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Gianluigi Greco interviene al convegno UNIRSM sulle tecnologie del futuro

da Redazione

“Orientare la tecnologia verso attività che l’uomo non sa compiere, anziché nella direzione di ciò di cui è già capace”. Questo l’orizzonte tratteggiato da Gianluigi Greco, docente dell’Ateneo della Calabria, durante il convegno “Innovare responsabilmente – dialoghi sull’intelligenza artificiale e l’etica”, svolto ieri all’Università degli Studi della Repubblica di San Marino.

Partendo dal suo ruolo di coordinatore del Comitato per l’aggiornamento della strategia nazionale sull’IA indicato dal Consiglio dei Ministri italiano, l’accademico ha confermato l’esigenza di un approccio multidisciplinare che non coinvolge solo tecnici, ma anche figure come “economisti e filosofi”, parlando di un ambito nel quale convivono “opportunità e rischi”. In questo senso, secondo Greco “oggi ci concentriamo troppo su ChatGPT e simili” realtà, mentre “questa tecnologia ciò che poteva fare lo ha già raggiunto”.

Fra gli esempi proposti per delineare possibilità e limiti, una fotografia scattata in un ristorante: i sistemi più evoluti riescono a riconoscere “chi c’è, ma non cosa sta succedendo. Non c’è alcun database che possa aiutare la macchina per capire quali sono le azioni in atto ed è quasi impossibile che raggiungano questo livello”.

Incoraggiato l’impiego dell’intelligenza artificiale sul fronte dell’innovazione in settori come quello medico, soprattutto nelle analisi in cui l’uomo con i suoi sensi e capacità non arriva, nonché dei farmaci. Mentre è tiepida la posizione espressa da Greco sull’utilizzo nelle Pubbliche Amministrazioni e nelle piccole e medie imprese, per le quali sviluppare sistemi che si basano sull’intelligenza artificiale resta “non conveniente”, con grandi investimenti e fronte di benefici ridotti.

Francesco Sacco, docente dell’Università dell’Insubria e della SDA Bocconi School of Management, ha inserito il suo intervento proprio in questa cornice sottolineando che dei dieci milioni di utenti paganti di ChatGPT, che si propone come chatbot in grado generare testi di qualsiasi complessità e argomento, “le aziende sono pochissime. Il suo successo – ha sottolineato – è stato fatto dalle persone, che lo hanno acquistato e lo utilizzano mentre lavorano per ottenere risposte veloci ed efficaci, non nel tempo libero”. Si tratta dei cosiddetti “consumers, non del mondo dell’impresa”.

Durante il convegno, svolto nella sede universitaria dell’Antico Monastero di Santa Chiara, spazio inoltre alle professioni con il presidente di TIM San Marino, Nicola Barone, che ha offerto una serie di previsioni e scenari nei quali rientrano l’automatizzazione, trainata dalle nuove tecnologie, di “attività lavorative che oggi assorbono il 60-70% del tempo dei dipendenti”. Parallelo l’intervento del chief Enterprise and Innovative Solutions Officer di TIM, Elio Schiavo: “Attraverso l’innovazione restituiamo tempo alle aziende e alle Pubbliche Amministrazioni, utile per sviluppare nuove attività. Per cambiare il sistema oggi servono tecnologia, tempo e tenacia. Crediamo molto nella nostra missione, che è accelerare il processo di digitalizzazione e affrontare il digital divide mettendo tutta la tecnologia e le risorse di cui disponiamo al servizio del Paese”.

Di qui una prospettiva che si è allargata al mondo della formazione: Giovanna Cosenza, direttrice del corso di laurea in Comunicazione e Digital Media dell’Università di San Marino, ha sottolineato la crescente attenzione attribuita nel mondo del lavoro alle “soft skills, che includono capacità nel prendere decisioni, risolvere problemi, pensare in maniera creativa, costruire relazioni interpersonali, provare empatia, contenere lo stress e così via”. La strada suggerita è quella “dell’integrazione interdisciplinare, perché l’informatica da sola non andrà da nessuna parte”. I percorsi di studio scientifici “dovranno prevedere approfondimenti per sviluppare le soft skills degli studenti” prendendole dal settore umanistico, che da parte sua dovrà “avviare una massiccia iniezione di competenze digitali” nei propri corsi.

Frequenti e approfondite, durante un incontro al quale hanno assistito anche i Capitani Reggenti di San Marino, Francesca Civerchia e Dalibor Riccardi, le riflessioni che hanno posto al centro l’uomo nel suo rapporto con la tecnologia. In questa direzione l’intervento del vescovo della diocesi di San Marino – Montefeltro, Domenico Benvenuti: “L’intelligenza artificiale pesca dati che proprio noi forniamo. Nel processo di implementazione del processo che riguarda questi strumenti – si è chiesto – dov’è finito l’uomo? Riduciamo anche lui a un dato? Così – ha messo in guardia – lo ammazziamo. Mentre noi siamo ben oltre”.

Il suo intervento ha seguito le parole del Rettore dell’Università di San Marino, Corrado Petrocelli, pronto nel sottolineare le complessità affrontate da chi è chiamato a mettere ordine in un contesto nel quale convivono “umanizzazione della tecnica e meccanicizzazione dell’uomo”. Nelle scelte, ha fatto presente, dovrebbero trovar posto anche “dimensioni antropologiche ed etiche. Quando si paventano rischi si insiste sul fatto che dobbiamo addestrare la macchina a rispettare determinati valori, e gli algoritmi a essere equi e giusti. Ma sul come farlo ancora si discute”.

Il Segretario di Stato per gli Affari Esteri del Titano, Luca Beccari, ha raccolto la domanda collocandola nel contesto delle decisioni interne e internazionali: “Il tema dell’intelligenza artificiale rientra fra le cinque macro sfide riconosciute a livello globale”, ha ricordato. “Nessun Paese al mondo può pensare di affrontarla con un approccio nazionale, attraverso leggi e protocolli etici” limitati al proprio territorio. “Serve una collegialità di gestione, una politica globale”.

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