Alle 15 cominciano i lavori della I Commissione Consiliare Permanente. Non essendo presenti “comunicazioni” da parte dei Commissari, al comma 2 è prevista l’audizione del Magnifico Rettore dell’Università della Repubblica di San Marino Prof. Corrado Petrocelli per un riferimento sulle attività svolte ai sensi dell’articolo 13 del Decreto Delegato 6 novembre 2020 n.195 e successivo dibattito.
“Una delle linee principali della nostra attività è la trasparenza – dichiara nella sua premessa il professor Petrocelli -. A San Marino siamo l’unico soggetto – e tra i pochi anche in Italia – ad avviare una politica di piena trasparenza che è stata una delle cose più apprezzate dalla Commissione di valutazione nell’ambito del processo di Bologna. Commissione che arriverà oggi e starà qui fino a venerdì e ci farà un esame vero e proprio. Noi mettiamo online tutti i processi verbali di tutte le nostre riunioni di Senato accademico e di Cda. Chiunque vuole vedere tutti i bilanci, il piano triennale, i contratti di insegnamento, le delibere assunte, lo può fare perché è tutto pubblicato”. Il Rettore si sofferma quindi sul tema delle assunzioni, menzionando la mancata ratifica, a distanza di quasi un anno, del Decreto riguardante il riconoscimento dello stato giuridico dei professori e dei ricercatori. “I professori che noi possiamo assumere nell’immediato sono quattro” e “non 40 o 50 come ha detto qualcuno”. “Di quei quattro professori, tre sono sammarinesi. Questo è motivo di vanto per la nostra università” aggiunge. Anche se, rimarca, “già otto dei nostri professori migliori prestano servizi in università italiane e se ne sono andati negli ultimi 4 anni: perché qua non si vedeva la luce”. Petrocelli rileva però una criticità. “In questo Decreto è stata inserita la presenza di un componente/dirigente della PA senza diritto di voto. Qual è la funzione di questa persona? Vorrei sperare che non sia una funzione di polizia e controllo”. In linea generale, dopo gli anni del Covid che hanno comportato un rallentamento, il trend dell’Università “è in crescita”. “Noi miriamo ad aumentare le nostre performance, anche se i corsi magistrali negli ultimi quattro anni sono raddoppiati: l’offerta di alto livello va bene, come vanno bene i progetti di ricerca. Lo sviluppo che noi chiediamo è uno sviluppo sulla ricerca, i progetti e le idee ce li abbiamo, e sono progetti e idee che riguardano il bene di San Marino e settori importanti, come la medicina”.
Alcune puntualizzazioni sono affidate al Segretario di Stato Teodoro Lonfernini. “C’era l’esigenza di normare e rendere sistemico, e sicuramente anche più determinato, il rapporto di lavoro tra il personale docente e il personale da attrarre: bene abbiamo fatto a normarlo. Abbiamo valutato attentamente il fatto che la nostra università deve vivere le stesse identiche condizioni di economia come tutte le altre università europee e del mondo”. Rispetto al Decreto, “annuncio ai Commissari e al Rettore che la mia volontà è di portarlo all’attenzione della maggioranza è che sia ratificato il prima possibile”. Sul tema dello Studentato, “ci sono più di una proposta che stiamo valutando come Governo”. Rimarca infine che sarà “fondamentale una continua e fattiva sinergia tra le parti: che le istituzioni e le Segreterie di Stato siano messe nelle condizioni di poter prendere delle scelte”.
“Nella legge di bilancio, è previsto un incremento dei fondi destinati all’Università, che passano da 3 milioni e 800mila euro preventivati nel 2024 a 4 milioni e 320mila euro”: Giovanni Zonzini (Rete), pur non dichiarandosi contrario, domanda al Rettore “alcuni chiarimenti sulle motivazioni di tale incremento”.
Rileva Enrico Carattoni (RF): “Condivido che sia necessario dare una veste giuridica ai docenti che svolgono la loro attività a San Marino. L’incertezza che deriva dai contratti e dalla retribuzione, può far sì che si perdano dei pezzi”. Domanda quindi “se tra il vecchio e il nuovo decreto, ci sono variazioni considerevoli, e quali sono le criticità”.
