Premio Ubu 2024 come miglior nuovo testo straniero, messo in scena da Il Mulino di Amleto (compagnia già vincitrice del premio ANCT), Come gli uccelli del drammaturgo franco-libanese Wajdi Mouawad, regia di Marco Lorenzi, ritorna in scena, da febbraio ad aprile, nei teatri italiani: dal 14 al 16 febbraio 2025 sarà sulle assi del Teatro Galli di Rimini. Uno spettacolo prodotto con il sostegno di A.M.A. Factory, Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, TPE-Teatro Piemonte Europa, in collaborazione con Festival delle Colline Torinesi e con il sostegno di Bando ART-WAVES Produzioni 2022 e 2023 della Fondazione Compagnia di San Paolo.
Intensa e drammatica storia d’amore, sullo sfondo di conflitti storici e culturali tremendamente attuali, riflessione potente e lacerante sull’incontro e l’identità, Come gli uccelli, capolavoro drammaturgicodi Mouawad, considerato uno degli autori di teatro contemporanei più importanti del nostro tempo, tradotto in italiano da Monica Capuani dal testo originale Tous des oiseaux, è una saga familiare che si snoda per tre continenti e tre generazioni, in un labirinto di luoghi e storie, eredità dimenticate, lotte fratricide. Disperatamente giovani e innamorati, Eitan, un giovane tedesco di famiglia ebraica, e Wahida, una ragazza americana di origini arabe, si conoscono a New York. A dispetto delle loro origini, il loro amore fiorisce e cerca di resistere alla realtà storica con cui i due ragazzi devono fare i conti. Si troveranno però presto di fronte a un drammatico destino: sull’Allenby Bridge, il famoso ponte che collega, e al contempo divide, Israele e Giordania, Eitan rimane vittima di un attentato terroristico e cade in coma, durante il quale, in una dimensione sospesa, simbolica e potente, i piani temporali si andranno ad intrecciare e sovrapporre. Da luoghi diversi, i genitori e i nonni arriveranno a fare visita al ragazzo. Per tutti sarà l’occasione di guardare negli occhi la verità più nascosta, di affrontare il dolore dell’identità, il demone dell’odio, le ideologie più rigide che appartengono ai personaggi come a ognuno di noi. Il muro, quello fisico in scena e quello metaforico dei confini, è l’elemento centrale dello spettacolo, che come un’indagine emotiva sull’identità culturale, riporta alla luce conflitti ideologici, solo apparentemente dimenticati, e urgenti questioni politiche.
«Gli ultimi efferati accadimenti avvenuti in Israele e a Gaza – afferma Marco Lorenzi – ci ricordano che tutto questo è vero, vivo e dolorosamente attuale. Ma noi insistiamo a credere che grazie a capolavori come quelli di Mouawad, il Teatro sia ancora l’unico luogo dove le assurdità della Storia possono essere rappresentate, per discuterle insieme, perché pensiamo – forse utopisticamente – che non si debbano più ripetere. […]»
Ad interpretare i numerosi personaggi, un cast internazionale di attori (Aleksandar Cvjetković, Elio D’Alessandro, Said Esserairi, Lucrezia Forni, Irene Ivaldi, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Federico Palumeri, Rebecca Rossetti) ai quali è stato chiesto di immergersi in un viaggio di conoscenza e di imparare a recitare in altre lingue (italiano, ebraico, tedesco, arabo) oltre alla propria con l’aiuto di esperti linguistici e culturali. Un’eterogeneità linguistica e culturale che riproduce quel percorso di “incontro” verso l’Altro che – per Mouawad come per Lorenzi e Il Mulino di Amleto – è una ragione di vita e di poetica.
Con questo testo teatrale, scomodo e lacerante, dal respiro narrativo emotivamente forte, si superano il tempo e lo spazio, percorrendo un’indagine emotiva sulla propria identità culturale e genetica e sulle proprie origini. Cosa sappiamo dei segreti del nostro passato, della storia delle nostre famiglie? Di quanti momenti oscuri della storia e di quali violenze siamo eredi senza saperlo? Siamo davvero il DNA che ci scorre nelle vene oppure è tutto molto più complesso? Se nasciamo nel letto del nostro nemico, come possiamo evitare che il sangue che scorre nelle nostre vene diventi una mina antiuomo? So davvero chi sono?