Nel pomeriggio, in Commissione Consiliare Permanente III, prosegue l’esame in sede referente del progetto di legge “Misure per il consolidamento, lo sviluppo economico, il contenimento dei costi e disposizioni in materia fiscale”.
E’ in corso l’esame dell’articolo 3 (Modifica dell’articolo 22 della Legge 11 febbraio 1983 n.15 – Riforma del sistema pensionistico).
Sono presenti quattro emendamenti (uno modificativo e tre aggiuntivi) del Governo (sulla prescrizione del diritto alla pensione privilegiata; sui trattamenti previdenziali in caso di pendenze contributive; sul Servizio Esattoria Unica; sulla sospensione e revoca della licenza per mancato versamento oneri previdenziali e sociali); tre di Rete (su trasparenza dei versamenti contributivi; su misure cautelative per mancati versamenti contributivi; su irreperibilità del contribuente); due di RF (su comunicazione ai dipendenti dei contributi non pagati;).
Con il primo emendamento modificativo del Governo si stabilisce, tra l’altro, che “decade dal diritto alla pensione privilegiata per infortunio sul lavoro, l’assicurato che non abbia provveduto a richiederla entro il termine perentorio di un anno dalla data di cessazione dell’indennità economica per inabilità temporanea, intesa come primo periodo continuato e ininterrotto conseguente all’infortunio. L’istituto per la Sicurezza Sociale, con la comunicazione di riconoscimento dell’infortunio, informerà l’assicurato del termine di cui sopra”.
Nicola Renzi (RF): “Se da un lato è nostro interesse evitare ogni tipo di abuso, dall’altro c’è il fatto che devono esserci delle tutele. Quando si parla di termini così perentori, dobbiamo metterci nei panni di chi magari non ha maturato la consapevolezza di dover compiere determinati atti. Le esigenze di questo emendamento sono determinate dal fatto che c’è stata una casistica che ha evidenziato abusi?”. Emanuele Santi (Rete): “E’ un tema delicato. Vorrei chiedere al Segretario se è a conoscenza delle motivazioni alla base di questa richiesta e quante sono le casistiche”. “Mi unisco alle richieste di chiarimento sulle ragioni che hanno portato a questo intervento, proprio perché si va a prevedere un termine di prescrizione piuttosto stretto – dice Gaetano Troina (D-ML) -. Formulo un suggerimento: potrebbe aver senso far decorrere l’anno dalla ricezione della comunicazione dell’ISS”. Iro Belluzzi (Libera): “Mi metto nella situazione di chi comunque vive del proprio stipendio: i tempi sono ampiamente congrui, a mio modo di vedere. Ma se si vogliono dilazionare i tempi, è tutto comprensibile”. Segretario di Stato Marco Gatti: “I termini restano gli stessi già in vigore. Si è data all’amministrazione un’attività che è quella di tenere informato il soggetto per non fargli perdere il diritto”.
Con un ulteriore emendamento aggiuntivo del Governo viene rimarcato il principio secondo cui “per l’accesso a qualsiasi trattamento previdenziale, ivi inclusa la liquidazione di FONDISS, per i lavoratori autonomi è necessario aver regolarizzato interamente ogni pendenza contributiva nei confronti dell’Istituto per la Sicurezza Sociale. Le pendenze contributive includono anche i mancati versamenti a FONDIS. L’accesso alla liquidazione di FONDISS per il lavoratore autonomo è possibile solo in assenza di pendenze contributive nei confronti dello stesso FONDISS”. “E’ un articolo che nasce a seguito di segnalazioni fatte dagli uffici” puntualizza il Segretario Gatti. “Apprezzo la ratio di questo articolo: se uno non è in regola con i contributi previdenziali, non gli viene liquidato il FONDISS” dice Emanuele Santi (Rete), “però ci sarebbe tutto il discorso riferito alle società che non pagano contributi”. “Con questo articolo si interviene solo nel settore del lavoro autonomo: vorrei avere la garanzia che questo principio valga anche per il pubblico – afferma Gaetano Troina (D-ML) -. Negli ultimi anni si sta intervenendo con disposizioni che appesantiscono la vita di autonomi e professionisti, scoraggiando le nuove generazioni. Vorrei che si facessero valutazioni più attente, si sta intervenendo molto su questa categoria con disposizioni che rendono più complicata la vita del lavoratore autonomo”. Secondo Nicola Renzi “bisogna fare attenzione a non penalizzare chi, a fronte di difficoltà nel versare i contributi, ha pattuito un piano di rientro e si è impegnato comunque a regolarizzare la posizione”. Segretario di Stato Stefano Canti: “Questo emendamento nasce da un confronto con gli amministratori di FONDISS. Dal confronto è emerso che ci sono molti sammarinesi che stanno chiedendo l’anticipazione del FONDISS per svariati motivi. C’è stato un picco nell’ultimo anno: siamo passati da un centinaio ad oltre 300 persone. E’ un dato che va approfondito. Da questo confronto è emerso che, tra coloro che ritirano, molti non sono in regola con il primo pilastro. Dunque noi riteniamo che sia giusto che chi chiede di ritirare sia in regola con i contributi. L’obiettivo è dare a tutti la possibilità di ritirare, regolarizzando però le pendenze retributive qualora ci siano”.