Per Carlotta Andruccioli (D-ML) “i soldi investiti in formazione e cultura hanno sempre un ritorno. A Forlì c’è un campus e dal 2015 in avanti la città è cambiata completamente. C’è un’ampia gamma di servizi che possono essere potenziati e fare bene ai cittadini sammarinesi. Ribadiamo la necessità di rafforzare l’università come centro di ricerca e di sostegno al sistema produttivo”.
“Concordo con quanto detto da Zonzini sullo Studentato – dice Marco Mularoni (PDCS) -. E’ un tema che la politica può effettivamente affrontare in maniera più chiara e pragmatica. In previsione della chiusura dell’accordo di associazione, vorrei comprendere cosa potrebbe cambiare nell’offerta formativa e se si sta già facendo un piano previsionale relativo appunto alle opportunità dell’accordo”.
“Ancora il clima attorno all’Università però è molto positivo. L’Università è autonoma, non ha bisogno del direttore alla funzione pubblica per essere guidata” afferma Giuseppe Morganti (Libera).
Milena Gasperoni (PSD) chiede informazioni sul numero di studenti attualmente iscritti e “sulla progettualità futura”.
Rispetto al tema del Decreto, dice Maria Katia Savoretti (RF), “mi auguro che si arrivi ad una conclusione perché è importante riconoscere il ruolo agli insegnanti”.
Il Rettore Petrocelli fornisce alcune delucidazioni sul tema delle abilitazioni per l’insegnamento rispondendo ad un quesito sollevato da Zonzini. “Esistono vari modi in vari Paesi per ottenere la docenza. In genere si guarda molto all’attività didattica e alla docenza. Questi elementi in Italia hanno un modus di applicazione che è l’abilitazione scientifica. Noi abbiamo guardato a quello per varie ragioni. Non per essere prigionieri di quello, ma perché San Marino insiste nel territorio italiano. Anche la figura del professore-assistente, va bene anche quello, purché uno abbia un titolo, e che lo abbia reso attraverso la selezione una persona dichiarata idonea alla ricerca e all’insegnamento. Ma se è uno, che non è professore e non ha avuto una forma di valutazione come professore all’estero e ha tentato abilitazione è stato bocciato, posso avere la massima stima, ma devo prendere atto che ci sono delle regole attraverso cui si fanno i concorsi”. Rispetto al tema dello Studentato: “La Commissione che viene ad esaminarci riconosce che abbiamo dei servizi per gli studenti davvero ottimi che non ci sono in Italia. Però ci hanno detto già – e questo sarà un elemento di negatività – che non abbiamo un Collegio di studenti /casa degli studenti: questo non è possibile”. “Su medicina – aggiunge il Magnifico Rettore – non potevamo permetterci di pensare ad un corso di laurea se non avevamo certi requisiti. Non volevamo fare progetti con soggetti discutibili, facendo comprare i titoli di laurea: qui bisogna stare attenti”. “Quando sono arrivato – prosegue – c’era l’1% di studenti sammarinesi iscritti ai nostri corsi di laurea, oggi siamo arrivati all’11 quasi 12%. Questo Paese deve avere nel suo bilancio la voce ricerca e innovazione. Al momento oggi non ce l’ha” dice nel finale Petrocelli. Spazio infine ad alcune considerazioni del Segretario di Stato Teodoro Lonfernini: “Noi lo abbiamo messo nel programma di Governo: c’è una voce apposita con la quale decidiamo di affidare un capitolo specifico riservato a programmi di ricerca. Sarà mia intenzione cercare di ottenere questo risultato. E’ un punto dirimente per la nostra università”.
I lavori proseguono al Comma 3 con il Riferimento del Segretario di Stato per l’Istruzione sulle linee programmatiche e progettuali del settore istruzione e successivo dibattito.
