Il dibattito sull’ISS in Consiglio Grande e Generale si è focalizzato – ancora una volta – su temi che poco o nulla hanno a che fare con il valore reale, tangibile e soprattutto potenziale del sistema sanitario pubblico sammarinese. Premesso che l’Atto Organizzativo è, o dovrebbe essere, un’operazione tecnica – non a caso è frutto delle analisi interne alla struttura, quindi è “opera” di chi ci lavora e non solo di chi ha l’onere di indirizzarne il lavoro, ovvero la politica – il tema che passa sempre in secondo piano è l’aspetto economico. Non tanto quanto costa l’ISS, ma il “peso” che la sanità ha nel contesto attuale, in una società profondamente cambiata nelle sue dinamiche e nelle sue necessità. E senza questa parte, viene a mancare buona parte di quella visione che dovrebbe comprendere non solo l’attualità (dai bisogni dei cittadini e quindi i servizi erogati, al Bilancio dello Stato su cui essi gravano), ma anche il futuro e soprattutto cosa c’è fuori dai confini della Repubblica di San Marino. Ragionare sul futuro significa rivedere certi modelli, perché con l’invecchiamento della popolazione così repentino e l’esigenza di controbattere all’inverno demografico, i servizi andranno tarati su una domanda diversa dal passato. Servono investimenti e le risorse sono sempre meno. Per questo occorre guardare fuori, in Italia in particolare, per offrire servizi (a pagamento) laddove ci sia più domanda ma scarsità di offerta. La parola “accreditamento” dovrebbe essere il faro guida di ogni intervento. Perché – a meno che non si voglia introdurre il ticket per mantenere tutti i servizi – è la via maestra per la sostenibilità economica dell’ISS.
Editoriale: ISS, valore che dia più “valori”
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