L’emendamento aggiuntivo dell’art.3-ter riguarda il Servizio di Esattoria Unica.
Di rilievo l’emendamento aggiuntivo dell’art.3-quater: “Il mancato pagamento di contributi ISS ovvero FONDISS iscritti a ruolo sia da parte di operatori economici che di persone fisiche titolari di licenza, per contributi riferiti a tredici mensilità, anche non consecutive, e comunque, ogni qualvolta il valore della vera sorte delle iscrizioni a ruolo superi euro 100mila comporta la sospensione dell’autorizzazione ad operare. Decorsi novanta giorni correnti dal provvedimento di sospensione, l’UO Ufficio Attività Economiche (UAE) adotta il provvedimento di revoca qualora la società non abbia provveduto a saldare integralmente tutte le iscrizioni a ruolo di contributi ISS ovvero FONDISS, compresi interessi, sanzioni ed oneri accessori”.
Segretario di Stato Stefano Canti: “Crediamo che con questo articolo si possa evitare casi di accumulo di oneri previdenziali non pagati, come avvenuto di recente”. Gaetano Troina (D-ML): “Ci sono una serie di problemi applicativi. Tredici mensilità mi sembrano molte: stiamo parlando di un anno intero, sono importi rilevanti. Aspettarsi che entro 90 giorni, un soggetto riesca a versare 100mila euro di arretrati, è impensabile. Suggerisco di ritirare l’articolo e ripresentarlo oppure di sistemarlo qui”. “Questi articoli nascono perché c’è stato il caso di una società che non ha pagato per 5 anni importi contributivi per 500mila euro – rileva Emanuele Santi (Rete) -. In questo articolo, prevedete che devono decorrere 13 mensilità dall’iscrizione al ruolo, che normalmente avviene oltre i sei mesi. Vuol dire che cominciamo a inseguire le persone che non pagano i contributi, quasi dopo due anni. E’ una presa in giro. Non si può ragionare così. Questo articolo va contro gli interessi del Paese”. Gian Nicola Berti (AR): “Forse abbiamo sbagliato di uno zero. Qui cominciamo a vedere sistematicamente che lo Stato è sempre l’ultimo ad essere pagato. Dobbiamo cercare di invertire questa cosa. Dal punto di vista di principio, il commissario Santi ha ragione. Le aziende che non hanno rispetto per lo Stato, non meritano rispetto da parte dello Stato: bisogna fare piazza pulita”. Iro Belluzzi (Libera): “Non possiamo aprire uno scontro tra datori e lavoratori. E’ logico che chi fa impresa lo deve fare nella maniera corretta: deve però esserci un’azione forte nei confronti dell’amministrazione adeguando le norme affinché i controlli vengano svolti. Dev’essere l’amministrazione che controlla cosa è dovuto e cosa sono tenuti ad adempiere determinati soggetti. Chiedo al Governo di far sì che gli uffici svolgano le opportune verifiche”. Luca Della Balda (Libera): “Il mancato pagamento dei contributi non è sempre motivato da cattiva volontà. Ci sono anche problematiche temporanee, a volte l’imprenditore si trova costretto a non pagare perché ha a sua volta subito un buco da parte di un cliente. Penalizzare eccessivamente l’operatore economico mi sembra esagerato. E’ vero anche che non possiamo aspettare due anni per agire verso l’inadempiente. Io indicherei sei mensilità come termine e un tetto di 50 o 30mila euro”. Nicola Renzi (RF): “Apprezzo le considerazioni del commissario Della Balda. Emerge però, da parte di tutti, che l’impostazione data dal Governo è strampalata. Qui si capisce proprio che manca il rudimento di base. Ci vuole molta, molta attenzione da parte degli estensori della legge. Rischiamo di creare problematiche serie”. Segretario di Stato Marco Gatti: “Siamo già intervenuti dal punto di vista penale. Qui abbiamo messo un rafforzativo: se io ti ritiro la licenza, tu hai chiuso i battenti. Se hai una piccola