Afferma il Segretario di Stato Teodoro Lonfernini:“Parto da una considerazione di fondo nel dare delle linee di carattere programmatico e progettuali per ciò che riguarderà il sistema educativo nel prossimo biennio. Abbiamo puntato ad un fattore di riorganizzazione per il prossimo biennio. Gli effetti che il calo demografico produce nel sistema dell’istruzione saranno sicuramente una delle principali sfide a livello di sistema e della mia Segreteria di Stato. Ci siamo concentrati fin da subito nel visitare tutti i plessi scolastici. Abbiamo rilevato delle criticità rispetto alle condizioni di sicurezza. Al fine di evitare classi eccessivamente ridotte e al fine di ottimizzare gli interventi di adeguamento, abbiamo attivato un gruppo di lavoro con la Segreteria per il Territorio per interventi a breve, medio e lungo termine. L’attuale sistema dell’infanzia conta di 14 plessi. Si prevede che nel 2029/30, gli iscritti saranno intorno ai 500, meno della metà attuale, portando la riduzione dei plessi a 6/7. Le elementari contano 13 plessi. Si prevede che nel 2034/2035, gli iscritti alle elementari siano di 150 per ogni anno scolastico. E’ evidente che è necessario programmare una graduale riorganizzazione dei plessi. I primi interventi più urgenti dovranno essere proposti entro il 28 febbraio prossimo. Connessa a questa attività sarà l’aggiornamento dei metodi di reclutamento dei docenti. Anche questo è un aspetto non secondario. L’autorità sanitaria ci ha fornito recentemente dei dati: in un campione di ragazzi dagli 11 ai 17 anni, più del 28% dei sentiti ha affermato di avere avuto un’esperienza di abuso con le sostanze alcoliche. Questo è decisamente allarmante e sul quale dovremo lavorare. Altro obiettivo che ci siamo posti sarà la predisposizione di un Pdl sugli assetti scolastici. Andranno aggiornati gli staff di direzione e i centri di documentazione garantendo una struttura più forte, sull’aggiornamento dei criteri di frequenza a nidi e infanzia, e implementazione delle attività extra scolastiche, sostenendo la famiglia nel ruolo educativo senza sostituirsi ad essa. Ci sarà un progetto di legge che riteniamo molto urgente. Altro importante tema che dovrà essere affrontato sarà la revisione del Decreto Delegato sul diritto all’istruzione e inclusione scolastica di persone con disabilità. Stiamo parlando di un aspetto su cui lavorare in termini di inclusione. Non solo una semplice assistenza, ma piani didattici dedicati. I cambiamenti delle dinamiche familiari ci spingono ad aggiornare gli strumenti di inclusione scolastiche: fragilità, disturbi dell’apprendimento, disagio sociale. Andranno individuate le figure più adatte. Stiamo lavorando ad memorandum di intesa con i Servizi socio assistenziali che spero possa vedere la luce quanto prima. Per il prossimo anno, l’obiettivo è avviare attività che troveranno compimento nel 2026/2027. Come l’aggiornamento della legge sul diritto allo studio andando a rivedere la gestione delle risorse attraverso lo strumento dell’ICEE, limitando i rischi di abbandono scolastico per difficoltà economiche. L’obiettivo è quello di non lasciare indietro nessuno. Dovranno essere prese decisioni definitive sui progetti sperimentale. Poi lavorare all’avvio di una sperimentazione sulla settimana corta. Progetto che ha già avuto una forma di interrogazione nei confronti delle famiglie. Abbiamo chiesto alle famiglie delle medie se sono favorevoli, la maggioranza ha risposto assolutamente sì, il 75% dei sentiti. Dovranno inoltre essere aggiornati i programmi formativi in coerenza con il nostro percorso di associazione con l’Ue. Importante la sinergia con l’Italia, che si è rafforzata ulteriormente dopo l’incontro del 28 novembre scorso con il ministro Valditara”.
