Home Notizie del Giorno Visto per voi: la mostra “Jacques Henri Lartigue e André Kertész”

Visto per voi: la mostra “Jacques Henri Lartigue e André Kertész”

da Alessandro Carli

“Ah, Kertész, tutti noi gli dobbiamo molto. Qualsiasi cosa noi facciamo, Kertész l’ha fatta prima” è la frase che appare su un pannello verticale poco dopo l’ingresso alla mostra “Jacques Henri Lartigue André Kertész Maestri della fotografia moderna”, ospitata a Villa Mussolini di Riccione. La firma è quella di Henri Cartier-Bresson, il più grande fotografo del Novecento, il Maestro indiscusso della street photography.

Pochi, pochissimi visitatori domenica 8 dicembre alle 17 in punto. Nessun allarme però: le 124 immagini saranno esposte sino al 6 aprile 2025 quindi il tempo per “recuperare” non manca. Pochi, pochissimi visitatori, come detto, il che non è un aspetto negativo: nessuna fila davanti agli scatti esposti e la possibilità di poter ammirare, senza fretta, ogni fotografia esposta. Peccato i vetri che coprono le opere d’arte, ma pazienza…

Coetanei – entrambi nati nel 1894 – eppure poeticamente abbastanza distanti (“abbastanza”, non troppo): Kertész genio classico e moderno, sperimentatore eccezionale, uno dei pionieri della fotografia riflessiva che ha speso (e bene) la sua vita ad esplorare la quotidianità con grande sensibilità lirica e intima, Lartigue invece, ben inserito negli ambienti elitari e cosmopoliti, è stato un grande “attenzionatore” dell’istante da fermare, dell’attimo da cogliere, è rimasto affascinato dall’eleganza e dalla spensieratezza della borghesia dello scorso secolo, scegliendola come “campo d’azione”.

Tra i grandi scatti di Kertész in esposizione troviamo la “Ballerina satirica” e “Il pittore di ombre”, entrambi del 1926, ma anche il perfettissimo “Martinica” del 1972, la foto che rispetta la regola dei terzi dove l’uomo, posizionato sulla sinistra, appare sfocato da una vetrata. Due invece gli scatti della serie dedicata alle distorsioni, due nudi femminili deformati tramite l’utilizzo di un particolare specchio affittato in un circo.

Lartigue, forse meno conosciuto rispetto al primo, sorprende per capacità di “fermare” il momento: da Madeleine van Weers che salta i gradini (1905) al tennista che si stacca da terra per colpire la pallina sino allo scatto fatto a Richard Avedon a New York nel 1966, anch’esso sospeso in aria (tema poi proseguito in maniera egregia da Erwitt che faceva “zompare” i cani). In mostra anche lo scatto eseguito a Madeleine Messenger e Denise Grey in crociera a bordo del Dahn II ma anche il celebre “Motor Race” del 1912, uno dei manifesti della Belle epoque.

Meno incisive invece le fotografie a colori, esposte al secondo e ultimo piano di Villa Mussolini, forse perché gli occhi di chi scrive erano già pieni di meraviglia in bianco e nero.

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