azienda, con uno o due dipendenti, se ti succede che per 13 mensilità non paghi, vuol dire che non sei in grado di riprenderti. Nelle aziende medio-piccole questo comporta un’esposizione limitata, in quelle grandi vai a parlare di importi molto più alti, magari 100mila euro equivalgono ad un mese. Dunque bisogna stare attenti: andare sotto i 100mila euro la vedo difficile, andare sopra pure. E’ un intervento a gamba tesa sull’impresa: in caso di inadempienza, viene fatta chiudere”. Sara Conti (RF): “Siamo tutti d’accordo che 100mila euro è un tetto troppo alto: se effettivamente parliamo di un’azienda molto grande, potremmo comunque prevedere dei sistemi di alert. Poi si faranno le valutazioni del caso”. Maddalena Muccioli (PDCS): “Il mancato pagamento di 13 mensilità, anche non consecutive; dall’altra parte l’iscrizione a ruolo di importi superiori a 100mila euro; la volontà era quella di cercare un doppio binario per imprese di dimensioni differenti, per evitare che le piccole-medie si trovassero nella condizione di vedersi revocata la licenza per ritardi che potrebbero essere fisiologici e d’altro canto per impedire alle grandi di creare buchi troppo grandi. E’ bene valutare tutte le possibili sfaccettature e problematiche”. Emanuele Santi (Rete): “Non vogliamo chiudere le aziende, le vogliamo agevolare. Noi, con i nostri emendamenti, abbiamo proposto la soluzione di un ‘controllore’ o ‘amministratore di sostegno’ che subentra quando viene attivato un alert. Ma non facciamo passare l’idea che interveniamo dopo 13 mesi dall’iscrizione a ruolo”. Luca Boschi (Libera): “E’ chiaro che il tetto va parametrato. Le possibilità sono di vari tipi. Fare degli scaglioni secondo il numero dei dipendenti, ad esempio. C’è un’altra questione: l’onorabilità e il buon nome dell’azienda. Sono convinto che ci sono aziende sane che, per un periodo di congiuntura negativa, possono avere difficoltà per periodi superiori a 6 mesi. Alert e segnalazioni ci devono essere”. Segretario di Stato Stefano Canti: “Nel momento in cui abbiamo un’azienda che non paga i contributi, l’ISS ci impiega quattro mesi a trasmettere il dato a Banca Centrale affinché venga iscritto il ruolo. La proposta, com’è stata strutturata in accordo con l’esattoria, a mio avviso è valida. Il doppio-binario è parametrato al numero di dipendenti delle aziende. Stiamo ragionando anche con le grandi. Possiamo ragionare di lasciare l’articolo com’è; si può mettere una Delega finale in cui si dice che i criteri possono essere rivisti. Questo ci dà l’opportunità di verificare come gira la norma. Con Decreto-Delegato avremo poi la possibilità di intervenire con delle modifiche. L’articolo va elogiato, non demolito”. Segretario di Stato Marco Gatti: “La proposta potrebbe essere quella di inserire un quinto comma per l’eventuale modifica dei criteri”. “Qui c’è il tema dei controlli e del tentare di recuperare elusioni ed evasioni – incalza Nicola Renzi (RF) -. Se pensate di affrontare la riforma IGR così, non andate da nessuna parte”. Gian Nicola Berti (AR): “Ho condiviso il concetto che 100mila euro possono essere troppi. Qui andiamo ad introdurre qualcosa di nuovo. Il dato positivo c’è. La norma in sé è positiva. Ma si deve ragionare sulla possibilità di migliorare il testo”. Nel finale del dibattito duro botta e risposta tra Nicola Renzi e il Segretario di Stato Marco Gatti sul tema dei “controlli”.
I quattro emendamenti del Governo (incluso quello sulla sospensione e revoca della licenza per mancato versamento oneri previdenziali e sociali, riproposto con una nuova formulazione che apre ad una delega per future modifiche dei parametri) sono posti in votazione e approvati.