Dice Giovanni Zonzini (Rete): “Io credo si dovrebbero riprendere le relazioni sulla crisi demografica e il sistema scolastico, già depositate dai gruppi al termine della scorsa legislatura. Favorevolissimo a ridurre il numero di plessi scolastici: non si possono tenere aperte delle scuole se non ci sono gli strumenti e le condizioni. Dal mio punto di vista, nella gestione della spesa, dobbiamo ridurre tutte quelle spese che non hanno a che fare con la didattica, ma le spese fisse di mantenimento di strutture di cui nessuno beneficia. Non condivido la riduzione del tempo di istruzione. In una condizione in cui si ridurrà la platea dei lavori, se vogliamo mantenere la crescita a livello economico, dobbiamo aumentare la produttività dei lavoratori di domani, dunque gli studenti di domani dovranno essere più preparati di quelli di ieri. Dunque io rifiuto l’idea che il calo demografico dovrebbe ridurre la spesa in istruzione. Se manteniamo costante la spesa in istruzione, noi saremo in grado di offrire servizi molto maggiori rispetto a quelli di oggi. Una linea di sviluppo potrebbe essere quella di formare meglio gli operatori turistici. Unita alla creazione di un ITS, ma riteniamo che non si debba ridurre il numero degli anni di istruzione. Le riforme devono avere l’obiettivo di migliorare i servizi e mettere tutti nelle condizioni di esprimersi al meglio. Oggi noi a San Marino insegniamo la storia italiana: non c’è mai un approccio comparativo con la storia sammarinese. Dobbiamo superare la struttura intrinsecamente classista del passaggio tra scuola media e superiore”.
Interviene Giulia Muratori (Libera): “Io credo che il calo demografico sia effettivamente un’emergenza. Abbiamo parlato anche di una riforma di quello che è il calendario scolastico. Questo potrebbe dare un aiuto concreto in più alle famiglie. Riguardo al decreto delegato sui minori con disabilità: ampiamente disponibili ad un ragionamento. Sull’inclusione in generale, vorrei portare all’attenzione dell’Aula il tema dei minori adottati. A mio avviso la scuola dovrebbe investire ancora di più nella formazione specifica in questo campo. Molto bene anche la revisione della legge sul diritto allo studio che tiene conto dell’ICEE. Mi associo sul voler attivare una revisione delle scuole superiori superando la suddivisione tra indirizzi scolastici che impedisce di prendere una decisione, ragionando su una unificazione degli indirizzi”.
Spiega Milena Gasperoni (PSD): “Stiamo assistendo ad un calo drastico e drammatico. La diminuzione è talmente alta che se vogliamo evitare di creare classi con 5 o 6 bambini, dobbiamo per forza procedere con la chiusura di alcuni plessi. Bisognerà convincere le famiglie che questa è un’attività necessaria per il bene e la crescita di questi bambini. Molto bene interventi sull’inclusione scolastica creando veri percorsi formativi sulla disabilità. Il problema dell’orientamento si risolve per cercare di stimolare nei ragazzi per capire quali sono i loro desideri e le loro attitudini: sconsiglierei caldamente di fare orientamento limitatamente all’inserimento nel mondo del lavoro. Non è questo il modo, non si può costringere un ragazzo a fare un lavoro che non gradisce”.
Per Carlotta Andruccioli (D-ML) “la relazione del Segretario ha in sé una visione, poi ovviamente devono seguire i fatti. Si è partiti dal calo demografico. La nostra scuola deve offrire un’offerta formativa al passo con i tempi. Le scelte vanno prese sulla base di quello che è necessario per i bambini. Sulla scuola il risparmio dei costi è l’ultima delle voci. Altro aspetto è quello della valorizzazione del ruolo sociale degli insegnanti. Nel territorio ci sono strutture datate. Non si può negare che ci sono strutture che non rispecchiano, oltre ai requisiti di sicurezza, anche le esigenze dell’attività scolastica. L’edilizia scolastica sarà uno degli elementi che porterà a determinate decisioni anche per quanto riguarda l’eventuale chiusura dei plessi”.
