Quando si parla di sviluppo economico a San Marino c’è sempre qualcosa di più urgente da fare o di più interessante da discutere. Anche l’ultima settimana non fa eccezione: c’era in prima lettura il progetto di legge denominato “Misure per il consolidamento, lo sviluppo economico, il contenimento dei costi e disposizioni in materia fiscale”, lanciato dal Segretario di Stato alle Finanze come la parte politica della finanziaria per il 2025, ovvero un testo dove il Governo ha inserito invero qualche tema, ma che tra il passaggio in Commissione e il successivo passaggio in seconda lettura in Consiglio Grande e Generale, tutti avrebbero potuto presentare idee (o bocciarne) per costruire davvero una finanziaria che superasse i tecnicismi e iniziasse a delineare il prossimo futuro economico del Paese. Anche perché, obiettivamente, di interventi per lo sviluppo ce ne sono pochini: non c’è un piano di politiche energetiche (è “in fase di studio” si legge) ad esempio, nonostante l’urgenza di dare più autonomia al sistema, per non parlare del ciclo dei rifiuti, dell’acqua e di tutte le infrastrutture che mancano e che non si vedono tra le opere strategiche. E di cosa si è parlato? Del “Pedini-gate”… Orbene, il caso c’è tutto, ma finché non si stabiliranno per legge il conflitto di interessi e le inidoneità familiari, in un contesto così piccolo come San Marino succederà sempre. Magari non così, ma non si può escludere.
Che c’azzecca una nomina con lo sviluppo del Paese? Poco o nulla. Ma piuttosto che parlare di interventi volti a dare più competitività alle imprese (e quindi attrattività), va bene qualsiasi piccolo o grande caso politico.