Con il suo emendamento, Rete propone l’introduzione di una norma affinché ogni lavoratore dipendente abbia “il diritto di verificare lo stato dei versamenti contributivi previdenziali effettuati dall’azienda presso cui è impiegato, anche tramite un’apposita piattaforma messa a disposizione gratuitamente dall’I.S.S. Le Organizzazioni Sindacali possono verificare, nell’interesse dei lavoratori associati, lo stato dei versamenti contributivi delle aziende”. Rispetto all’emendamento di Rete, il Segretario di Stato Marco Gatti propone una mediazione. I lavori vengono sospesi. Alla ripresa, Emanuele Santi (Rete) annuncia una nuova formulazione dell’emendamento. Spiega: “Ci sono due elementi. Il primo è che l’istituto di sicurezza sociale comunica con il Consiglio di previdenza. Si dà mandato di fatto al Consiglio di previdenza di porre in essere ogni attività utile alla tutela del fondo pensione. Inoltre, il Consiglio di previdenza ha titolo di verificare lo stato del credito: viene abbattuto quel muro di riservatezza per la verifica dello stato del contributo. Non c’è però piena trasparenza rispetto al dipendente”. Nicola Renzi (RF): “Un lavoratore ha il sacrosanto diritto di sapere se, mese per mese, gli vengono pagati i contributi. C’è poi il tema del secondo pilastro: la soluzione proposta demanda ulteriori competenze al Consiglio per la previdenza. Su questo prima o poi dovremo fare delle riflessioni ben fatte. Bisogna iniziare a fare delle riflessioni su come strutturarlo in maniera più efficace. Rimane fuori l’informazione al dipendente. Questo è il tema più grande”. L’emendamento, nella nuova formulazione, è approvato all’unanimità.
In materia di versamenti contributivi è presente un altro emendamento di Rete il quale afferma tra l’altro che “gli operatori economici che impiegano lavoratori con contratto Co.co.pro. sono obbligati a trasmettere all’Ufficio Contributi ISS, entro il giorno 15 del mese successivo, copia dei bonifici bancari effettuati a favore del prestatore d’opera”; inoltre che “l’operatore economico che non effettua i versamenti contributivi obbligatori per tre mensilità, consecutive o non consecutive, è sottoposto a una procedura di controllo da parte dell’Ufficio Legale dell’ISS che, tramite il Tribunale, richiede la nomina di un controllore incaricato di gestire l’attività dell’operatore economico al fine di favorire il recupero delle somme dovute”. L’emendamento è respinto.
Presente infine un terzo emendamento di Rete sulla “irreperibilità del contribuente”. L’emendamento è respinto.
“L’Istituto per la Sicurezza Sociale – recita l’emendamento aggiuntivo di Repubblica Futura – è tenuto ad effettuare una specifica comunicazione ai lavoratori subordinati in tutti i casi in cui, per un periodo di 3 mesi anche non consecutivi, le imprese presso cui prestano la propria attività lavorativa non ottemperino parzialmente o interamente al pagamento dei contributi previdenziali, a carico del datore di lavoro o del lavoratore, sia in relazione a quanto dovuto al cosiddetto primo pilastro previdenziale sia a quanto dovuto a FondISS”.
“Noi riteniamo che sia fondamentale per un dipendente conoscere lo stato del versamento dei contributi che gli spettano. Anche per fare delle valutazioni sul suo futuro lavorativo” evidenzia Nicola Renzi (RF). “Non riesco a capire per quale motivo i consiglieri presenti in quest’aula non ritengano che sia un diritto del lavoratore sapere se il suo datore di lavoro sta pagando regolarmente i contributi previdenziali oppure no”. Gaetano Troina (D-ML): “Sapere che l’azienda non sta versando i contributi è indice di instabilità economica. Di revisioni di applicativi ce ne sono tante da fare. In una futura revisione dell’applicativo, questo cambiamento potrebbe essere risolutivo. Parliamo di un dato che per il lavoratore non è di poco rilievo”. Emanuele Santi (Rete): “Un dipendente che cambia lavoro deve poterlo fare con coscienza. L’impostazione però è questa: io credo che non stiamo facendo un buon servizio al Paese. Anziché fare un passo in avanti, facciamo un passato di lato sulla questione dei contributi”. Sara Conti (RF): “Pensiamo che questo sia un modo per tutelare maggiormente i lavoratori. Mi sembrava che ci potessero essere anche delle posizioni in linea con questo nostro emendamento anche da parte di altri”. L’emendamento è respinto.
Con un altro emendamento aggiuntivo, RF suggerisce di introdurre come “giusta causa di licenziamento” per il singolo dipendente “il mancato pagamento dei contributi ISS e FondISS da parte del datore di lavoro per almeno sei mensilità”. Commenta il Segretario di Stato Alessandro Bevitori: “L’emendamento di RF ha una sua ratio ed è assolutamente lodevole. Per quanto riguarda il FONDISS, il mancato versamento si traduce in un danno per il lavoratore. Al di là della distinzione tra primo e secondo pilastro, è allo studio un approfondimento su un eventuale utilizzo elusivo di questa norma così come è stata proposta. La mia indicazione è quella di temporeggiare rispetto a questo emendamento, ma comunico a RF che sono in corso approfondimenti per capire come poter intervenire”. L’emendamento viene posto in votazione e respinto. Alle 19.30 la seduta viene sospesa. I lavori riprenderanno alle 21.00.
Askanews