Sul tema interviene anche Marco Mularoni (PDCS): “Ci sono stati forniti dati allarmanti sull’inverno demografico, su cui la politica deve misurarsi in modo strutturale. Dagli 11 ai 17 anni, ci sono ragazzi che hanno avuto esperienze di abuso alcolico; questo mi ha molto preoccupato. Forse magari dovremmo ragionare sul non diminuire l’orario scolastico, anzi, integrarlo con delle attività secondarie da fare insieme alla scuola. Credo che oggi la scuola sia un istituto fondamentale di protezione dei nostri giovani. E’ una provocazione che lascio qui. L’unico elemento che voglio fornire a questa Commissione, rispetto al tema dei plessi, è quello di ragionare a 360°: esistono dei piccoli Castelli dove la scuola è il centro nevralgico. Senza la scuola, quei Castelli rischiano di diventare dei dormitori”.
Prende la parola Ilaria Baciocchi (PSD): “C’è un elemento imprescindibile che è l’accordo di associazione con l’Ue: dobbiamo capire che tra poco noi avvieremo un percorso di integrazione europea che avrà effetti sul sistema scolastico. In più dobbiamo tenere conto del fatto che la società è cambiata. La famiglia non è più quella degli anni Ottanta. Entrambi i genitori lavorano. Sono aspetti da tenere in considerazione rispetto ad una riforma del calendario scolastico. Sulla chiusura delle scuole: non si parla solo di razionalizzare i costi, ma anche di una questione pedagogica. Noi siamo a favore della novità del quadriennio che potrebbe portare molti riscontri positivi”.
Aggiunge Giuseppe Morganti (Libera): “Oggi l’insegnamento avviene con la lezione frontale. Il cambiamento che va ricercato nel mondo della scuola è didattico-culturale, non esclusivamente tecnicistico. In questo ragionamento c’è la chiave per la soluzione del calo demografico. D’accordo sul fatto che una riduzione degli alunni non deve comportare una riduzione della spesa pubblica. Oggi si parla di un aumento esponenziale delle problematiche legate alla disabilità. Il tema dell’inclusione scolastica non è un tema di medicalizzazione, perché perdiamo di vista l’obiettivo principale, che è l’inclusione sociale”.
In replica il Segretario di Stato Teodoro Lonfernini: “Mi impegno a raffinare la relazione che vi ho presentato e a depositarla anche alla Commissione. Il lavoro prosegue: entro il 31 di dicembre ho l’impegno di presentare una relazione al Congresso sotto il punto di vista di lavoro esecutivo. Detto ciò, è chiaro che come sosteneva il Commissario Morganti, la vera trasformazione non passa solo ed esclusivamente dei tecnicismi, ma attraverso una trasformazione culturale. Dobbiamo elevare la prospettiva. Sulla medicalizzazione del sistema scolastico: non voglio che si pensi che tutto quello che si può fare dal punto di vista di miglioramento degli strumenti per la disabilità, sia mettere al servizio all’interno della scuola qualcosa che risponde ad esigenze mediche. No, nella maniera più assoluta. Ho parlato di un memorandum con il servizio istruzione per andare ben oltre. Sulla parte dell’ITS: è un concetto su cui stiamo impostando la riorganizzazione, che però si muove anche su quello che lei non condivide Zonzini, la riduzione dal quinquennio al quadriennio. Le riforme a livello europeo si stanno muovendo su un ciclo di sei anni, partendo da una base numerica di 4 anni più due anni. La logica dell’ITS è impostata in questo modo”.
Al comma 4 è prevista l’illustrazione del Segretario di Stato per gli Affari Interni delle linee generali del decreto delegato che sarà adottato, ai sensi dell’articolo 3 della Legge 22 ottobre 2024 n.155 e dell’articolo 13 della Legge Qualificata 7 novembre 2011 n.3, con riferimento ai nuovi Dipartimenti e successivo dibattito.
