La prima pietra fu posata il 17 maggio 1884, la solenne inaugurazione avvenne dieci anni più tardi, il 30 settembre 1894. “L’inaugurazione del nuovo Palazzo avvenne in un clima festoso” scrive Francesca Michelotti. “La solenne cerimonia fu preparata con grande cura e le fu dedicata molta attenzione dalla stampa dell’epoca. Nonostante il tempo piovoso, tantissime autorità erano convenute sul Titano, alcune provenienti fin da Parigi e Vienna”. Oratore della cerimonia fu Giosuè Carducci, che per l’occasione pronunciò il celebre discorso “sulla libertà perpetua”. Per i lavori in pietra fu impiegata manodopera locale, sotto la direzione del capomastro Giuseppe Reffi mentre per le decorazioni, gli arredi e i manufatti furono scelti artigiani forestieri.
Doppio ricorrenza quindi per il Palazzo Pubblico della Repubblica di San Marino che quest’anno “festeggia” i 140 anni dalla “prima” pietra e i 130 anni dal “taglio del nastro” ufficiale.
LA FACCIATA
La facciata del Palazzo Pubblico è sostenuta da tre arcate a sesto acuto ed è caratterizzata dalla presenza di tre grandi aperture e dalla torre dell’orologio. Sulla superficie in pietra arenaria sono presenti gli stemmi di illustri casate italiane, mentre sopra le arcate del portico sono inseriti quelli dei quattro Castelli che componevano l’antica Repubblica, ovvero Serravalle, Fiorentino, Faetano e Montegiardino. Sulla destra della facciata si trova una statua in bronzo del fondatore della Repubblica, il Santo Marino, realizzata nel 1894 dallo scultore Giulio Tadolini. Sulla torre dell’orologio si trova un trittico in mosaico raffigurante i santi Leo, Agata e Marino. I merli della torre, così come quelli del corpo principale, sono di tipo guelfo. Al centro della facciata è presente il balcone dal quale, il 1º aprile e il 1º ottobre di ogni anno, vengono annunciati i nomi dei Capitani Reggenti eletti per il semestre. Sotto al portico si aprono tre grandi portoni di ingresso ed è presente un busto marmoreo, realizzato da Giulio Tadolini, raffigurante l’architetto Francesco Azzurri.
L’ATRIO
L’atrio è caratterizzato da uno stile sobrio e allo stesso tempo elegante. La scena viene dominata dall’ampio scalone in pietra che porta sino alla balconata. Il soffitto è costituito da un impalcato in legno policromo con un fregio decorativo, mentre le pareti sono in pietra. Sulla parte di sinistra è appeso uno stemma della Repubblica, mentre a destra è presente un busto in bronzo, opera di Tullo Golfarelli, raffigurante il Carducci. In alto, sulle pareti, un fascione a tempera riporta gli stemmi dei personaggi e degli Stati che hanno dimostrato amicizia nei confronti della Repubblica nell’arco dei secoli. In fondo all’atrio vi sono le porte che danno accesso alle stanze dove i Capitani Reggenti ricevono gli ospiti importanti e i cittadini.
LO SCALONE D’ONORE
Lungo le pareti dello scalone vi sono diverse lapidi raffiguranti illustri personaggi sammarinesi e stranieri (tra cui Giuseppe Mazzini), insieme a due balestre del Cinquecento.
È presente inoltre la testa bronzea di Lincoln, a cui i sammarinesi concessero la cittadinanza onoraria nel 1861. Il presidente statunitense, in quello stesso anno, dimostrò la sua simpatia nei confronti della Repubblica scrivendo ai Capitani Reggenti: “Benché il Vostro dominio sia piccolo, nondimeno il Vostro Stato è uno dei più onorati di tutta la storia”.
LA SALA DEL CONSIGLIO
La sala del Consiglio Grande e Generale è destinata allo svolgimento dell’attività parlamentare della Repubblica. È circondata dai 60 scranni dei consiglieri, realizzati su progetto di Gae Aulenti (nella foto, uno dei disegni). Sulla parete frontale è visibile la grande tempera raffigurante “L’apparizione di San Marino al popolo”, realizzata da Emilio Retrosi nel 1894. Il Santo è rappresentato sulle prime rampe del Monte Titano mentre dona ai sammarinesi il suo ideale di libertà e indipendenza. Alla destra del santo vi sono due Capitani Reggenti (di cui uno è Pietro Tonnini), mentre alla sinistra è raffigurato il popolo con gli stendardi delle corporazioni. È raffigurato un bimbo in fasce, Sady Serafini, il cittadino sammarinese che morirà sul Carso dopo essersi arruolato come volontario nell’Esercito Italiano durante la prima guerra mondiale. Altre decorazioni della sala sono opera dei pittori senesi Pietro Lolli, Giuseppe Rossi e Carlo Merlini.