dall’Ambasciatore d’Italia a San Marino, Fabrizio Colaceci, dai Segretari di Stato alle Finanze, Marco Gatti, dal Segretario di Stato all’Industria, Rossano Fabbri, di diversi imprenditori, dei sindacati e dei rappresentanti dei partiti politici, il Dott. Simone Selva ha illustrato i risultati delle analisi sul 2020-2023, ricordando la metodologia utilizzata e specificando che il campione analizzato comprende 224 aziende, ovvero quelle i cui bilanci sono disponibili per tutto il quadriennio. Il campione analizzato rappresenta, comunque, il 99,31% dei ricavi, il 98,36% degli asset e il 98,77% dei costi del personale.
Per quanto riguarda l’andamento del quadriennio 2020-2023, dopo il rimbalzo del 2021 dopo il lockdown e i risultati eccezionali del 2022, il 2023 ha evidenziato una fase di consolidamento, con segnali di stabilità, ma anche alcune sfide emergenti. Tra gli indicatori principali, si segnala una crescita marginale del valore aggiunto (+1,6%), trainata da una razionalizzazione dei costi e da un focus sull’efficienza operativa e un miglioramento della solidità finanziaria, con una riduzione della leva finanziaria e complessiva, segno di una minore dipendenza dal debito e di una gestione più prudente. Anche la redditività degli assets (ROA) ha continuato a migliorare, passando dal 10,59% nel 2022 al 10,76% nel 2023, supportata dalla stabilità del ROS (9,80%) e del turnover di sistema. Segnali di attenzione, invece, arrivano sul fronte dei costi del personale e della contrazione degli investimenti, frutto di una maggiore prudenza delle imprese, che potrebbe però limitare la capacità innovativa nel medio-lungo termine.
I DATI PIÙ RECENTI E LE PREVISIONI

Le avvisaglie di un rallentamento si sono poi verificate nel 2024, come conferma l’analisi del questionario sottoposto al campione di riferimento e al quale hanno risposto in 88 aziende associate che ci hanno permesso con la loro preziosa collaborazione di creare delle simulazioni realistiche. “I dati forniti sembrano evidenziare che il tessuto imprenditoriale nel suo complesso, pur con evidenti differenze tra i settori, presenti certamente delle criticità relativamente agli andamenti registrati nel 2024 in termini di ricavi e di marginalità”, ha spiegato il Dott. Selva. “Il clima di incertezza già evidenziato nel precedente osservatorio si è concretizzato in un effettivo rallentamento del mercato in molti settori determinando un impatto negativo su buona parte del campione. L’elemento più significativo legato al calo dei ricavi di vendita, in termini di performance, è quello del sotto-assorbimento dei costi fissi, che pure hanno subito un incremento (costi del personale, servizi e godimento beni di terzi).
Dato positivo, la crescita ulteriore della forza lavoro nonostante il rallentamento generale e il clima incerto. Al contrario, si è registrata una ulteriore riduzione degli investimenti in molteplici settori. Le principali criticità individuate dalle imprese nel 2024 continuano ad essere il reperimento di personale adeguato e le difficoltà ad individuare l’andamento del mercato.
Se il 2024 sembra essersi dimostrato quindi un anno peggiore rispetto al precedente, pur con performance diversificate tra i settori, nel 2025 le attese sono migliori sia in termini di ricavi che di aumento dell’occupazione. In particolare la lieve ripresa attesa dal settore meccanico, tipicamente antesignano dei trend di mercato, può far presagire una parziale ripresa del mercato. L’effetto dell’inflazione, che ha caratterizzato gli anni passati, si sta progressivamente calmierando con una crescita dei prezzi di acquisto che sembra ormai aver rallentato nella maggioranza dei settori intervistati. Si conferma certamente un generale clima di incertezza che sta caratterizzando molti mercati per fattori esogeni, e potrebbe continuare a frenare gli investimenti anche nel 2025.
“Tali analisi”, ha commentato infine il Presidente Emanuele Rossini chiudendo i lavori, “riportano una fotografia puntuale del sistema economico, in cui l’economia reale che ci onoriamo di rappresentare continua ad essere l’asse portante, sia per quanto riguarda l’occupazione, sia lo sviluppo, con i suoi continui investimenti in territorio. L’obiettivo dell’osservatorio è proprio quello di condividere dati e analisi del sistema economico al fine di compiere le migliori scelte per renderlo più competitivo. Ci sono fattori esterni, come i conflitti in corso, o i probabili dazi statunitensi, che penalizzano certamente le esportazioni e ci auguriamo che la diplomazia risolva quanto prima tali questioni. Quello che il nostro Paese invece può fare, e per questo ci appelliamo alla politica e alle altre parti sociali qui presenti, è di sostenere il nostro sistema imprenditoriale perché possa mantenere e aumentare i livelli di investimenti e di occupazione raggiunti. Riteniamo urgente un intervento per calmierare i repentini aumenti dei costi energetici, così come attendiamo con fiducia la conclusione dell’Accordo di Associazione all’Unione Europea”.