Segretario di Stato Andrea Belluzzi: “Non entro nel merito della scelta dei Dipartimenti. Vorrei sottolineare che fin dalla legge istitutiva, la legge stessa prevedeva che potessero essere modificati. Non è stato un blitz, ma era nel programma di Governo. La necessità è creare una struttura dipartimentale minima per ogni Segreteria di Stato. Parto da alcuni elementi che diventano il vincolo. La sostenibilità del provvedimento. Si parte dalle strutture esistenti. Ci sono Dipartimenti che già hanno una propria struttura: Affari Esteri, Istruzione, Finanze, etc. Su quelli non si interverrà. Poi si vanno a creare nuovi dipartimenti: dipartimento giustizia, dipartimento affari interni, dipartimento turismo, dipartimento sanità. Il primo vincolo mandatario è questo: si devono creare queste strutture minimali, caratterizzate da tre posizioni, attingendo alla mobilità interna. Quindi l’impatto dovrà essere quasi nullo sull’andare ad accendere nuove posizioni. In ogni dipartimento saranno individuati dei registri o degli aspetti amministrativi tra di loro coordinati sotto l’aspetto della capacità di produzione legislativa. Quindi un linguaggio amministrativo comune: operatori di riferimento che daranno il contributo nella costruzione dei progetti normativi. Altro aspetto è far sì che si venga a far cessare una prassi consolidata negli anni: distaccare dalle singole unità operative personale nel Dipartimento. Questa misura farà in modo che i distacchi verranno a cessare: spoglieremo alcuni Dipartimenti di distacchi che sono stati fatti. Addirittura il saldo potrebbe essere positivo nella creazione di alcuni profili di ruolo nei singoli Dipartimenti. Il provvedimento conterrà l’indicazione dipartimento per dipartimento delle unità operative ad esso afferenti. Affari Interni-Giustizia diventa solo Affari Interni, poi ci sarà il dipartimento Giustizia. Per quei Dipartimenti che non hanno già una struttura dipartimentale, non si troverà l’indicazione dei pdr afferenti. Andremo a precisare i pdr aggiuntivi dei singoli Dipartimenti che non hanno una struttura dipartimentale. Sarà sintetico il provvedimento stesso nel suo riordino. Quelle che erano le preoccupazioni dell’opposizione, spero e penso che verranno di molto ridotte e credo che l’impatto che andremo a dare sul costo della PA sarà zero o prossimo allo zero”.
Interviene Giovanni Zonzini (Rete): “La nostra opinione resta la stessa. Attendo di vedere operative queste operazioni. Mi sembra strano che mettendo tre Dipartimenti in più, bruciate i costi. Secondo noi, resta il problema che aumentare il numero dei Dipartimenti rischia di non creare efficienza ma inefficienza”. “La posizione nostra non cambia – dice Maria Katia Savoretti (RF) -. Veramente vorrei vedere se effettivamente ci sarà o non ci sarà questo aumento dei costi. Io vorrei vederlo sulla carta. Continuo a dire che le nostre perplessità erano legittime”. Per Milena Gasperoni (PSD) “è una cosa di cui si parla da tantissimi anni. C’è una difficoltà nell’operatività quotidiana. Si è sempre parlato di allineare i Dipartimenti alle Segreterie di Stato perché hanno la necessità di avere una struttura che possa mettere in atto una serie di direttive e seguire una certa linea politica. Quanto al discorso del personale, devono essere fatte delle valutazioni caso per caso. Non è vero che non si devono aumentare i costi, se in certi settori c’è necessità di personale. E ricordiamo che l’accordo di associazione porterà del personale del Dipartimento a doversi adeguare per rispondere alle nuove esigenze. In certi casi potrebbe essere necessario diminuire, in altri aumentare moltissimo: bisogna analizzare i casi”. Dice Marco Mularoni (PDCS): “Bisognerà certo porre attenzione alla spesa pubblica. Questo deve avvenire attraverso una razionalizzazione dei costi. Concordo che in un’ottica di accordo di associazione, sarà difficile prevedere che i costi non aumenteranno, ma almeno comprendere a 360 gradi quali sono le strutture da implementare, quali gli aspetti da ricollocare. Una riduzione è difficile, ma con una buona opera si può creare una razionalizzazione di tutto il sistema pubblico”.
Spazio alla replica del Segretario Belluzzi: “Io dissi già in avvio che dovremo fare delle riflessioni sulla riorganizzazione della Funzione pubblica in esecuzione all’accordo di associazione in generale. Ma bisogna dotare di una struttura minima. Il punto è dotare ogni Segreteria di Stato di una sua struttura dipartimentale in maniera dedicata sicuramente con un occhio attento alla sostenibilità”.
Askanews