Home Notizie del Giorno Visto per voi a teatro: “kind of Miles” di Paolo Fresu

Visto per voi a teatro: “kind of Miles” di Paolo Fresu

da Alessandro Carli

Paolo Fresu non interpreta (solo) i pezzi di Miles Davis: Paolo Fresu è “semplicemente” il Miles Davis italiano. La conferma, anche se non ce n’era bisogno, è arrivata mercoledì 27 novembre quando davanti a un Teatro Nuovo di Dogana quasi gremito – pochissimi i posti liberi – ha donato l’anima, la poesia e le parole del genio musicale dell’Illinois.

Paolo Fresu è Miles perché dentro la sua tromba ci soffia la stessa passione, la stessa urgenza, la stessa necessità: quella di sublimare le parole, di farle diventare note musicali e, di conseguenza, emozioni verticali che superano i limiti della lingua. È un “teatro-canzone” eccellente, il suo: teatro-canzone perché il Maestro di Berchidda sul palco alterna pezzi jazz a piccoli ma meravigliosi monologhi, resi ancora più terrigni dal suo accento profondo, sardo, fatto di vocali chiuse.

Un’ora e mezza, non di più: esattamente quanto dura questo viaggio “nero” di luce candida tra le stelle del Novecento, secolo straordinario e nick di Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, il musicista della nave “Virginian” di Alessandro Baricco. Fresu e la sua band (ph: Tommaso La Pera) attraversano il verbo di Davis nella sua “non evoluzione” del tempo (“Il suono di Miles è rimasto sempre lo stesso” ha spiegato lo stesso Paolo), nella sua capacità di essere sempre una “firma”, una voce riconoscibile.

Fresu ha poi raccontato che nel 1984, in occasione dell’Umbria Jazz, aveva avuto la possibilità di conoscere Davis di persona: Miles indossava pantaloni di pelle rossa, una maglietta di color giallo e una catena d’oro spessa circa due dita. “Poco prima di incontrarlo, le palpitazioni del cuore sono aumentate e sono scappato come un ladro” ha raccontato, quasi con timidezza.

Poi è musica. Sul palco partono “Round midnight”, “A Birth of the cool”, “Autumn lives” (il pezzo che ha fatto avvicinare un Fresu ragazzo al jazz), “It never entered my mind”, “Human nature”, una cover di “Time after time” di Cyndi Lauper e altri capolavori.

“kind of Miles” di Paolo Fresu è un “Kind of magic” (anche se il pezzo dei Queen non era ovviamente in scaletta).

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